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Regionali, il ritorno al 2010 non basta a spiegare un’astensione record

Regionali, il ritorno al 2010 non basta a spiegare un’astensione record

Perché questo articolo potrebbe interessarti? Le Regionali appena concluse in Lazio e Lombardia hanno conosciuto un crollo dell’affluenza, che però non rappresenta un record. Una serie di fattori possono spiegare l’astensione record nelle due Regioni.

Alle Regionali ha vinto l’astensione. Il partito del non-voto è risultato il primo in Lombardia e in Lazio. Alla chiusura dei seggi alle 23 di ieri aveva votato solo il 26,28% in Lazio e il 31,79% in Lombardia. Un dato che difficilmente verrà ribaltato alle 15 di oggi, quando le urne verranno definitivamente aperte per il conteggio finale. Almeno un elettore su due non si è recato alle urne nelle due Regioni “locomotiva” del paese. Una percentuale che rappresenta un record negativo, difficilmente spiegabile con le contingenze del voto.

Il ritorno al 2010 non spiega l’astensione

Per avere la reale dimensione dell’abbandono delle urne in Lazio e Lombardia, bisogna tornare indietro al 2010: l’ultima volta in cui il voto non è stato accorpato alle politiche in un grande election day. Tredici anni fa votò solamente il 64,64% in Lombardia e il 60,89% in Lazio. Curiosamente anche in quella tornata entrambe le regioni furono conquistate dal centrodestra, con Roberto Formigoni al Pirellone e Renata Polverini in Lombardia. Ma le percentuali con cui furono eletti erano decisamente diverse.

Il precedente record di astensionismo in Lazio e Lombardia è stato frantumato dalle consultazioni appena concluse; il crollo choc dell’affluenza tra i due voti a tredici anni di distanza portano a un primato in negativo difficile da spiegare. Non può essere il mancato accorpamento con l’election day il solo dato in grado di spiegare una delle peggiori astensioni nella storia italiana.

Gli altri fattori possibili

E’ inutile girarci intorno: un’elezione Regionale rappresenta un voto secondario. Ormai è un dati di fatto che le elezioni locali registrano un’astensione maggiore rispetto alle politiche. Basti pensare che anche alle ultime Comunali dell’autunno del 2021 né a Roma né a Milano l’affluenza raggiunse il 50%. Mentre il dato dell’affluenza su base regionale alle politiche del 25 settembre era ben diverso. Solo cinque mesi fa in Lombardia aveva votato per Camera e Senato il 70% degli aventi diritto; in Lazio il 64.

Quella dell’astensione è una tendenza storica nel nostro paese;  da decenni si sente i politici discutere di iniziative per ridurre la fuga dalle urne, che però poi rimangono solo intenzioni. Libri bianchi, studi e commissioni parlamentari non sono state in grado negli anni a porre un freno al crollo dell’affluenza. Astensione che si aggrava quando le elezioni sono locali. Peggio nella storia è capitato solo con i Referendum: il peggior flop dell’affluenza ai seggi nella storia del paese è rappresentato dal referendum sulla legge elettorale del 2009. Tre quesiti proposti da Mario Segni e Giovanni Guzzetta sul premio di maggioranza alla lista anziché alla coalizione; li votò solo il 23%. Un dato che in termini assoluti il voto che sta per concludersi dovrebbe aver scongiurato; ma il voto in Lazio e Lombardia potrebbe rappresentare il record negativo della storia delle Regionali.

La top-10 delle Regionali con la più bassa affluenza nella storia