Home Politics Regionali, Giuli: “Forte consenso a Meloni, ma il Pd è tutt’altro che morto”

Regionali, Giuli: “Forte consenso a Meloni, ma il Pd è tutt’altro che morto”

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“Era un risultato atteso, sì”. L’astensione? “Un problema che riguarda tutti i partiti. E anche il mondo dell’informazione”. E il Pd? “Tutt’altro che morto, ma c’è bisogno di rianimare l’opposizione”. Così commenta i risultati delle regionali a True-News.it, l’editorialista di Libero Alessandro Giuli. Volto televisivo, da fine novembre è il presidente del museo Maxxi di Roma, uno dei centri culturali più vivaci della capitale per oltre dieci anni guidato dall’ex ministro della Cultura, la Pd Giovanna Melandri.

“Risultato merito del forte consenso per la premier Meloni”

La vittoria schiacciante dei due candidati del centrodestra, Attilio Fontana in Lombardia e Francesco Rocca nel Lazio, secondo il giornalista era scontata. “Era un risultato atteso. Infatti c’è un fortissimo consenso popolare attorno alla presidente del consiglio e al suo partito, che ha fatto da traino. C’erano tutti i requisiti perché vincesse il centrodestra”.

“L’astensionismo negli enti locali sempre più forte. Serve contravveleno”

Un dato allarmante viene però da chi ha deciso di non recarsi alle urne, nel Lazio quasi due italiani su tre, a Roma ancora peggio.  “L’astensionismo – ha proseguito Giuli – è diventato una preoccupazione costante nella vita politica italiana. Bisogna tenerne conto e offrire un contravveleno”. Se le politiche hanno retto, chi diserta il voto è soprattutto per indicare i propri rappresentanti nelle istituzioni territoriali. “Si tratta di una tendenza consolidata, soprattutto nelle elezioni degli enti locali. Il voto generalista per le politiche al momento tiene, ma quello del territorio è sempre meno attivo e partecipato. E questo riguarda tutti. È un problema anche per il mondo dell’informazione.

“Il Partito democratico è tutt’altro che morto. Il congresso non va criminalizzato”

Nell’analisi a caldo della sconfitta, il candidato lombardo di Pd e M5S, Pierfrancesco Majorino ha dichiarato: “Non aver avuto un leader di partito a livello nazionale non ci ha aiutato”. E incalzato dalla stampa, anche il candidato romano di Pd e Terzo Polo, Alessio D’Amato si è detto d’accordo.

“Comprendo la loro giustificazione – ha continuato Giuli -. Di solito in queste circostanze si fa auto-critica, ammettendo di non essere all’altezza della sfida. Quelle di Majorino e D’Amato sono figure ben radicate nella nomenclatura dei loro schieramenti. Assistiamo a uno smarrimento generale. Eppure va detto che il Pd tiene. È tutt’altro che morto, ma c’è bisogno di rianimare l’opposizione”. Il presidente del Maxxi è convinto che “la democrazia dell’alternanza si fondi su una competizione sana tra forze alternative. C’è da augurarsi che i cocci dell’opposizione si ricompattino”. E rispetto a chi ha imputato alle lungaggini delle primarie parte della sconfitta, risponde: “Non criminalizzo il Pd: quella del congresso è comunque una forma benedetta”.

Giuli sul Terzo Polo: “Si sta ancora strutturando. Moratti? Hanno votato lei, ma non come alternativa alla destra”

Tra gli sconfitti anche il Terzo Polo, sia nella sua corsa in solitaria con Letizia Moratti in Lombardia sia in tandem con il Pd nel Lazio. Per Carlo Calenda, leader di Azione per la loro lista “i risultati sono stati particolarmente penalizzati dal meccanismo bipolare delle elezioni regionali e della minor presenza del voto di opinione. La costruzione di un partito unico del centro riformista, liberale e popolare diventa ancora più urgente”. Per Alessandro Giuli va considerato che “il Terzo Polo si sta ancora strutturando. Si basa sul carisma di Calenda e Renzi, ma a livello locale finisce penalizzato”. E venendo ai candidati, emerge come la lista civica di Letizia Moratti abbia conquistato il 5,5% dei voti mentre Azione-Italia Viva si è fermata al 4,6%. “Moratti è un’eccellente persona, dalla storia politica di tutto rispetto di tipo liberale. È legittimo che si candidasse con il Terzo Polo, ma è evidente che in Lombardia non fosse percepita come avversario del centrodestra. Hanno votato lei, ma non come alternativa alla destra”.

Giuli sul toto-giunte: “Chi prende più voti, avrà più assessorati. Ma non per forza di peso superiore”

E a proposito di destra, Fratelli d’Italia in Lombardia è primo partito con il 26,6%, nel Lazio sfonda anche il trenta percento arrivando al 33,6%. È inevitabile che nella costituzione delle giunte il peso del partito di Giorgia Meloni sarà sempre maggiore. Possono crearsi tensioni? Secondo Giuli no. “Tutto segue una logica geometrica: chi vince e prende più voti avrà più assessorati, ma non necessariamente di peso superiore. La Lega non è andata male. Forza Italia è espressione di una cultura insostituibile nel centrodestra. Tutti avranno spazio di governo con figure qualificate. Non vedo linee di tensione, ma una normale ricomposizione degli equilibri. Quando FI stravinceva, Berlusconi sceglieva in base a percentuali stellari. Oggi è naturale che FdI sia l’azionista di maggioranza ed è interesse comune raggiungere un punto di equilibrio”.