Home Politics Premierato, questione di bandiera. Ma frega solo a Meloni e Schlein

Premierato, questione di bandiera. Ma frega solo a Meloni e Schlein

Premierato, questione di bandiera. Ma frega solo a Meloni e Schlein

Perché leggere questo articolo? Sia in Aula che nel dibattito Meloni e Schlein tornano a scontrarsi sul premierato. Questione che una mese dalle Europee sembra lana caprina.

Scontro in Aula e a distanza tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Lavoro, politica estera, corruzione? Macché il motivo del contendere tra la premier e la leader dell’opposizione in Italia è il premierato. In settimana è approdato al Senato il testo della riforma bandiera di Fratelli d’Italia. E il Partito democratico, per una volta, sembra insorgere sulle barricate. Tutto per una questione che, nel migliore dei casi, la maggioranza degli italiani non ha capito. Salvo quelli che la ignorano.

Il Pd sulle barricate contro il premierato

La segretaria dem ha convocato al Senato, dove il premierato, un’assemblea straordinaria dei suoi contro il provvedimento. “Bisogna fermare con i corpi e con le voci l’accelerazione della maggioranza sul premierato“. Secondo Elly Schlein, “non potendo rivendicare risultati economici e sociali, al governo cercano di avanzare sul pericoloso terreno di premierato e autonomia. Solo per avere qualcosa da sventolare in vista delle Europee“.

Insieme con l’accusa, Schlein lancia anche una grande manifestazione per il 2 giugno. In occasione della Festa della Repubblica e a meno di una settimana dal voto europeo il Pd organizza una “Manifestazione per la Costituzione e per l’Europa Federale. Contro il premierato e contro le differenziazioni“. Così la definisce Schlein che sembra aver trovato una chiave di volta per tornare a guidare l’opposizione, in barba a chi da tempo l’accusa di inseguire l’agenda dettata da Giuseppe Conte.

La difesa a spada tratta di Meloni

Dalla Camera, dove ha concluso il convegno dal titolo “Costituzione e Premierato”, Meloni difende ha spada tratta la riforma su cui ha puntato tutto. “Non serve personalizzare, lo sto facendo per chi arriverà domani. Questo è un governo solido e stabile: non ne avrei bisogno. E’ un rischio per me fare questa riforma, ma se non cogliessi questa occasione, non sarei in pace con la mia coscienza“.

Così la premier Meloni, che a Schlein replica: “Leggo di leader che dicono di fermare la riforma con i corpi. Non se leggerla come una minaccia o come una sostanziale mancanza di argomentazioni nel merito“. Meloni ribadisce che il premierato non limita le prerogative del Capo dello Stato, ma “lo riporta al suo ruolo di garanzia. Mettendo fine alla sovrapposizione che a volte ha creato più problemi che soluzioni”.

Del premierato agli italiani non frega nulla

In sostanza, alla «madre di tutte le riforme» non sembra più importare quasi nulla a nessuno. A partire dalla maggioranza stessa. Il governo Meloni – leggasi Fratelli d’Italia – vuole portare a casa il risultato. E trovare un testo condiviso quanto più possibile con Lega e Forza Italia. Che sino ad un passato recente non avevano mancato di manifestare le proprie perplessità per la riforma che forse più sta a cuore alla premier. Tanto che infatti sul tavolo diversi sono gli emendamenti in discussione. Per passare il testo ha bisogno di una maggioranza di due terzi in Parlamento. Altrimenti la palla passerà agli italiani. Ai quali della riforma del premierato non gliene frega…