Home Politics Premierato: Meloni vuole il risultato, gli alleati fanno melina

Premierato: Meloni vuole il risultato, gli alleati fanno melina

Premierato: Meloni vuole il risultato, gli alleati fanno melina

Perché leggere questo articolo? A che punto siamo con la riforma del Premierato? Qualcosa si muove, con gli emendamenti presentati in Commissione Affari costituzionali. Perché il governo arrivi a un testo condiviso, però, occorrerà convincere gli alleati. 

Si tratta di scrittura, sostanzialmente siamo d’accordo, poi talvolta uno preferisce una formulazione piuttosto che un’altra. C’è un attenzione a un testo che è già stato visto in radiografia, bisogna che questa radiografica corrisponda alla volontà di tutti”. Sceglie con grande cura e circospezione le parole il ministro per le Riforme Elisabetta Casellati in una pausa della riunione di maggioranza sul Premierato in corso oggi a Roma. “Non ci son nodi complessi, sono già evidenziati, si tratta di poter scrivere tutti assieme. Un conto è elaborare un concetto, altro è metterlo a terra e scriverlo in maniera tecnicamente ineccepibile”.

I primi passi per il Premierato in Commissione Affari costituzionali

Il governo Meloni – leggasi Fratelli d’Italia – vuole portare a casa il risultato. E trovare un testo condiviso quanto più possibile con Lega e Forza Italia. Che sino ad un passato recente non avevano mancato di manifestare le proprie perplessità per la riforma che forse più sta a cuore alla premier. Tanto che infatti sul tavolo diversi sono gli emendamenti in discussione.

Nell’Aula della commissione Affari costituzionali, guidata da Alberto Balboni (Fdi) ci sono con la ministra Casellati, il capogruppo a Palazzo Madama di Forza Italia Maurizio Gasparri, il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo, la presidente del gruppo dei centristi-moderati Michaela Biancofiore e per Fdi il capogruppo Lucio Malan e i componenti in commissione Marcello Pera, Andrea De Priamo, Costanzo della Porta e Marco Lisei. Partecipa anche il ministro ai Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. Le richieste di modifica riguardano soprattutto la norma anti-ribaltone (che prevede la figura del cosiddetto premier ‘di riserva’) e la soglia del 55% per accedere al premio di maggioranza.

La lunga marcia di Meloni verso la riforma

L’approdo in Senato giunge dopo una lunga marcia di avvicinamento. Non sempre agevole. Molti osservatori politici hanno visto la concessione della riforma sull’autonomia alla Lega come la contropartita per ottenere dal Carroccio il via libera sul premierato, che in via Bellerio scalda molto meno i cuori. Lo aveva del resto candidamente ammesso non molti giorni fa il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo: “Sul Premierato volevo dire che è giusto dare più potere al premier e bilanciare dall’altra parte con più poteri ai territori. Per questioni di lealtà votiamo il Premierato. Però patrioti in Fratelli d’Italia, autonomisti e federalisti nella Lega, moderati e liberali in Forza Italia. È la forza del centrodestra“.

E a fotografare le perplessità di Forza Italia vale su tutti quanto obiettato a inizio dicembre da Gianni Letta, storico sottosegretario dei governi Berlusconi: “La figura del presidente della Repubblica sta bene così com’è disegnata (…) non l’attenuerei” come accadrebbe “fatalmente” con il premierato. Ma Antonio Tajani aveva subito garantito che Forza Italia “sostiene convintamente il premierato”. Ma era rimasta l’impressione che Letta avesse parlato anche in qualità di persona molto vicina al Quirinale.

Le perplessità degli alleati sulla riforma del Premierato

True-news.it ha sondato gli umori in Forza Italia e nel centrodestra in queste ore caldissime per il premierato chiedendo un commento a Pietro Pittalis, azzurro dal 1993 e vicepresidente della commissione Giustizia: “Autonomia e premierato sono due riforme entrambi importanti, che ridisegnano l’architettura istituzionale. Sono necessarie per il funzionamento dei sistemi regionali e anche per una migliore stabilità del governo. Penso, ad esempio, alla norma anti ribaltone, che mi pare vada nella direzione di una razionalizzare del rapporto di fiducia tra il presidente del Consiglio eletto e gli elettori”. Ed ancora, il premierato “aiuta a mettere fine alla stagione del trasformismo e dei governi tecnici. E vengono preservate le prerogative del presidente della Repubblica, che continua a rappresentare l’unità nazionale“.

Avanti tutta, con qualche compromesso

Avanti tutta con il premierato dunque. Con qualche compromesso: “Non si riduce il dibattito a scambio di favori. Si tratta di riforme necessarie, come quella della separazione delle carriere. La riforma dell’autonomia è già al Senato, quella del premierato è in fase di esame. Abbiamo tempo da qui ai prossimi quattro anni di legislatura per portarle tutte quante a definizione. Non c’è un problema di urgenza: sono tutte riforme importanti e oggetto di un impegno elettorale chiaro e ben preciso. Mi pare che, a poco più di un anno dall’inizio della legislatura, si stia attuando il programma con forte coesione“. Il Premierato, quindi, si farà. Serve solo il tempo e la voglia.

Articolo di Luigi Lupo e Federico Ughi