Home Economy Msc, il mare non basta: Aponte vuole treni e aerei. Ma i conti restano un mistero

Msc, il mare non basta: Aponte vuole treni e aerei. Ma i conti restano un mistero

Msc, Aponte il nuovo re d'Italia: con Gedi l'accordo del Secolo (XIX)

Il prossimo acquisto dovrebbe essere Italo. Ma si sta inaspettamente riaprendo anche la partita per Ita. Quando la famiglia Aponte dice che prenderà un treno o un aereo, intende dire che vuole l’intera compagnia. E’ del resto questo il ciclopico ordine di dimensioni raggiunto negli ultimi anni da Msc. Sull’atipica impresa di famiglia fondata nel 1970 da Gianluigi Aponte (napoletano, ma oggi di gran lunga il cittadino più ricco di tutta la Svizzera, Paese in cui vive) non tramonta mai il sole: il “Comandante” – così il fondatore è noto nell’ambiente – ha ormai deciso che i sette mari non sono abbastanza ed ha rivolto i suoi appetiti anche alla terra ed al cielo. Nuove conquiste di una impresa imprenditoriale in crescita esponenziale e che finora ha persino attraversato indenne le burrasche giudiziarie che si erano profilate all’orizzonte.

La capacità complessiva della flotta di Msc è stata stimata a giugno 2022 in 4,7 milioni di TEU, l’unità di misura che corrisponde alle dimensioni di un container. Il sito specializzato VesselsValue ha stimato il valore di tutte le navi del gruppo – portacontainer, mercantili, navi da crociera e traghetti – in quasi 40 miliardi di euro. Poi c’è tutto il resto. I porti, la logistica, lo spostamento merci via terra. Come è stato possibile per quello che cinquanta anni fa era un giovane ed intraprendente comandante di traghetti che collegavano Napoli e Capri creare tale impero con le proprie sole forze?

Il comandante Aponte, da Capri al mondo intero: la crescita inarrestabile di Msc

Nato nel 1940 a Sant’Agnello, Napoli, Gianluigi Aponte eredita dal padre le quote della compagnia napoletana “Navigazione Libera del Golfo”. L’incontro che gli cambia la vita avviene durante una delle quotidiane spole tra Napoli e Capri. Tra i passeggeri c’è Rafaela Diamant Pinas, svizzera di origini israeliane, figlia di un banchiere di Ginevra. Scocca il colpo di fulmine e nel 1970 nasce Mediterranean Shipping Company, che la coppia avvia insieme. Sede proprio a Ginevra, dove Aponte con lungimiranza si è messo a studiare economia. La prima nave si chiama Patricia: viene varata nel 1971 grazie alle disponibilità di Rafaela ed è un piccolo cargo da 7mila tonnellate che si muove tra le rotte meno battute del Mediterraneo trasportando impiantistica industriale.

Con quello che sarà un tratto distintivo dell’azienda, Msc cresce senza esporsi a rischi inutili: Aponte acquista navi usate, le fa sistemare nei cantieri navali italiane e le rimette in mare su nuove rotte. Negli anni Ottanta inizia l’era dei container. Che Aponte inizia a cavalcare prima di altri. Il gruppo cresce: acquisendo la Lauro Lines, nel 1988 Msc entra nel settore delle crociere. Ma il vero business restano le merci: nel 1996 nasce Alexa, prima nave dedicata esclusivamente al trasporto dei container. Anche gli anni Novanta sono di crescita: cresce la flotta, cresce la dimensione delle navi, crescono le rotte inaugurate, crescono le partecipazioni in altre aziende.

Gli anni Duemila sono quelli dell’integrazione verticale: come e meglio di altri Msc inizia ad acquisire le società che controllano tutte le altre parti della catena logistica: autotrasporto, rimorchio portuale, magazzini, ferrovie. Così si riducono i costi e le merci viaggiano più veloci. In Italia Msc controlla il terminal Conateco a Napoli ed ha una quota in Flavio Gioia. Poi c’è il Medcenter Container Terminal, di Gioia Tauro. il Terminal Darsena Toscana a Livorno, Roma Container Terminal a Civitavecchia, Calata Bettolo a Genova. Le quote di maggioranza del Trieste Marine Terminal, il 50 per cento del Terminal Intermodale Venezia e il Lorenzini Terminal a Livorno. Ed ancora, le quote di minoranza nel La Spezia Container Terminal e nell’Adriatic Container Terminal di Ancona.

Msc nell’ultimo decennio: l’alleanza 2M e la pandemia Covid

Grandemente redditizio si è rivelato l’accordo stretto nel 2015 con il colosso danese Maersk, con cui è stata formata l’alleanza 2M, che è giunta a controllare un terzo della capacità mondiale di trasporto dei container. L’accordo scade nel 2025 e non sarà rinnovato, perchè le due M hanno ora strategie differenti. Ma nel mezzo c’è stato il Covid. Con il lockdown. E con miliardi di persone costrette a casa che hanno iniziato a fare acquisti online come non mai. Ma molte compagnie marittime erano state costrette a loro volta a ridurre la propria operatività. La scarsità di navi in mare ed il blocco dei porti hanno aumentato ad un vertiginoso aumento dei costi delle spedizioni marittime, sestuplicate. Chi ne ha beneficiato? Chi, come Msc e Maersk, ha deciso di tenere aperte le rotte principali. Con profitti tali da consentire di compensare la mazzata subita dal settore Cruises, che ancora non si è del tutto ripreso dalla pandemia.

Ma Aponte deve considerare anche questo un fastidio passeggero, se pochi giorni fa è stata ufficializzata l’acquisizione del 49% di Moby da parte di Msc. Poca roba per un gruppo la cui potenza è oggi tale che, come riporta VesselsValue, negli ultimi due anni ha acquistato o ordinato 287 navi per un valore di 16 miliardi di euro. Ad oggi, Msc ha 725 navi portacontainer, di cui 442 di proprietà, con una capacità di carico che corrisponde al 18% dell’intero mercato delle spedizioni marittime.

Quando Msc ha fermato l’accordo Fincantieri-Saint Nazaire

E torna insistentemente la domanda: come ce l’ha fatta Aponte? La rete di relazioni di Rafaela Diamant Pinas ancora adesso ogni tanto aiuta. Lo si è visto nel 2017 quando Aponte ha di fatto mandato all’aria l’accordo che avrebbe portato Fincantieri a rilevare i cantieri navali di Saint Nazaire, in Francia. Operazione di grande importanza ma invisa ad Aponte, che avrebbe visto ridotto il proprio potere negoziale. Messaggio sussurrato all’orecchio del neopresidente transalpino Emmanuel Macron dal suo storico e fidatissimo braccio destro Alexis Kohler, fresco di nomina a segretario generale. Nonchè figlio della cugina di Rafaela Diamant. Del resto appena un anno prima di seguire Macron all’Eliseo, Kohler era stato nominato direttore finanziario della multinazionale di Aponte.

Il segreto di Msc: “Aponte sa tutto e decide molto rapidamente”

Ma il vero segreto che rende Msc una macchina inarrestabile lo ha forse evidenziato un servizio del giornale svizzero Tages Anzeiger, che ha raccolto testimonianze di lavoratori ed ex collaboratori del gruppo sulla figura quasi mitologica dell’82enne Aponte: “Ogni sera il severo capitano scende dal suo ufficio al nono piano della sede Msc a Ginevra e cammina per i piani inferiori. Va da tutti i capi, chiede se le navi sono piene e qual è il valore del nolo. Sa sempre tutto ciò che sta accadendo e prende decisioni molto rapidamente”. Una azienda da quasi 30mila dipendenti diretti e quasi 150mila nelle aziende controllate. Ma decide tutto l’anziano fondatore. La sintesi è un po’ brutale. Ma si avvicina alla realtà.

Accanto ad Aponte ci sono infatti il figlio Diego, presidente e responsabile dei terminal portuali, la figlia Alexa responsabile finanziaria del gruppo. Anche la moglie Rafaela ha un ruolo operativo: si occupa degli allestimenti delle navi da crociera. Poi ci sono i parenti acquisiti: la moglie di Diego, Elâ Aponte-Soyuer, è responsabile dell’acquisizione delle navi portacontainer. L’unico esterno alla famiglia nell’inner circle è l’amministratore delegato Søren Toft. Attorno ad Aponte ed alla sua famiglia ci sono dirigenti fidati. Quasi tutti italiani, moltissimi campani. Persone con cui Aponte lavora da decenni e che ha saputo trattenere al proprio fianco. Una struttura atipica per le dimensioni ciclopiche dell’azienda. Ma con un vantaggio immediato: le scelte strategiche sono prese in pochissimo tempo e divengono operative con altrettanta rapidità. Anche perchè, non essendo quotata in Borsa e avendo sede in Svizzera, Msc non è tenuta a pubblicare bilanci. Non ha poi comitati o assemblee di soci con cui confrontarsi.

La cortina di fumo sui bilanci di Msc e sui conti di Aponte

E qui si entra in quella che qualcuno potrebbe ritenere la zona grigia dell’impero di Aponte. La cui estrema riservatezza ha trovato un habitat congeniale nella Svizzera eletta da anni come propria residenza. Con notevoli vantaggi fiscali per l’azienda ma anche per sè. L’Espresso ha provato nel febbraio del 2022 ad indagare sui conti di Msc e del suo fondatore. Non cavandone in realtà granchè: in Svizzera come detto non è obbligatorio pubblicare i bilanci, mentre altre società rilevanti del gruppo hanno sede in Paesi altrettanto riservati come Lussemburgo e Cipro. Quello che è certo è che Aponte e consorte sono di gran lunga i cittadini svizzeri più facoltosi. Secondo una recente stima di Forbes il loro patrimonio è stimato in 31 miliardi di dollari. Cifra che fa impallidire il secondo classificato, Ernesto Bertarelli, fermo a “soli” nove miliardi.

Le due indagini di Woodcock a carico di Aponte

Neanche le inchieste giudiziarie sembrano scalfire Aponte, uscito indenne da due vicende evaporate come bolle di sapone. Nel novembre 2019 risultava tra gli indagati nell’ambito dell’indagine sui servizi offerti per le Universiadi di Napoli. I pubblici ministeri Henry John Woodcock e Francesco Raffaele indagavano su presunti episodi di corruzione e turbativa d’asta per ottenere gli appalti dei servizi di ospitalità dell’evento. Tra i luoghi dove vennero alloggiati gli atleti c’era anche la nave da crociera MSC Lirica, ormeggiata nel porto di Napoli. Come riportato dal Riformista, nel giugno del 2022 l’intera inchiesta è stata archiviata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli Giovanni de Angelis per “insussistenza di elementi, anche indiziari”.

Passati pochi mesi, il novembre del 2022, Giuseppe Cimmarotta e Henry John Woodcock (ancora lui!) hanno indagato Aponte ed altre 43 persone per un presunto cartello di imprenditori marittimi che avrebbero ottenuto illecitamente concessioni demaniali a Castellamare di Stabia in cambio di regalie varie. Come riportato da Il Mattino, nel maggio di quest’anno il giudice Luisa Miranda ha accolto la richiesta di archiviazione per l’armatore, avanzata dalla stessa Procura di Napoli.

I nuovi appetiti di Msc: Italo e Ita

Campo dunque completamente sgombro di nubi e tutta l’attenzione rivolta, come al solito, al business. L’acquisizione di Italo, con i partner del fondo infrastrutturale Gip, pare vicina. Sembrava invece tramontata la possibilità di entrare in Ita. Msc si era interessata anni addietro all’ex Alitalia assieme a Lufthansa. Che tuttavia aveva poi proseguito in solitaria. Sembrava cosa fatta e invece negli ultimi giorni c’è stato un rallentamento, complice la sentenza della Corte d’Appello del Tribunale di Roma che ha rigettato il ricorso della compagnia contro il reintegro di 77 ex dipendenti Alitalia. Evoluzione che avrebbe irritato i tedeschi. Ma sullo sfondo ci sarebbe soprattutto il tentativo della premier Giorgia Meloni di favorire proprio un ritorno della italiana (vabbè, italo-svizzera) Msc nella trattativa. Così Diego Aponte ha commentato a Milano-Finanza gli ultimissimi sviluppi: “Noi abbiamo voltato pagina, so che le negoziazioni con Lufthansa sono molto avanzate, dunque noi le rispettiamo. Se poi ci dovesse essere proprio una necessità da parte del Governo, della Meloni, noi sicuramente, da italiani, da buoni cittadini risponderemo sempre favorevolmente“. Insomma, se è per farci un favore…