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Geografia, politica e storia: perché c’è sempre coda per andare in Liguria

Geografia, politica e storia: perché c'è sempre coda per andare in Liguria

Perché questo articolo potrebbe interessarti? Lavori di manutenzione, chiusure e burocrazia, ma anche la geografia del territorio e politica. Da sempre meta turistica, da anni anche inferno autostradale. Ecco perché ci sono tutte queste code per andare in Liguria. 

E’ un grande tormentone estivo: non sono vacanze senza la coda sull’autostrada verso il mare. Un posto in particolare è ormai da anni meta di un pellegrinaggio per lunghi tratti immobile, la Liguria. Lo scorso weekend, complice il ponte per il primo vero weekend estivo, le autostrade liguri si sono trasformate in un autentico inferno. Code fino a 30 km, rallentamenti e bollini rossi. Quello del traffico è un problema che va avanti da anni per una delle mete turistiche per eccellenza del nostro paese. Dietro ci sono una serie di ragioni.

La geografia della Liguria ricade sulle autostrade

Ci sono diversi fattori che contribuiscono a formare code chilometriche in Liguria. Primo tra tutti, la conformazione della regione. La Liguria è stretta e lunga, con un’ampia porzione di territorio formato da montagne o colline. Gran parte del tratto pianeggiante della regione è occupato dalla statale Aurelia, che costeggia il mar Ligure e Tirreno fino a Roma.

Per questo motivo le autostrade liguri devono necessariamente passare per viadotti, curve e soprattutto gallerie. Con evidenti ricadute sulla velocità e sulla sicurezza del tratto stradale. A cui si aggiungono i numerosi interventi di prevenzione e di manutenzione che limitano la viabilità delle principali strade della Liguria.

Autostrade e lavori

La Liguria è attraversata da sei autostrade, per un totale di quasi 400 km di tratto ad alta velocità. La A10 che arriva a Ventimiglia; la A12 Genova-Civitavecchia; la A26 Genova-Piemonte; la A6 tra Savona-Torino; la A15 tra Parma e La Spezia; e la – spesso tristemente nota – A7 Milano e Genova. Quest’ultima grande protagonista dei bollettini di Onda Verde sul traffico autostradale.

Non tutte le tratte della Liguria sono gestite da Autostrade per l’Italia. Ampi tratti sono di competenza di altre società, come Autostrada dei Fiori S.p.A. e SALT–Società Autostrada Ligure Toscana. Una questione non di lana caprina per individuare le cause di un altro importante fattore di formazione delle code: i cantieri. Un manto stradale complesso come quello della Liguria richiede ampia manutenzione. E che spesso porta inevitabili problemi.

Le accuse della politica

A cui negli ultimi anni se ne sono aggiunti altri. Primo tra tutti il crollo del ponte Morandi a Genova, nell’agosto del 2018, Autostrade per l’Italia era stata accusata da politici e media di negligenze nella manutenzione delle autostrade: da allora si sono intensificati i controlli su tutta la rete stradale della regione.

Un’altra polemica è scattata sulle mancata sospensione dei cantieri. Il governatore della Liguria, Giovanni Toti, ha accusato Autostrada dei Fiori S.p.A, concessionaria dell’A10, di aver sottovalutato il traffico previsto per il fine settimana del ponte del 2 giugno. Che si sono puntualmente presentate sulla riviera di ponente, tra Genova e Ventimiglia. Nel resto della regione invece i cantieri erano stati sospesi in vista della Festa della Repubblica.

Liguria e code, una storia che dura da anni

La società ha rispedito al mittente le accuse, dichiarando che la programmazione dei cantieri viene condivisa periodicamente con la Regione e con il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Con tanto di ultima riunione programmatica tenuta il 17 maggio. Secondo la società si erano fatte valutazioni con dati storici e algoritmi predittivi. Previsioni che sonio però state vanificate “da una intensità di traffico che ha superato ampiamente le attese facendo registrare su alcuni tratti valori che rappresentano un record storico“. Eppure la storia parrebbe diversa. Al momento la rete autostradale ligure vanta un centinaio di cantieri. Buona parte di questi è dovuta a una vasta operazione di ispezioni nelle gallerie che è stata decisa a dicembre del 2019, dopo il crollo di un pezzo della galleria Bertè, sulla A26 sopra Genova. Quel crollo ha fatto emergere una serie di problemi legati alla poca chiarezza delle leggi in vigore sui controlli autostradali, regolati da una normativa del 1967 piuttosto generica, che li affida interamente ai concessionari e li prevede trimestrali. Insomma, quella tra Liguria e code autostradali è una storia di “passione” che dura da molto tempo. Come le code.