Home Politics Perché, parlando con Dago, abbiamo capito che Dagospia è cultura, non trash

Perché, parlando con Dago, abbiamo capito che Dagospia è cultura, non trash

Dagospia

Il New York Times lo ha incoronato “miglior sito di gossip” in Italia. Gongola, Roberto D’Agostino, eclettico giornalista, inventore della creatura che tutti leggono. E chi non legge mente. Quel Dagospia che, con la sua grafica volutamente trash, ti cattura in un vortice di retroscena politici, gossip, corpi e cafonate. Ma per Roberto d’Agostino, penna e volto noto del giornalismo italiano, alto e basso vanno di pari passo.

Roberto D’Agostino: “Parliamo di notizie e non è un problema che siano di gossip o politica”

“Parliamo di notizie e non è un problema che siano di gossip o politica. Se le abbiamo, le pubblichiamo”. Il riferimento è naturalmente alla telenova di Totti e Ilary Blasi ma D’Agostino estende il discorso aprendosi a riferimenti letterari. La sua voce al telefono è calda e possente, la cadenza richiama la romanità che spesso caratterizza i titoli dei pezzi di Dago. “Se vogliamo – spiega – anche Tacito, con i suoi annali, può essere considerato un Alfonso Signorini dell’epoca dei romani. Però è entrato nella storia. Proust ha raccontato magistralmente i salottini parigini così come un riferimento è Arbasino con “Fratelli d’Italia”.

D’Agostino: “Dago è una piazza digitale. Una sorta di rullo di carta igienica che mischia vari settori”

Tutto è racconto, ogni vicenda entra nella storia. “Perchè gli uomini – continua il giornalista, la cui carriera è iniziata come conduttore radiofonico – hanno bisogno di raccontare storie. Ed ecco che Dagospia è come la portineria di un condominio: “Chi passa ti spiffera delle corna della moglie o altre storielle”. A Roberto non mancano le metafore per raffigurare la sua creatura: “Dago è una piazza digitale. Una sorta di rullo di carta igienica che mischia vari settori. Perchè la vita è fatta così: un giorno vuoi dire qualcosa di impegnato, l’altro una barzelletta”.

D’Agostino: “Do molta importanza ai volti. Dalla foto di un viso, si può capire chi ha combinato un misfatto”

E così il portale viaggia tra “cafonate” e retroscena politici con un taglio tutto suo. Dago osserva il mondo con gli occhi della satira e la voglia di scherzare sul viso. “Tengo – prosegue – a mantenere una certa distanza nei confronti delle notizie. Che un giorno sono fatali, il giorno dopo passano. Do molta importanza ai volti. Dalla foto di un viso, si può capire chi ha combinato un misfatto”. Foto ma anche eclettici, dissacranti e irriverenti foto-montaggi. Quando si apre Dagospia, la risata è assicurata. Ma spesso, navigando, si ha la possibilità di entrare nei palazzi della politica o nelle vite dei vip grazie agli scottanti retroscena. “Con cui vogliamo sedurre il lettore. Cerchiamo, ogni volta, di rubare due minuti di lettura all’utente”.

I dagoreport? D’Agostino: “Nessuno vuole essere sbertucciato”

I retroscena, i “dagoreport” piccanti o le caricature dei politici hanno portato, in ormai 22 anni di storia del “bollettino d’informazione”, a numerose querele, cause e diffamazioni. “E’ normale facendo un sito del genere. Ce lo aspettiamo. E devo dire che le lamentele arrivano non solo dai politici – che so, Urso o Ronzulli – ma anche da attori e gente dello spettacolo. Nessuno vuole essere sbertucciato“. Roberto tira avanti, con la schiena dritta, fregandosene di querele o critiche anche sulla rappresentazione della donna. Anche qui le idee sono molto chiare: “Tutte queste chiacchiere attorno al politically correct appartengono a un mondo non reale. Alla gente non frega niente dell’aggettivo, della teoria gender, dello schwa. La gente vuole anche divertirsi: se racconti storie che catturano la loro attenzione e le distraggono, le leggono”. E poi, in pieno romanesco: “Woke de la, woke de qua – sono tutte vicende che riguardano una ristretta cerchia che non conta niente. Infatti poi ha vinto la Meloni. Il resto sono tutte pippe”.

D’Agostino su Meloni: “Non è il caso di fare la “ducetta”

Già, Giorgia Meloni. Che per Dagospia è semplicemente “la ducetta“. “E’ un governo che si è insediato per la prima volta. Ha troppa gente intorno, incapace e inadeguata. Questo accadeva anche per i governi di Conte e Salvini. Ma l’atteggiamento di Meloni ci porta in situazioni come gli scontri sulla Francia sulle Ong. La situazione è gravissima. Perchè se Meloni ha chiesto un aiuto a Macron per far sbarcare gli immigrati a Marsiglia, e poi Palazzo Chigi ha twittato contro la Francia, è naturale che a Parigi abbiano storto il naso. Con un governo, appena insediato, con l’Europa che lo guarda storto, non è il caso di fare “la ducetta”. E’ solo l’inizio. La gente vuole “parlà de bollette, invece hanno fatto provvedimenti su argomenti – i rave o il tetto al contante – per piazzare la bandierina. Che poi gli è ritornata nel culo”. Mentre dall’alto lato, D’Agostino vede una sinistra completamente “priva di una testa”. “E’ spaccata – aggiunge – così come lo sono tutti gli altri partiti eccetto Fdi e M5S. Anche il Terzo Polo è diviso tra Renzi e Calenda”.

D’Agostino: “Alla Cultura avrei preferito Giordano Bruno Guerri, Luca Ricolfi e Alessandro Campi”

Tensioni e divisioni che D’Agostino poi scioglie in una colta lettura del panorama musicale. Del resto – tiene a chiarirlo – sono “nato come giornalista musicale“. La Trap? “La musica e l’arte sono fatti di cicli. Ma ciò che rimane immortale è sempre contemporaneo. Pensiamo a un brano di Springsteen, ai dischi della Motown, ai Beatles, ai Doors. I trapper escono fuori di testa: ma della loro musica cosa resta?”. La riflessione musicale ci porta direttamente a una considerazione sul ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, e sul sottosegretario, Vittorio Sgarbi, “uno di quelli che gridano per sentirsi vivi”. “Andare in un ministero non vuole dire organizzare una mostra, è molto difficile muoversi nella burocrazia delle istituzioni. Sgarbi se lo mangiano. Ecco perchè ci vuole un politico: perchè conosce il deep state, la macchina politica. Avrei preferito Giordano Bruno Guerri, Luca Ricolfi e Alessandro Campi“. Il tono di D’Agostino è tra il polemico e l’amareggiato: “Sono figure che hanno esperienza nella cultura e nella politica”. E che, siamo sicuri, leggono Dagospia. Non solo “il miglior sito di gossip italiano”.