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Occupazione femminile e natalità: un problema da cui è difficile uscire

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Perché leggere questo articolo? Occupazione femminile e natalità. Due mondi che vanno di pari passo. I dati che emergono da un dossier del Servizio studi della Camera e da un report del Corriere della Sera mostrano i preoccupanti dati su occupazione femminile, gender gap pay e natalità. I dati mostrano l’Italia come fanalino di coda anche in questo ambito. Quello che molti non considerano una preoccupazione del momento invece a lungo andare potrebbe diventare un grande problema. 

Il mondo del lavoro per le donne in Italia rappresenta ancora un traguardo insormontabile. Oltre ad esserci spesso condizioni precarie, ci sono ancora pochissimi servizi utili per conciliare la vita lavorativa con quella di tutti i giorni.

Queste le condizioni instabili che peggiorano considerando che una donna su cinque abbandona il mondo del lavoro una volta diventata madre. Non sorprende che l’Italia si posizioni all’ultimo posto nell’Unione Europea per il tasso di occupazione femminile. E’ inoltre facilmente intuibile che fare figli costa e automaticamente a fare più figli sono le donne con un lavoro stabile e meglio retribuito. Questi sono i dati che emergono da un dossier del Servizio studi della Camera.

I preoccupanti dati sull’occupazione femminile

L’Italia risulta il paese Ue con i dati più bassi riguardo l’occupazione femminile, circa il 14% in meno rispetto alla media europea. L’occupazione femminile italiana si ferma al 55% contro il quasi 70% dei dati forniti dagli altri paesi in Europa. Questi dati critici peggiorano se messi in confronto col divario occupazionale di genere. In Italia gli uomini occupati sono circa 13 milioni, le donne “solo” 9,5.

I dati sulla natalità. Un circolo vizioso da cui è difficile uscire

I dati mostrano un risultato che pare scontato a molti. Le donne che lavorano fanno più figli. Da questa instabilità lavorativa femminile quindi derivano in automatico i dati preoccupanti riguardo le nascite in Italia. 1,2 figli per donna contro 1,6 della media europea. Insomma è un circolo vizioso, non si lavora e in automatico non si fanno figli. I dati italiani sulla natalità sono infatti allarmanti, 2% in meno rispetto al 2021 e 392mila nascite circa.

Gender gap pay e rappresentanza femminile nella leadership

Secondo il report del Corriere della Sera, gli stipendi degli italiani crescono ma resta costante il gender pay gap, cioè la differenza di salario tra uomini e donne. Il gap di genere si infatti attesta al 10,7%. La situazione non migliora neanche dal punto di vista delle posizioni ricoperte dalle donne nelle aziende. Il dato sulla rappresentanza femminile nella leadership mostra una parità più numerica che sostanziale: all’interno dei Consigli d’Amministrazione la presenza di donne è cresciuta negli ultimi anni arrivando al 43%. Meno del 5% di queste però ricopre ruoli esecutivi e solo il 2% la carica di Amministratrice Delegata.

Occupazione: perché è un problema e bisognerebbe intervenire

Questi dati allarmanti per molti non sono visti come un problema. I dati ci mostrano infatti che la speranza di vita si allunga. Quindi con sempre meno persone nel mondo del lavoro il sistema pensionistico non riuscirebbe a stare in piedi. La speranza di vita nel 2022 è stimata in 80,5 anni per gli uomini e in 84,8 anni per le donne. Tutto questo, sommato al fatto che il numero degli ultracentenari che sta aumentando a dismisura, è un chiaro segnale che la popolazione sta invecchiando e bisognerebbe intervenire il prima possibile. Sarebbe infatti necessario attuare delle politiche mirate riguardo questa materia.

Migliorare le condizioni lavorative alle madri lavoratrici primo requisito

Un modo per poter colmare la situazione occupazione-natalità femminile sarebbe appunto garantire migliori condizioni lavorative anche alle madri lavoratrici. Le poche donne che lavorano dovrebbero essere messe nella condizione di poterlo continuare a fare anche in presenza di figli. Questo, dati alla mano, non è quello che succede in Italia. Una delle azioni che sarebbe utile per provare a colmare questa situazione sarebbe la creazione di asili nido. Non sorprende che i dati non siano rassicuranti neanche in questo. Solo meno del 30% dei bambini di età tra gli 0 e i 3 anni trova un posto negli asili, dato che peggiora ancora di più al sud.

Natalità e occupazione: anche in questo ultimi in Europa

Insomma, un circolo vizioso da cui è difficile uscire. Poco lavoro per le donne e le condizioni precarie dei servizi porta ad un brusco calo della natalità. Ma non solo. Un altro grande problema rimane il gap di genere che porta gli uomini ad essere pagati molto di più delle donne. A seguito di questi dati non c’è quindi da sorprendersi che la natalità sia così bassa in Italia e che anche su questa vicenda ci posizioniamo come fanalino di coda in Europa.