Home Politics Europee 2024 La minoranza dem mette nel mirino il “leninista” Bonaccini

La minoranza dem mette nel mirino il “leninista” Bonaccini

La minoranza dem mette nel mirino il "leninista" Bonaccini

Nel caos del Pd è possibile perfino che Elly Schlein e Stefano Bonaccini si ritrovino più vicini di quanto sembri. Entrambi bersagliati dal fuoco amico. Così mentre la sinistra dem già prepara il dopo-Schlein, la minoranza dem è alla ricerca di un nuovo leader. Che non sembra proprio essere lo sfidante dell’attuale segretaria alle Primarie dello scorso anno…

Bonaccini? “Ha un’idea leninista del partito”

Colpisce la definizione di Bonaccini che ha cominciato a circolare tra i parlamentari che pure lo hanno sostenuto all’ultimo congresso, quando è stato sconfitto dall’ultima segretaria. Una battuta, espressa tra i sorrisi, nelle chat e nei capannelli in Transatlantico. Per gli ex Dc e per chi si oppone alla Schlein “Bonaccini è un comunista dell’Emilia Romagna”. Uno che “ha un’idea leninista del partito, secondo cui il segretario ha sempre ragione”. Il vasto fronte dei riformisti è insoddisfatto dalle mosse del governatore e cerca un nuovo leader. L’ex ministro Lorenzo Guerini, forse il commissario Ue Paolo Gentiloni. Quest’ultimo sarebbe perfetto per fare da traghettatore nel caso dopo le europee svanisse la leadership di Schlein.

Il legame tra il governatore e il suo territorio

Insomma, Bonaccini è accusato di non aver mai rotto il cordone ombelicale con il suo humus di provenienza. Ovvero il Partito Comunista dell’Emilia Romagna. L’ambiente in cui è cresciuto l’attuale presidente del Pd. Ed ecco un’altra battuta fulminante, pronunciata da un deputato dem nella sala fumatori di Montecitorio, a due passi dal Transatlantico: “Il mondo non funziona come alle Feste dell’Unità di Campogalliano, provincia di Modena”. Che poi sarebbe il paese d’origine di Bonaccini. Un comune di poco più di 8mila abitanti. Lì il presidente dell’Emilia Romagna ha mosso i suoi primi passi in politica, diventando nel 1990 assessore comunale per il Partito Comunista Italiano.

Per gli anti-Schlein Bonaccini non può guidare la minoranza del Pd

C’è un tratto antropologico, dunque, che impedirebbe a Bonaccini di portare avanti una battaglia interna contro Schlein. Una mentalità da centralismo democratico, che impone la fedeltà incondizionata al segretario, chiunque esso sia. Ma non solo. Il governatore non ha mai affondato troppo il colpo contro le scelte di Schlein. Dopo il congresso che lo ha visto perdente a sorpresa, si è accordato con la neo-segretaria, che l’ha nominato presidente del Partito Democratico. Anche in quell’occasione si era attirato le critiche del vasto fronte che l’aveva appoggiato nella sfida interna con la deputata italo-svizzera, che è stata anche sua vice nella Giunta dell’Emilia Romagna.

L’accordo con Schlein per le europee

Poi sono arrivate le trattative per la composizione delle liste delle elezioni europee di giugno prossimo. Bonaccini è accusato da parte dei suoi di aver lavorato in tandem con Schlein, con l’unico obiettivo di assicurarsi il posto da capolista nel Nord Est. Traguardo raggiunto, perché il governatore guiderà il Pd proprio in quella circoscrizione. Un’elezione sicura. Una via d’uscita, anche perché Bonaccini terminerà quest’anno il suo secondo mandato alla guida della Regione Emilia Romagna. Ma dopo le europee, al Nazareno, potrebbe cambiare tutto.