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Inquinamento, no: Milano non è Pechino

Inquinamento, no: Milano non è Pechino

Il sonno del giornalismo genera Selvagge Lucarelli. In assenza di mestieranti – intesi come giornalisti che fanno il lavoro – per essere sulla bocca di tutti, Lucarelli mette bocca su tutto. Ristoranti, beneficienza, un giro sull’ottovolante della politica. E infine l’inquinamento dell’aria di Milano. La giornalista ieri ha dichiarato che esisterebbe un indicatore secondo cui Milano è la terza città più inquinata al mondo. Tutto il carrozzone della stampa l’ha ripreso, ed è arrivato al sindaco di Milano Sala. Che non fa “simpatia” di nome di battesimo e le ha risposto spazientito. Ma ha ragione. Il presunto inquinamento di Milano è stato pubblicato urbi et orbi, senza un controllo su quel benedetto indicatore. Proviamo allora, si parva licet, a farlo qui. Ma, prima, una preghiera personale: non chiamatelo fact checking.

I dati sull’inquinamento mostrano che Milano non è Pechino

Negli ultimi giorni la qualità dell’aria molto bassa nella Pianura Padana è stata paragonata a quella di alcune grandi città note per essere molto inquinate, come Delhi in India e Pechino in Cina. Il confronto in molti casi si basa su alcune classifiche che circolano online, ma è in realtà difficile avere dati coerenti e affidabili da varie parti del mondo che permettano di fare un confronto completo. La qualità dell’aria viene calcolata con metodi diversi e non c’è un unico standard per farlo.

Quello che è certo, però, è che Milano non rientra neanche per sbaglio tra le tre città col maggior inquinamento dell’aria. Con Delhi e Pechino non ha nulla a che spartire. Sala ha invitato a non fare affidamento su classifiche gestite da società private, contestando il dato e invitando a tenere in considerazione le rilevazioni ufficiali effettuate dall’Azienda regionale per la protezione ambientale (ARPA) della Lombardia. Che pubblica i dati in tempo reale. Se si osserva una stazione di un privato in prossimità di una di quelle “ufficiali”, i dati delle rilevazioni non sono molto diversi per alcuni specifici parametri come per esempio la misurazione dei PM2,5, un tipo di polveri sottili molto presente nelle giornate con tanto inquinamento e che può causare vari problemi di salute. La valutazione delle qualità dell’aria tiene però in considerazione molti altri parametri, senza uno standard definito e condiviso a livello globale.

Le classifiche che fanno il tifo

La classifica a cui fanno invece riferimento Lucarelli e Sala è compilata da IQAir. E’ una società svizzera che, oltre a vendere prodotti come rilevatori e purificatori per l’inquinamento, offre sul proprio sito una mappa interattiva per farsi un’idea della qualità dell’aria in buona parte del mondo. La mappa è realizzata utilizzando sia i dati forniti dalle istituzioni, sia dai sensori che la società vende e che possono essere collegati online per tenere sotto controllo i livelli di inquinamento dell’area geografica in cui si vive.

Se si osserva una stazione di un privato in prossimità di una di quelle “ufficiali”, i dati delle rilevazioni non sono molto diversi per alcuni specifici parametri come per esempio la misurazione dei PM2,5, un tipo di polveri sottili molto presente nelle giornate con tanto inquinamento e che può causare vari problemi di salute. La valutazione delle qualità dell’aria tiene però in considerazione molti altri parametri, senza uno standard definito e condiviso a livello globale. Insomma, tutto tranne che un ente disinteressato.

I dati sull’inquinamento che si dovrebbero guardare

Per capire la reale situazione dell’inquinamento a Milano, in Lombardia o nella Pianura Padana, gli indicatori sono altri. Come le nuove norme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che hanno soglie di tolleranza più stringenti rispetto al passato. Eppure, come dimostra una ricerca dell’analista Matteo Villa di Ispi, A Milano in 20 anni la media di emissioni di Pm10 è scesa di oltre il 40%. Dal 2003 al 2023 la media di particolato PM10 nell’aria è passato, nei punti culmine per insalubrità, da 55 a 32 microgrammi per metro cubo di aria di media (-41,8%), a Bergamo da 54 a 26 (-51,9%), a Brescia da 51 a 31 (-39,2%). Il calo è stato tale ovunque e costante. I dati ARPA parlano di un contesto che vede, in ogni caso, decisamente diminuire anche le giornate in cui avviene il superamento della soglia massima per la salubrità dell’aria. Mediamente in Lombardia esse sono passate da circa 200 a circa 70 contando la media regionale in vent’anni.