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Il cortocircuito delle commissioni Covid tra Milano e Roma

COVID FONTANA CONTE

Perché leggere questo articolo: Sul Covid le commissioni d’inchiesta e le ricerche giudiziarie rischiano di aprire vecchie ferite. La verità è semplice: i morti li ha uccisi il virus, non la politica

C’è un grande cortocircuito sulle commissioni Covid tra Milano e Roma. Il centrosinistra ha promosso a suo tempo la Commissione d’inchiesta a Milano, in Consiglio regionale, contro la giunta di Attilio Fontana. Di recente, a Roma, il centrodestra con appendice renziana ha invece messo in campo la sua commissione nazionale per provare a inchiodare Giuseppe Conte, Roberto Speranza e i giallorossi al governo nel 2020, anno in cui scoppiò la bomba Covid.

I morti colpa del Covid. Non dei politici

In entrambi i casi, all’origine dell’inchiesta, il dato era tutto politico. L’obiettivo? Scaricare sugli avversari politici la responsabilità della maggior parte delle scelte che hanno prodotto la catastrofe sanitaria della primavera 2020. Quelle persone non li hanno uccisi i responsabili politici, di destra o di sinistra: li ha uccisi il Covid. Lo scrivemmo in tempi non sospetti quando Attilio Fontana fu accusato dalla Procura di Bergamo assieme a Giuseppe Conte, Giulio Gallera, Roberto Speranza: non fu il governo di centrodestra della Lombardia o quello di sinistra romano a causare la morte di queste persone.

Quei morti furono uccisi dal Covid. Come scrivevamo, è il Covid che “li ha uccisi a Nembro, ad Alzano, ma non solo. Li ha uccisi a Orzinuovi, paese della Bassa Bresciana in cui chi scrive risiede e che era paragonabile ai due centri della Val Seriana a inizio marzo 2020. A Brescia e a Bergamo città, nelle province industriose diventate terre desolate dopo l’esplosione dell’atomica pandemica. La nostra impressione è che, giudiziariamente, non si possa attestare alcuna responsabilità e operativamente non si potesse fare più di quanto umanamente possibile”. Lo scrivevamo a marzo, quando il nemico da abbattere sembrava, una volta di più, Fontana per buona parte dell’informazione nazionale. Lo ribadiamo ora, quando con istinto giacobino settori della maggioranza, a cui il sedicente garantista Renzi si è accodato, hanno deciso di riaprire le ferite del passato.

La tragedia era tale per tutti

Oggi la Commissione, sulla carta, si ripropone di accertare le misure adottate per la prevenzione ed il contrasto della diffusione del virus e di valutarne la prontezza, l’efficacia e la resilienza, anche al fine di fronteggiare una possibile e futura nuova pandemia di questa portata e gravità. Il rischio è di arrivare a una nuova spaccatura paragonabile a quella della Lombardia. In cui, da un lato, le prospettive di indagine sono limitate dall’assenza di un vero quadro di riferimento. E dall’altro la “caccia” alla verità politica sembra prevalere su quella legata all’accertezione dei fatti.

La realtà parla in maniera abbastanza semplice: la tragedia era una novità per tutti. Lo era per Fontana, in Lombardia, che si trovò a dover affrontare resistenze quando la Lombardia fu costretta a promuovere, per prima, l’obbligo di mascherina per fermare i contagi. Lo era per Conte, che da premier e giurista si trovò nell’inedita necessità di dover decidere delle limitazioni alla libertà personale più draconiane per l’Italia dai tempi della Seconda guerra mondiale. Ma lo era anche per strutture burocratiche e apparati che si trovarono di fronte la tempesta perfetta. In stragrande maggioranza, oggigiorno, dopo anni di violenti dibattiti gli abitanti delle aree protagoniste della prima ondata e, più in generale, i cittadini italiani preferiscono solo pensare al domani. Non ai lutti e alle sofferenze di ieri, oltre alle conseguenti “code” in termini di divisione politica e sociale indotta da politiche sanitarie, dal lockdown al green pass.

I buchi nell’acqua delle inchieste Covid

Del resto, sul fronte giudiziario della magistratura ordinaria nessun responsabile dell’emergenza Covid ha finora ricevuto rinvii a giudizio. Il Tribunale dei Ministri a Brescia ha archiviato le posizioni di Conte e Speranza nell’inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione della prima fase della pandemia in Val Seriana. Fontana è stato prosciolto in primo e secondo grado sul tanto chiacchierato “caso camici”, che si è rivelato non sostanziale sotto nessun punto di vista dell’indagine.

Nei confronti dell’ex commissario per l’emergenza Covid Domenico Arcuri sono cadute le iniziali accuse di corruzione e peculato avanzate dalla Procura di Roma sull’inchiesta sulla maxi fornitura da 1,2 miliardi di euro di mascherine dalla Cina. Resterebbe, pendente su Arcuri, una possibile accusa per abuso d’ufficio su cui ad aprile si parlava di una convocazione davanti al giudice per le udienze preliminare prevista per il 15 settembre ma della quale non è mai giunta conferma. E dunque non si può stabilire ulteriormente l’avanzamento di un procedimento che, comunque, si è per due accuse su tre, le più gravi, sino ad ora già ampiamente sgonfiato.