Home Politics Preferenze, il record è di Del Bono a Brescia: ecco tutti i dati delle Regionali

Preferenze, il record è di Del Bono a Brescia: ecco tutti i dati delle Regionali

Preferenze Regionali

Perché leggere questo articolo: Le preferenze sono fondamentali per capire chi occuperà cariche apicali in Lazio e Lombardia. Vediamo i più votati

Nonostante la sconfitta alle Regionali di Pierfrancesco Majorino, il record di preferenze della tornata di Lazio e Lombardia è in casa Partito Democratico. Emilio Del Bono, sindaco uscente di Brescia, si congeda dalla Loggia con una vera e propria prova di forza: 35.761 preferenze, il risultato-record del 38% ai dem nella Leonessa d’Italia e effetto-traino sulla seconda più votata, Miriam Cominelli, oltre le 10mila preferenze.

Del Bono porta in questa tornata il record in Lombardia, invertendo un trend tradizionale che vedeva le preferenze generalmente più alte al Centro-Sud. A Roma il più votato è Giancarlo Righini di Fratelli d’Italia, primo con oltre 21mila preferenze. E ora gli equilibri delle preferenze saranno da analizzare con attenzione perché, come abbiamo ricordato, in Lombardia e Lazio sono un viatico per la conquista delle cariche assessoriali tra i vincitori e per la leadership politica negli sconfitti.

Lombardia, i recordman di preferenze alle spalle di Del Bono

In Lombardia questa prassi è consolidata da tempo. A Brescia, terra del recordman Del Bono, tra i vincitori spiccano le 10.485 preferenze del leghista Floriano Massardi, che supera le 9.600 dell’ex Assessore all’Agricoltura Fabio Rolfi. Carlo Bravo in Fratelli d’Italia è a quota 7.056, mentre nel Terzo Polo l’unico eletto è il sindaco di Chiari Fabio Vizzardi, a quota 3.024.

A Bergamo attorno quota 8mila in Fratelli d’Italia ci sono Paolo Franco (8.300) e l’ex Assessore al Turismo Lara Magoni (7.975). Nella Lega Giovanni Malanchini si riconferma consigliere con 5.821 preferenze. In casa Partito Democratico passa Davide Casati che, come a Brescia, dà all’opposizione il record di preferenze: 14.776. Ragguardevoli i 6.632 voti con cui il consigliere uscente Jacopo Scandella si riconferma al Pirellone.

A Milano tra i vincitori le 10.329 preferenze di Christian Garavaglia (Fdi) sono un record. Marco Alparone è secondo con 7.796. Silvia Scurati si ferma a quota 4.081 ma è eletta in casa Lega, mentre con 7.902 Gianluca Comazzi di Forza Italia è il secondo più votato nel centrodestra. Il giovane Paolo Romano tocca quota 9.249 voti nel Pd ed è il recordman di preferenze tra gli sconfitti. Da segnalare l’elezione di Vittorio Sgarbi, a cui bastano 873 voti in Noi Moderati-Rinascimento.

A Monza Alessandro Corbetta (6.406), Fabrizio Figini (5.172) e Federico Romani (5.123) sono i più votati di Lega, Forza Italia e Fdi. A Varese l’exploit è del leghista Emanuele Monti (6.447).

Nelle province meno popolose, spiccano i 7.907 voti di Massimo Sertori della Lega a Sondrio, che lo rendono unico eletto in Valtellina, e i 5.466 di Claudio Mangiarotti a Pavia per Fdi.

Lazio, la partita di Roma

A Roma Fdi schiera ben cinque candidati oltre le 10mila preferenze. Oltre al citato Righini, nel 34,3% meloniano spicca Micol Grasselli, seconda con 19.570 voti, donna più votata in questa tornata. Ai due fanno seguito Massimiliano Maselli (12.048), Marco Bertucci (11.416) e Fabrizio Ghera (10.024).

Giuseppe Cangemi tocca quota 9.597 nella Lega, mentre nel Partito Democratico Daniele Leodori, assessore uscente alla Programmazione Economica, è a quota 15mila, poco sotto le 18mila del 2018. Alessio Pascucci con 3.311 voti in casa Verdi-Sinistra è oltre quattro volte tutti gli altri compagni di lista. Marietta Tidei, con 6.895 voti, è la più votata in Azione-Italia Viva.

Fuori Roma, a Latina Enrico Tiero di Fdi tocca 15.360 preferenze. Cosmo Mitrano, forzista, è a 12.087 in una provincia dove gli azzurri superano il 20%. Daniele Maura con 12.284 è recordman a Frosinone per Fdi. Pasquale Ciacciarelli, con 13.339, il più votato in provincia in casa Lega. 12.214 i voti per Daniele Sabatini di Fdi a Viterbo.

Come visto, dunque, le preferenze non crollano nonostante la bassa affluenza. E restano il “sale” delle Regionali. Pacchetti di mischia di voti capaci di garantire la gerarchia dei vincitori e i nuovi protagonisti nel campo sconfitto. Oltre, ovviamente, a essere il viatico per le cariche apicali e le conseguenti responsabilità.