Home Economy “Lo Zambia fa gola al Piano Mattei” intervista al console onorario

“Lo Zambia fa gola al Piano Mattei” intervista al console onorario

"Lo Zambia fa gola al Piano Mattei" intervista al console onorario

Perché questo articolo potrebbe interessarti? L’Italia è alla ricerca di idee che rendano grandioso ma realizzabile il cosiddetto Piano Mattei. Un’idea potrebbe essere quella di estenderlo all’Africa subsahariana. Secondo il console onorario dello Zambia, Vittorio Pesavento, ci sono diverse ragioni per scommettere sul cono sud del continente nero.

Il Piano Mattei è il copione in fase di scrittura con cui il governo Meloni vorrebbe riportare l’Italia al centro del Mediterraneo e dell’arena internazionale. Le aree-chiave della grand strategy tricolore in divenire saranno sicuramente Balcani occidentali e Nordafrica, perché la geografia è destino, e le sfide da affrontare non saranno poche. A partire dall’arrivo del multipolarismo nel (fu) Mare nostrum. Affinché il Piano Mattei non resti un sogno a occhi aperti, carta impregnata di ambizione ma senza valore, occorrono idee realistiche e concretizzabili. Sulle nostre colonne si è proposto, ad esempio, di siglare un asse con la Turchia focalizzato sul Mediterraneo e di dare centralità alla bistrattata America Latina. Un’altra idea ancora potrebbe essere quella di formare delle intese con paesi selezionati del supercontinente africano ed è precisamente di questo che abbiamo parlato col console onorario dello Zambia, Vittorio Pesavento.

Il governo Meloni vorrebbe creare un nuovo partenariato con l’Africa, basato su rapporti solidali, equi e mutualmente vincenti, attingendo al legato degli esecutivi precedenti e capitalizzando la semina del nostro apparato della cooperazione allo sviluppo. Lo Zambia è un paese che la nostra politica dovrebbe iniziare a considerare con maggiore attenzione all’interno del Piano Mattei e dei progetti annessi? Se sì, perché?

Lo Zambia potrebbe dare molto all’Italia. Parliamo di un paese che presenta un’economia agricola molto estesa, che è grande due volte e mezzo l’Italia – 750.000 chilometri quadrati contro 300.000 –, che figura tra i primi dieci produttori mondiali di rame – mentre è il secondo dell’Africa, dopo la Repubblica Democratica del Congo – e che, miniere di oro rosso a parte, è molto ricco dal punto di vista della struttura mineraria.

Lo Zambia ha un po’ di tutto: nichel, cadmio, zinco, cobalto, piombo, manganese, minerali di ferro, minerali industriali, sabbie di silice, talco, barite, fosfato, calcare, selenio, metalli preziosi, come l’oro e l’argento, e anche pietre preziose, come gli smeraldi.

Ma non sono soltanto le risorse a rendere lo Zambia un paese attraente. Lo Zambia è una nazione pacifica, in cui convivono e vanno d’accordo più di settanta etnie. Non ci sono e non ci sono mai stati i problemi di carattere sociale, come gli scontri interetnici e le guerre civili, che hanno invece caratterizzato il vicinato. Pensiamo allo Zimbabwe, a quello che è accaduto dopo l’ottenimento dell’indipendenza, da Mugabe al tracollo economico.

Nello Zambia non esistono problemi tra bianchi e neri, c’è stato avvicendamento politico tra i partiti sin dall’indipendenza, ottenuta dal Regno Unito nel 1964, e di recente c’è persino stato un vicepresidente bianco, Guy Scott, nel 2011.

Lo Zambia, quindi, non soltanto è un forziere geologico, ma è anche una sorta di oasi di stabilità sociopolitica in un’area altamente caotica…

Assolutamente sì. Lo Zambia è circondato da otto paesi e ha buoni rapporti con ognuno di loro. Lo Zambia è il paese a cui si rivolgono i paesi dell’area quando, al termine di guerre civili o crisi, è giunto il momento di fare pace. Lusaka, la capitale dello Zambia, è la città in cui sono stati siglati accordi di pace riguardanti il Congo, l’Angola e altri paesi.

Quali sono, invece, i problemi dello Zambia?

Le difficoltà chiaramente esistono. Penso, ad esempio, ai problemi di carattere sanitario che possono sperimentare coloro che vivono ai margini delle città o nelle aree rurali. Il paese, poi, ha avuto un problema di debito durante la pandemia, ha dichiarato default sul debito estero, ma adesso lo ha risolto e i creditori internazionali ripongono nuovamente fiducia nel paese.

Essendo il rame una delle principali esportazioni dell’economia, questo significa che l’economia segue l’andamento dei mercati internazionali. Il che può essere vantaggioso quando tutto va bene e i prezzi sono elevati, come può essere dannoso quando le cose vanno male e i prezzi si abbassano.

In generale, però, lo Zambia è una nazione all’avanguardia. Se l’Africa è un continente in movimento, lo Zambia è un paese che corre grazie alla sua straordinaria stabilità politica, ai tassi di criminalità relativamente bassi, all’ampia disponibilità di risorse naturali e all’inventiva della popolazione.

L’Italia è a conoscenza delle potenzialità dello Zambia?

Consideri che quello di Torino è stato il primo consolato onorario dello Zambia in Italia. Successivamente ne sono stati aperti a Napoli, a Palermo e a Milano.

Mi sembra che la volontà sia quella di ricreare il ponte che nel 1964, anno dell’indipendenza [dello Zambia] dal Regno Unito, l’Italia aveva iniziato a costruire. Parlo del fatto che la grande diga sul lago Kariba è stata costruita dagli italiani [ndr. Impresit Kariba], che i primi aerei a uso civile arrivarono dall’Italia, così come italiani erano i primi istruttori di volo.

Molte delle famiglie italiane arrivate nello Zambia negli anni Sessanta sono poi rimaste. Ma c’è di più: è lo Zambia che ha sempre voluto dei rapporti molto stretti con l’Italia, anche se, a un certo punto, si sono persi.

Quando?

Negli anni Novanta. L’ambasciata fu anche chiusa per un certo periodo.

Qual è lo stato di salute attuale delle relazioni bilaterali? E quali sono le prospettive di una loro intensificazione nel contesto del rinnovato interesse dell’Italia per l’Africa?

I rapporti bilaterali tra Italia e Zambia sono generalmente molto buoni, però lo sono agli alti livelli. È difficile, infatti, convincere il piccolo imprenditore ad andare nello Zambia.

Abbiamo i frutti del passato da capitalizzare. Consideri che la nostra presenza nello Zambia risale all’epoca precedente all’indipendenza, quando l’Italia iniziò a fornirgli energia elettrica, costruì un’importante raffineria petrolifera tutt’oggi funzionante e grandi opere pubbliche come strade e infrastrutture, ancora funzionanti, che hanno contribuito allo sviluppo dell’economia zambiana.

Molti degli investitori e dei costruttori di quell’epoca provenivano dalla città di Torino. Questo è il motivo per cui la città ambisce a ripristinare e a migliorare gli antichi rapporti bilaterali con lo Zambia. Una volta la cooperazione bilaterale era faccenda dei governi, ma oggi c’è molto più spazio per l’iniziativa diplomatica delle città. Io, ad esempio, sono riuscito a far stipulare un accordo di collaborazione tra due università.

Quindi, in definitiva, quale potrebbe essere il ruolo dello Zambia nel Piano Mattei?

Se il governo decidesse di far rientrare lo Zambia nel Piano Mattei, potrebbe rivelarsi una nazione più che adeguata a ricoprire diversi ruoli. I paesi che la circondano hanno dei grossi conflitti interni, oppure soffrono a causa di terrorismo e criminalità, mentre lo Zambia è politicamente tranquillo e socialmente coeso. Lo Zambia attrae gli sfollati e la gente in fuga dalle guerre civili del vicinato, come il Congo, che cercano rifugio in questo paese tranquillo e democratico. Si diceva che avrebbe avuto meno opportunità rispetto agli altri paesi vicini, perché privo di sbocchi sul mare, ma in realtà sono loro che convergono verso lo Zambia. È un paese centripeto, letteralmente, e questo lo rende il centro e lo mette al centro dell’Africa.