Home Economy Babbo Natale si è fermato a Shanghai. Il Covid in Cina negherà gli alberi all’Italia?

Babbo Natale si è fermato a Shanghai. Il Covid in Cina negherà gli alberi all’Italia?

Natale

Perché questo articolo potrebbe interessarti? La città cinese di Yiwu esporta ogni anno più di 20mila tipi di forniture natalizie in tutto il mondo, Europa in testa. Le misure restrittive per arginare la diffusione del virus hanno colpito anche questo supermercato globale del Natale. Il problema più grande, dopo ormai tre anni di emergenza sanitaria, non riguarda più la produzione. Quanto, piuttosto, i tempi di spedizione della merce. Il settore natalizio occidentale ne risentirà in qualche modo?

Yiwu, 19 milioni di abitanti, provincia dello Zhejiang, Cina orientale. A poco più di tre ore di auto da Shanghai sorge la Yiwu International Trade City, il supermercato globale delle forniture natalizie. Se avete appena addobbato il vostro albero di Natale artificiale con palline colorate, tirato fuori le statuine del presepe o appeso qualche pupazzo natalizio sulla porta di casa, ebbene, sappiate che tutte quelle decorazioni provengono quasi sicuramente da qui. Questa città esporta infatti ogni anno più di 20mila tipi di forniture natalizie, in più di 100 Paesi e regioni del mondo. Le rigide misure sanitarie adottate da Pechino per contrastare la diffusione del Covid, hanno tuttavia influito sull’economia locale. Se, come vedremo, le esportazioni continuano a crescere, i problemi sono legati alle quarantene e ai lockdown. Che, a seconda dei contagi, possono colpire – e paralizzare – interi distretti industriali. Provocando ritardi nelle consegne e alterando i mercati internazionali.

Natale made in Yiwu

Neppure Yiwu è stata risparmiata dai draconiani provvedimenti del governo cinese. Lo scorso aprile, ad esempio, l’intera città è finita in blocco dopo il rilevamento di soli tre positivi al Covid-19, per giunta asintomatici. Tutto questo ha ovviamente influito sul ruolo che questo importante hub gioca nel commercio globale di beni a basso costo. In primis, per alcune settimane, ne ha rallentato la produzione. E non è certo un aspetto secondario, visto che Yiwu rappresenta circa l’80% di tutte le esportazioni cinesi legate al Natale. O anche i due terzi dei prodotti natalizi del mondo. I numeri parlano chiaro: prima della pandemia, il business natalizio pesava 4 miliardi di euro l’anno. Soldi da aggiungere ai centinaia di miliardi guadagnati il resto dell’anno dall’esportazione di altri prodotti. Dalla tecnologia all’abbigliamento, passando per i giocattoli.

Poi è arrivata la Zero Covid Policy. Nel 2020 le vendite dei prodotti natalizi di Yiwu si sono più che dimezzate rispetto ai dati degli anni precedenti. Al netto della ripresa avvenuta nel 2021, l’emergenza sanitaria ha costretto molti venditori cinesi a veder evaporare il 50-60% dell’export verso l’Occidente. Ad agosto la produzione si è interrotta di nuovo, questa volta per dieci giorni. Proprio in questo periodo, da luglio a settembre, scatta l’alta stagione. Le aziende imballano i loro prodotti e li spediscono oltreoceano, con camion, treni e navi portacontainer. Ci sono stati dei ritardi, spiegano alcuni venditori. Nonostante il lavoro sia proseguito 24 ore su 24, sette giorni su sette.

L’ombra dei ritardi

“La produzione è praticamente terminata. Le vendite vanno bene. Ora dobbiamo principalmente effettuare le spedizioni“, spiegano altri venditori. L’obiettivo è non ripetere quanto accaduto nel 2021. Quando molti clienti non sono riusciti a vendere i prodotti natalizi appena acquistati, a causa dei ritardi logistici. Quest’anno molti acquirenti hanno quindi anticipato i tempi di approvvigionamento di 3 o anche 6 mesi. Ad agosto, tuttavia, il focolaio di Covid che ha colpito Yiwu ha parzialmente rovinato la road map delle aziende locali.  La merce verrà consegnata a Singapore come in Francia, in Italia come in Germania. Il 90% dei beni, assicurano le aziende di Yiwu, non sforerà le linee rosse di consegna.

Le statistiche della dogana di Yiwu mostrano che le esportazioni della città di piccoli prodotti sono più che triplicate tra il 2012 e il 2021. Passando da 11,93 a 40,78 miliardi di dollari, e rappresentando il 31,2% del totale del Paese. Più di recente, gli ordini per le bandiere britanniche hanno iniziato ad affluire nelle fabbriche di Yiwu dopo la morte della regina Elisabetta II, a settembre. In seguito, i produttori hanno consegnato vari prodotti calcistici per la Coppa del Mondo di calcio in Qatar.

Esportazioni alle stelle

Con l’avvicinarsi dell’inverno, Yiwu ha assistito persino ad un aumento della domanda da parte dei Paesi europei di impianti di riscaldamento a causa dell’incombente crisi energetica locale. Le esportazioni di prodotti come coperte elettriche e stufe elettriche, finora nel 2022, sono aumentate del 41,9% su base annua, a 26,2 milioni di dollari. Secondo i dati del China Economic Market Research Center, da gennaio ad agosto 2022, il valore delle esportazioni di prodotti natalizi cinesi è stato di 57,435 miliardi di yuan, con un aumento anno su anno del 94,70%. Le autorità doganali sottolineano come le esportazioni di prodotti natalizi abbiano raggiunto i 251 milioni di dollari soltanto nel periodo compreso da gennaio a luglio, con una crescita anno su anno dell’88,5%.

“I nostri ordini hanno subito un netto calo del 50% nel primo anno dell’epidemia di Covid 19 prima di risalire a circa il 70% del livello pre-Covid nel 2021. Quest’anno gli ordini sono tornati ai livelli pre-pandemia. I grandi clienti esteri che hanno quasi raddoppiato i loro ordini”, ha spiegato un altro venditore. La speranza è che la logistica e le spedizioni non giochino brutti scherzi. Sarebbe un ingente danno economico per le aziende di Yiwu. Un bel problema, invece, per l’Occidente che si appresta a festeggiare il Natale.