Home Politics Scruton, Longanesi, Papini e Soffici: il pantheon della scuola di partito di Fdi. Intervista

Scruton, Longanesi, Papini e Soffici: il pantheon della scuola di partito di Fdi. Intervista

Fratelli d'Italia vuole la scuola di partito. Intervista a Giubilei

Perché leggere questo articolo? Stanno tornando le scuole di partito. Quasi tutte le formazioni politiche in parlamento stanno attivando corsi per militanti e quadri dirigenti. Anche Fratelli d’Italia, dopo l’exploit delle elezioni dello scorso anno, punta a creare una scuola di formazione. Francesco Giubilei ipotizza a True-news.it come potrebbe essere la scuola di partito di Fdi: cosa dovrebbe insegnare e quali docenti. 

A un anno esatto dal trionfo elettorale della notte del 25 settembre, per Fratelli d’Italia è tempo di tornare sui banchi. Le “pagelle” che promuovono o bocciano i 12 mesi a Palazzo Chigi di Meloni non c’entrano. Da tempo Fdi ha in programma di avviare una sua scuola di politica. La Lega la organizza da anni, mentre da poco Forza Italia ha avviato una collaborazione con Uni Cusano. Il Pd, dopo le Scuole Poltiche di Ernico Letta, ha intenzione di organizzarne una sua propria. Per non parlare delle 10 lezioni del M5s per i militanti e le iniziative di Azione, +Europa e i Verdi. Insomma, quasi tutte le formazioni politiche in parlamento hanno la propria scuola di partito. E Fdi non vuole essere da meno. True-news.it ha intervistato Francesco Giubilei, Presidente della Fondazione Tatarella ed editore di Nazione Futura, per ipotizzare come potrebbe essere.

Dottor Giubilei, a che punto è il progetto della scuola di partito di Fratelli d’Italia?

So per certo che c’è la volontà di pensare a una scuola di partito e di formazione. Il progetto è da tempo nei piani di Fratelli d’Italia – di cui però tengo a precisare che non faccio parte. Avevo avuto dei contatti con dei responsabili del partito prima delle elezioni e penso che il progetto della scuola di formazione del partito si farà a breve.

Perché Fdi ha a cuore la creazione di una scuola di partito?

Oggi viviamo in un contesto politico volatile. Durante la Prima Repubblica gli elettori votavano lo stesso partito tutta la vita e c’era poco scostamento. La versatilità del contesto odierno fa sì che la politica si basi solo sui leader. Per evitare questa volatilità bisogna puntare su progetti politici a medio e lungo termine. Non ragionare sull’immediato dell’attualità, ma su visioni di carattere valoriale. Serve una preparazione che sia legata a delle scuole di partito o di formazione. E poi queste scuole possono permettere la formazione della classe dirigente. Che, insieme coi militanti, è la colonna portante della politica attiva. Di fronte al continuo abbassamento delle intellighenzie, serve conoscenza, servono tematiche economiche, sociali e politiche.

Che cosa dovrebbe insegnare una scuola ai militanti e ai potenziali quadri dirigenti di Fdi?

Per prima cosa, la scuola di formazione politica deve dare rudimenti di gestione politica. A chi vuole fare politica attivamente bisogna insegnare la differenza tra delibera e determina in consiglio comunale. Devono conoscere il funzionamento degli enti dello stato, i principi costituzionali. A ciò, bisogna poi unire la cultura generale. Una scuola di partito deve insegnare la storia e l’identità italiana. Il concetto di conservatorismo, un termine che in molti oggi non sanno cosa sia.

Può darcene una definizione?

“Conservatorismo” oggi è un termine a metà strada tra liberale e sovranista. Non è reazionario, non è chiuso all’innovazione. Il conservatore per definizione è aperto al futuro e all’innovazione. Per conservare – senza stravolgere – il conservatore deve tutelare il concetto di Europa, che è da Unione europea; il concetto di natura, che non c’entra nulla con gli slogan ambientalisti di questi tempi. Ci sono poi il concetto di famiglia e le radici cristiane, che non sono solo spirituali, ma culturali. La cultura non è solo di sinistra.

Quali potrebbero essere i docenti della scuola di partito? Se le dico i nomi di intellettuali orbitanti intorno al centrodestra: Luca Beatrice, Franco Cardini, Pierangelo Buttafuoco, Giordano Bruno Guerri?

Per carità sono intellettuali validi, ma non voglio lanciarmi in nomi. La scuola di partito può aprire le porte anche ad altre anime culturali, non deve per forza essere autoreferenziale. E’ certamente necessario che valorizzi quelle figure del mondo culturale che hanno dato lustro all’alveo conservatore. A partire dai pensatore del passato, come Roger Scruton, Agusto del Noce, Prezzolini, Longanesi, Papini e Ardengo Soffici. Tra i viventi, è fondamentale dare risalto allo zoccolo duro. Gli intellettuali e animatori culturali che sono stati vicino al partito anche quando prendeva il 3-4%.