Home Politics Elly Schlein e il sit in per i giornalisti Rai (che però sono quasi tutti di sinistra)

Elly Schlein e il sit in per i giornalisti Rai (che però sono quasi tutti di sinistra)

Elly Schlein e il sit in per i giornalisti Rai (che però sono quasi tutti di sinistra)

Perché leggere questo articolo? Da Gubbio a Cassino. Le figuracce dem proseguono. Un sit in per la stampa in un paese dove la stragrande maggioranza dei giornalisti è di sinistra è un idea che solo il Pd di Elly Schlein poteva avere. Farlo sotto la sede Rai in pieno Sanremo, forse nemmeno Veltroni e Letta…

Il Pd non starà a guardare, organizzeremo in sit-in per denunciare quello che sta accadendo in Italia sull’informazione, per difendere la libertà di informazione“. Lo ha detto la segretaria Pd, Elly Schlein, all’evento “L’Europa che vogliamo”, a Cassino. La città celebre dall’abbazia dove San Benedetto redasse la regola “Hora et labora” (prega e lavora) dista 300 km da Gubbio. La figuraccia (per non scomodare altri e più recenti avvenimenti che riguardano Gubbio) per il Partito democratico di Schlein resta. Non solo perchè li recente conclave extralusso dei deputati dem a Gubbio cozza con l’austerità benedettina. Fare un sit-in per la stampa in un paese dove la stragrande maggioranza dei giornalisti è di sinistra è un idea che solo il Pd di Elly Schlein poteva avere. Farlo sotto la sede Rai in pieno Sanremo, forse nemmeno Veltroni e Letta.

Un sit in per la stampa nel paese dei giornalisti di sinistra

“Penso che sia molto seria la questione della libertà di stampa e della difesa del servizio pubblico, che non può essere teleMeloni, questo non è chiaro alla premier. Ogni giorni assistiamo da parte del governo agli attacchi alla libertà di stampa. Gli eredi dell’editto bulgaro hanno già avviato la campagna di Bulgaria“. Ha tuonato Elly Schlein da Cassino.

Mi hanno segnalato un titolo di ieri della Tv pubblica che diceva: 100 euro in più per gli anziani, si voterà l’8 e 9 giugno. Un titolo incredibile, propaganda. Ma con la propaganda, fatta nella forma più becera, sulla pelle degli anziani, non si va lontano. Vedendo come hanno ridotto l’informazione pubblica, viene da pensare che” Meloni “sia diventata la regina delle televendite come Vanna Marchi, creando l’inganno verso le persone anziane”, ha detto concludendo il proprio intervento alla kermesse dem.

I giornalisti di sinistra sono la stragrande maggioranza in Italia

Parole che possono anche essere condivisibili. Di per sé, non c’è nulla di male nel fatto che la leader dell’opposizione si spenda in difesa della stampa, anzi. La realtà delle cose in Italia, però mostra quantomeno un correttivo. I giornalisti in Italia sono quasi tutti di sinistra. Per lo meno quelli che hanno il coraggio di dichiararsi politicamente. Certo, il servizio pubblico dall’avvento di Meloni sta conoscendo il più classico dei ricambi in salsa spoil-system. Il vento nella tv pubblica sta soffiando a destra. Ma i giornalisti di sinistra non mancano, eccome.

Dal 25 settembre la Rai ha perso alcuni pasdaran di sinistra: Fazio & Litizzetto, Bianca Berlinguer, Corrado Augias, Massimo Gramellini e Lucia Annunziata. Restano però conduttori di aperta opposizione a Meloni: su tutti Sigfrido Ranucci di Report. Un emblema di chi resiste in Rai anziché andarsene è anche il comico Rosario Fiorello. Rimane in Rai in un segmento cruciale del palinsesto il programma di Marco Damilano, l’emblema dei giornalisti di sinistra. Il programma non sta andando bene, ma Luisella Costamagna è la conduttrice di riferimento del M5s (voluta da Conte, come assist alla nascente TeleMeloni). Per non parlare degli ospiti fissi: da Paolo Mieli (che conduce anche programmi su RaiStoria), passando per Annalisa Cuzzocrea. Poi ci sono Fiorenza Sarzanini, Francesco Costa, Gianni Barbacetto, Marco Tarquinio. La Rai (sopratuttto Rai3) resta ampiamente orientata a sinistra.

Tempismo imperfetto

Sarà il 7 febbraio il sit-in davanti alla Rai contro “TeleMeloni” e per denunciare un servizio pubblico ridotto a réclame delle misure di governo. Elly Schlein ha sentito Giuseppe Conte e gli altri leader d’opposizione. Che però hanno già snobbato l’iniziativa, a partire dal leader del Movimento 5 stelle. “L’amichettismo vale a destra come a sinistra” ha tuonato Conte. La mobilitazione a difesa della libertà d’informazione lanciata dal Pd dovrà essere ampia e partecipata, aperta ad associazioni e società civile. Nel pieno del Festival di Sanremo, quando non ci sarà l’ombra di un dirigente Rai in viale Mazzini.