Home Politics Elezioni in Svezia, effetto NATO: dopo 100 anni il paese svolta a destra

Elezioni in Svezia, effetto NATO: dopo 100 anni il paese svolta a destra

Elezioni in Svezia, effetto NATO: dopo 100 anni il paese svolta a destra

Perchè questo articolo potrebbe interessarti? Lo scorso luglio Svezia e Finlandia hanno firmato i protocolli di intesa per l’ingresso nella Nato. Una scelta frutto dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia; e che ha generato polemiche politiche a Stoccolma. L’opposizione di destra che ha appena vinto le elezioni – per la prima volto dopo un secolo – criticato la decisione. Il cambio di posizione dell’ultima premier socialdemocratica, Magdalena Andersson, non sembra essere stato apprezzato dagli svedesi. Che ora guardano alla proposta dei conservatori: “Sì Nato, no migranti”. 

Clamoroso in Svezia: dopo più di un secolo la destra torna al potere. Il risultato è finalmente chiaro: c’è una maggioranza risicatissima, ma è possibile dichiarare un vincitore. Anche la premier ormai uscente, Magdalena Andersson ha dovuto ammetterlo, prima di dimettersi. L’alleanza di destra, guidata da Jimmie Akesson, ha vinto le elezioni in Svezia.

Vittoria clamorosa in Svezia

Non è bastato il voto postale. Si è definitivamente concluso lo spoglio al cardiopalma che andava avanti dal voto di domenica sera. La coalizione di destra ottiene 176 seggi, contro i 173 della sinistra. Un’elezione tiratissima, conclusasi con uno scarto di poche migliaia di voti (49,6 a 48,9%). Ma che porta a un esito clamoroso. Il blocco conservatore ha la meglio sull’alleanza socialdemocratici-verdi.

La culla della socialdemocrazia nordeuropea volta pagina. Negli anni c’era si stata una certa alternanza alla carica di Primo ministro, spettata anche a esponenti verdi e moderati; ma sempre in coalizione col Partito Socialdemocratico. Ora l’architrave passa all’opposizione, per la prima volta dal 1914.

Un cambio radicale per la Svezia

Una svolta radicale anche per gli equilibri elettorali sanciti dal voto. Il grande vincitore della tornata elettorale è infatti Jimmie Akesson, leader dei Democratici svedesi. Il partito di estrema destra è nato nel 1988 dalle ceneri di un gruppo neonazista. Il 43enne Akesson ha guidato il partito – in Europa iscritto al gruppo dei Conservatori con presidente Giorgia Meloni – che guida da 17 anni all’exploit del 20%. Da paria a peso massimo, imprescindibile per la formazione del nuovo esecutivo del Partito Moderato di Ulf Kristersson, a cui dovrebbe garantire un appoggio esterno.

L’affermazione dell’estrema destra in uno dei paesi più progressisti d’Europa arriva da lontano. Da tempo il consenso socialdemocratico viene eroso dallo scontento dilagante. Politiche di austerity hanno causato l’aumento del costo della vita e l’incrinatura del sistema di welfare; a cui nel tempo si sono aggiunte problematiche legate all’immigrazione.

Effetto NATO e pandemia

Malcontento che Akesson è riuscito a sfruttare. Con un’operazione chirurgica di pulizia all’interno del partito, che ha ripulito dagli estremisti. E con un programma che punta il dito contro l’immigrazione e il carovita. Posizioni premiate soprattutto dall’elettorato maschile e rurale, che ha votato in blocca per i Democratici.

Akesson è stato abile anche a sfruttare le controversie sullo scacchiere internazionale. L’opposizione di destra ha battuto forte sulle indecisioni della premier Andersson sull’adesione alla NATO. Al Primo ministro dimissionario vengono infatti rinfacciati i cambi di posizione nel corso degli anni. Oltre che una gestione problematica della pandemia. Il mandato di Andersson ha dovuto gestire le critiche successive a uno studio Nature. La prestigiosa rivista scientifica analizzava la gestione della pandemia in Svezia – precedente all’insediamento di Andersson, ma comunque a guida del suo partito – che ha evidenziato una mortalità di 10 volte superiore in Svezia rispetto ai Paesi vicini. Nello studio viene accusata l’Agenzia di Sanità pubblica svedese e le misure introdotte dal governo con raccomandazioni senza l’utilizzo delle mascherine e la chiusura delle scuole.