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Ecco perché la Digos identifica tutti

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Perché leggere questo articolo? Ulteriori polemiche sull’identificazione della Digos alla manifestazione in memoria di Aleksei Navalny. Non è la prima volta che questa divisione della polizia accende il dibattito pubblico. Anche la questura di Milano ha parlato di “eccesso di zelo” ma in realtà questo intervento rientra nei pieni poteri della Digos.

Domenica pomeriggio una decina di persone sono state identificate dalla polizia mentre commemoravano Aleksei Navalny al giardino Politkovskaja a Milano. La commemorazione era stata organizzata dall’associazione “Annaviva” a seguito della morte del principale oppositore di Putin. I manifestanti si erano radunati per portare un fiore in memoria del politico russo prima di essere identificati dalla Digos. La manifestazione era stata regolarmente comunicata in questura ma nella mail di avviso mancava il documento identificativo dei manifestanti, il loro numero esatto e l’orario.

Piantedosi: “Normale operazione che non comprime la libertà personale”

Il pomeriggio della manifestazione tre agenti in servizio sono passati e, notando che le persone riunite erano più di tre (il numero indicato nella mail), si sono fermate per identificare i manifestanti. Immediate le polemiche a seguito di questa vicenda. Il leader di “Azione” Carlo Calenda ha definito l’identificazione della Digos come “ributtante”.

Su questo tema è intervenuto il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che ha dichiarato: “È capitato pure a me nella vita di essere identificato, non è un dato che comprime una qualche libertà personale“. “L’identificazione delle persone è una operazione che si fa normalmente nei dispositivi di sicurezza per il controllo del territorio. Il personale mi è stato riferito che non avesse piena consapevolezza”, ha aggiunto il ministro.

L’identificazione alla prima della Scala

Quello di domenica pomeriggio non è stato però l’unico caso in cui l’intervento della Digos ha fatto discutere. E’ notizia di due mesi fa l’identificazione di Marco Vizzardelli. L’uomo, in occasione della della prima della Scala, ha urlato “Viva l’Italia antifascista” subito dopo l’inno di Mameli. Questa notizia è rimbalzata per giorni su tutti i telegiornali e social e ha sollevato dubbi su quale fosse la funzione della Digos e sui suoi poteri d’intervento.

Il ruolo della Digos

Digos è un acronimo che vuole indicare il reparto “Divisione investigazioni generali e operazioni speciali” della Polizia di Stato. Questo reparto si suddivide a sua volta in due sezioni: quella informativa e quella antiterrorismo. Entrambe dipendono dalla direzione del ministero dell’Interno. Il ruolo degli agenti è quello di svolgere indagini per impedire reati che potrebbero mettere a rischio la sicurezza del Paese e l’ordine pubblico. Per questo motivo sentiamo spesso parlare di loro anche in occasioni di minacce al terrorismo o controllo in manifestazioni in piazza o negli stadi.

Le identificazioni della Digos

Quello che potrebbe però ancora non essere chiaro sono i motivi che spingono la Digos a identificare il “disturbatore” alla prima della Scala o i manifestanti al giardino Politkovskaja. Secondo l’articolo 4 del Tulps (Testo Unico delle Leggi Pubblica sicurezza), gli agenti di questa squadra di polizia hanno la “facoltà di ordinare che le persone pericolose o sospette” – o chi si rifiuti di provare la propria identità – “siano sottoposti a rilievi segnaletici”. Quindi qualsiasi operatore della Digos che si trovi davanti ad una situazione sospetta o anche semplicemente imprevista, può disporre l’identificazione attraverso la richiesta di documenti.

Questura di Milano: “Eccesso di zelo delle forze dell’ordine”

La questura di Milano, a seguito delle polemiche degli scorsi giorni, ha motivato l’intervento di domenica scorsa come “un eccesso di zelo” delle forze dell’ordine. Questo “zelo”, infatti, pare essere molto diffuso negli ultimi anni con quasi 54 milioni di identificazioni in tutta Italia solo nel 2023. I dati sono in crescita rispetto agli anni scorsi con un aumento del 52% dal 2021. Le identificazioni non portano sempre a conseguenze penali ma vengono inserite nel C.E.D – S.D.I, dove sono racchiuse tutte le informazioni acquisite dalle polizie locali. Tutte le generalità aggiunte rimangono poi nel database a disposizione delle forze dell’ordine.

L’identificazione alla manifestazione per Navalny

L’identificazione di domenica pomeriggio è avvenuta quindi per via della discrepanza tra la mail ricevuta dalla questura il giorno prima e quello che la squadra operativa ha effettivamente constatato andando sul luogo. La mail indicava come manifestanti solo il promotore e altre due persone e mancava l’orario dell’iniziativa. La Digos riceve dalla questura tutti gli appuntamenti e perlustra la città tutto il giorno. Il 18 febbraio, giorno della manifestazione, gli agenti hanno visto sul luogo più di 10 persone e come da prassi si sono fermati a identificare i manifestanti.