Home Politics Dal complotto della Cia alla minaccia di pena di morte, le ombre sull’estradizione di Assange

Dal complotto della Cia alla minaccia di pena di morte, le ombre sull’estradizione di Assange

Dal complotto della Cia alla minaccia di pena di morte, le ombre sull'estradizione di Assange

Perchè questo articolo dovrebbe interessarti? I legali di Julian Assange, che rischia 175 anni di carcere se consegnato agli Stati Uniti, sostengono che l’ipotetica estradizione per accuse politiche è una chiara violazione del “Trattato di estradizione” tra Stati Uniti e Regno Unito. E che le richieste statunitensi sono una vendetta “contro le rivelazioni di Assange sui crimini di guerra statunitensi”.

Abuso dei diritti umani per motivazioni politiche. Su questo hanno puntato i legali della difesa quando il 20 e il 21 febbraio si è aperto alla “Royal Court of Justice” di Londra il processo finale per decidere dell’estradizione oltre Atlantico di Julian Assange. Gli Stati Uniti chiedono l’estradizione del giornalista australiano e fondatore di Wikileaks. Diverse associazioni per i diritti umani e il governo australiano invece fanno pressione per un ritorno in patria. Assange, se estradato, rischierebbe fino a 175 anni di carcere.

La seduta si è aperta con gli avvocati di Assange Edward Fitzgerald e Mark Summers, che si sono appellati su due questioni. La prima riguarda la decisione dell’ex Segretaria per gli affari interni inglese Priti Patel di firmare l’ordine di estradizione. La seconda invece è la decisione di un tribunale di grado inferiore di bloccare l’estradizione nel 2021. Il giudice al tempo decise di bloccarla solo per motivi di salute pur condividendo tutte le accuse politiche contro il giornalista. Questo portò ad una facile vittoria in appello degli Stati Uniti, ribaltando la decisione del tribunale.

La difesa di Assange: “Extradition Act” e l’abuso dei diritti dell’uomo

Fitzgerald ha quindi sostenuto in tribunale che l’ipotetica estradizione per accuse politiche è una chiara violazione del “Trattato di estradizione” tra Stati Uniti e Regno Unito del 2003. Ha inoltre ribadito che è uno dei concetti universali del diritto internazionale. L’accusa statunitense si basa infatti principalmente sullo spionaggio, “reato puramente politico”, ha affermato Fitzgerald. Un punto su cui l’avvocato ha fatto particolare pressione è l’assenza del divieto dell’estradizione per reati politici nell'”Extradition Act“, la traduzione nella legge britannica del “Trattato di estradizione” citato prima. Secondo Fitzgerald l’assenza della dicitura nella legge non significa che il suo cliente possa essere estradato per motivi politici, anche perché godrebbe delle tutele dell’articolo 5 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU). La scelta di estradare Assange “costituirebbe un abuso dell’articolo 5 della CEDU”, incorporata all’interno del diritto inglese.

Summers, il secondo avvocato di Julian Assange, ha successivamente affermato che la corte non si sta in realtà soffermando sul fatto che questa è una ritorsione del governo americano nei confronti del suo cliente. Secondo Summers infatti quella del governo americano è una vendetta “contro le rivelazioni di Assange sui crimini di guerra statunitensi”.

Le accuse della difesa al tribunale distrettuale

La difesa del fondatore di Wikileaks ora si sposta principalmente sulle colpe statunitensi e del Tribunale distrettuale. I due legali hanno dichiarato che la decisione del giudice distrettuale non ha considerato i tempi dell’improvvisa attività degli USA tra il 2016 e il 2017, dopo 6 anni di mancata azione giudiziaria.

“Sapevano che il Tribunale Penale Internazionale stava indagando sull’oggetto di queste rivelazioni”, ha affermato Summers. Prova inconfutabile, secondo la difesa, che i materiali riguardanti Assange sarebbero stati fondamentali per la loro accusa. Il giudice distrettuale poteva aspettarsi che, dopo la scelta del TPI di indagare su Assange, gli Stati Uniti lo avrebbero denunciato come attore politico. Il giudice distrettuale ha affermato che non ci sarebbe stata nessuna ostilità da parte statunitense neanche dopo l’ascesa alla presidenza di Donald Trump, che nel 2010 aveva lanciato da semplice cittadino una minaccia parlando della necessità di condannare a morte Assange. Questa conclusione, secondo la difesa, “non può essere corretta”.

Le minacce di morte ed il piano per rapire Assange e riportarlo negli Usa

Oltre alle dichiarazioni di Trump del 2010 secondo la difesa erano evidenti al giudice distrettuale altre prove sul fatto che ci fosse un piano per rapire e avvelenare Assange. Summers ha dichiarato che il tribunale non ha considerato valida la strada del complotto sull’avvelenamento del suo cliente ma, alla luce delle indagini svolte da Yahoo, “è chiaro che i funzionari del governo avevano rivelato alla CIA che volevano un piano per rapirlo e restituirlo agli USA“.

Dall’inchiesta è infatti emerso che Mike Pompeo, al tempo direttore della CIA, aveva “proposto di rapire Assange e di riportarlo di nascosto negli Stati Uniti“. Dall’indagine è risultato anche che lo stesso Trump aveva richiesto delle opzioni sul cercare di attuare questo piano. “Il giudice distrettuale ha pensato che non ci fosse nulla di strano riguardo i tempi di questa estradizione”, ha continuato il legale di Assange.

Gli avvocati di Assange: “L’estradizione è un abuso di legge”

La difesa di Assange ha continuato quindi a scagliarsi contro la decisione del tribunale distrettuale, dichiarando che fosse a conoscenza del fatto che il Dipartimento di Giustizia americano intensificò le accuse contro Assange di 17 volte “al solo scopo di garantirgli una condanna più lunga”.

“Questa corte ha il diritto di rivalutare laddove i giudici ignorano fatti rilevanti“, ha affermato Summers. “Tutto questo dice chiaramente che la richiesta di estradizione è un abuso di legge“, ha concluso l’avvocato prima di una pausa del Tribunale.

La seduta si è poi riaperta con l’avvocato Summers che ha esaminato diversi casi di editori mai perseguitati per aver rivelato segreti di Stato, per poi spostarsi sull’articolo 10 della CEDU. “Il suo dovere di informare il pubblico supera il dovere di riservatezza”, ha affermato. Secondo gli avvocati di Julian Assange, le scoperte di Wikileaks hanno contribuito alla fine della guerra in Iraq. I legali si sono lamentati del fatto che in nessuna sentenza si parli del diritto del pubblico di arrivare a conoscenza di queste informazioni.

La necessità della doppia incriminazione dell’estradizione

Per quanto riguarda l’estradizione, la difesa ha tenuto a ribadire che è necessaria la doppia incriminazione. Un crimine deve quindi essere considerato illecito in entrambi i Paesi per poter rendere valido questo istituto. “Questo è il motivo per cui è pericoloso che il Tribunale Distrettuale sia d’accordo con l’accusa statunitense” – continuano i legali. “Il giornalismo è essenzialmente un comportamento criminale anche nel Regno Unito“, hanno aggiunto. Edward Fitzgerald ha ripreso la parola affermando che gli Stati Uniti potrebbero aumentare la pena di Assange per comportamenti per il quale non è neanche accusato.

Dagli Usa nessuna garanzia contro la possibile condanna a morte di Assange

L’ultima parte dell’udienza si è quindi spostata sulla decisione dell’ex Segretaria per gli affari interni Priti Patel di firmare l’ordine di estradizione. I difensori di Assange hanno affermato che, come successe in passato per altri casi, il Segretario in questione ha il potere di bloccare l’estradizione per motivi politici. Questo da manforte alla base della loro difesa: il caso di Assange è politico e viola il Trattato di estradizione.

Priti Patel, secondo gli avvocati, non ha neanche considerato il fatto che il fondatore di Wikileaks potesse essere condannato a morte negli Stati Uniti. “Lei lo sapeva ma non si è preoccupata di chiedere assicurazioni agli Stati Uniti di non applicargli la pena di morte”, concludono. Gli USA quindi dovrebbero fornire garanzie che Assange non sia condannato a morte. Semplici assicurazioni che però non sono state né fornite dagli Stati Uniti né richieste dal Regno Unito.

La seduta si è conclusa dopo ore e, come ampliamente previsto, è stato comunicato che il verdetto verrà annunciato in un secondo momento.

Stella Assange ai sostenitori: “Julian ha bisogno di libertà, noi di verità”

Fuori dalla Royal Court of Justice si erano nel frattempo riuniti centinaia di sostenitori di Assange, che hanno richiesto che l’estradizione venga negata. Tra di loro era presente anche Stella, moglie del giornalista australiano. Durante il suo discorso alla folla, Stella ha esortato i manifestanti a continuare a presentarsi per sostenere il marito fino a quando non sarà libero: “Julian ha bisogno della sua libertà e noi tutti abbiamo bisogno della verità” ha continuato Stella. Ha inoltre affermato che Assange farà appello contro l’estradizione alla Corte europea per i diritti umani se l’udienza dovesse fallire.