Home Politics Geopolitics Corna, gaffe e mediazioni: la politica estera di Berlusconi

Corna, gaffe e mediazioni: la politica estera di Berlusconi

Corna, gaffe e mediazioni: la politica estera di Berlusconi

Perché questo articolo potrebbe interessarti? Dall’atlantismo al “personalismo” nella gestione delle relazioni diplomatiche con gli altri leader. Ecco i tratti distintivi (e le tappe principali) della politica estera di Silvio Berlusconi.

Pacche sulle spalle, strette di mano e la costante sicurezza di sentirsi uno statista di caratura mondiale. Come e più degli altri colleghi. Silvio Berlusconi, quattro volte presidente del Consiglio, ha impresso il proprio marchio di fabbrica anche in politica estera. Ancorato ai pilastri dell’atlantismo e dell’europeismo, il Cav ha cercato in tutti i modi di amplificare il ruolo dell’Italia nel mondo. Ci è riuscito, almeno dal punto di vista mediatico, proponendo una ricetta che puntasse sul lato umano per coltivare le relazioni con presidenti e capi di Stato stranieri.

Nell’album dei ricordi del Cav ci sono infatti momenti epici, che non sempre hanno consentito a Roma di conseguire gli obiettivi prefissati, ma che hanno permesso a lui, il rampante leader di Forza Italia, di ottenere la prima fila dei palcoscenici mondiali.

Negli Usa, lo ricordiamo nel ranch dell’allora presidente statunitense George W. Bush con un cappello texano in testa. Eccolo, quindi, in Russia, impellicciato e sorridente, al fianco di Vladimir Putin, con lo Zar che all’epoca pensava a ben altro che non alla guerra in Ucraina.

E poi con una bandana anti sole in Sardegna, insieme al primo ministro britannico Tony Blair, e sul Bosforo, in Turchia, per partecipare alle nozze del figlio di Recep Tayyip Erdogan. E ancora: in Arabia Saudita a bere latte di cammella con il re saudita e nella tenda dell’amico “addomesticato” Muammar Gheddafi.

La (geo)politica estera di Berlusconi

Come detto, in politica estera il Cav non si è mai discostato dai valori atlantisti. Eppure, soprattutto in Europa, è stato spesso osteggiato dalle élite franco-tedesche, che faticavano a digerire la presenza di un presidente, venuto dal nulla, che nel giro di pochi anni ambiva a prendersi il centro della scena.

È per questo che Berlusconi ha cercato di tessere nuove alleanze parallele, che consentissero alla sua immagine di risplendere di fronte a statisti con più esperienza. E all’Italia di guadagnare posizioni nello scacchiere mondiale, all’alba, per altro, del nuovo (dis)ordine geopolitico del nuovo millennio.

Nei panni di mediatore, di conciliatore post Guerra Fredda, Berlusconi ha tessuto amicizie profonde, tra gli altri, con Bush junior e Putin. Favorendo – almeno di facciata – l’avvicinamento tra i due presidenti. Indimenticabile, ad esempio, la foto del 28 maggio 2022, nel summit della Nato a Pratica di Mare.

In quell’occasione, il Cav costrinse i leader di Usa e Russia a stringersi la mano, con lui in mezzo, davanti a fotografi e telecamere. Il messaggio era appena stato mandato: l’Italia aveva contribuito ad avvicinare Washington e Mosca, superando l’impasse del passato. Col senno di poi non sarebbe andata così, ma la vicenda consentì comunque a Berlusconi di ottenere risalto sufficiente per poter camminare a testa alta nei palazzi di Bruxelles.

Mediazione e diplomazia personale

Per quanto riguarda il rapporto con gli Stati Uniti, Berlusconi ha rinsaldato l’asse tra Roma e Washington in un momento particolare, mentre gli altri governi europei criticavano le mosse della Casa Bianca.

Non a caso l’Italia, sempre più perno della Nato, fu in prima linea nel garantire supporto e sostegno al Pentagono nelle missioni americane contro il terrorismo islamico in Afghanistan e Iraq.

Discorso più complesso, invece, per la Russia. Il Cav ha cercato, attraverso l’amicizia con Putin, di trascinare Mosca nell’alveo occidentale e, al tempo stesso, di gettare un ponte diplomatico capace di avvicinare il governo russo all’Occidente.

Gli accordi e le partnership di vario tipo siglate tra l’Italia e la Federazione Russa, condite da molteplici incontri personali tra Berlusconi e Putin, non avrebbero tuttavia impedito al Cremlino di prendere un’altra strada. Nonostante questo, il capo di Stato russo ha sempre nutrito stima e ammirazione per il Cav, confermate dal messaggio di cordoglio inviato per la morte del caro amico.

Se Berlusconi non è riuscito ad addomesticare Putin, al contrario è stato in grado di farlo con Gheddafi, dando vita ad un patto tra Roma e Tripoli su gas, migranti e infrastrutture di pregevole fattura (salvo poi assistere, inerme, al tracollo della Libia).

Il fondatore di Forza Italia ha inoltre contribuito a rafforzare i rapporti diplomatici tra l’Italia e l’Egitto, ma anche con Israele (mossa non scontata, visto che fino ad allora la politica estera italiana era per lo più filo araba) e la Turchia (legame strategico, per consentire all’Ue di espandersi anche nell’area balcanica occidentale).

Scintille in Europa

In Europa, in virtù delle sue ambizioni da leader, ha dovuto fare i conti con diverse situazioni complesse. Non è, ad esempio, mai andato d’accordo con il presidente francese Nicolas Sarkozy e la cancelliera tedesca Angela Merkel. Anzi, furono proprio Sarkozy e Merkel a “decretare” la fine dell’ascesa geopolitica del Cav.

Il 23 ottobre 2011, i due risposero ridendo ad una domanda su Berlusconi, tanto che anche la sala stampa del Consiglio Ue iniziò a sghignazzare. Qualche settimana più tardi, il Cav fu costretto a dimettersi dalla carica di presidente del Consiglio italiano, pressato dallo spread e dai rigoristi europei. Icaro si era avvicinato troppo al sole.

Al netto di varie gaffe (dalle corna al ministro degli esteri spagnolo, al “cucù” che colse di sorpresa Merkel in visita a Venezia, al richiamo della regina Elisabetta), Berlusconi seppe inoltre legare con personaggi minori che presto sarebbero emersi nella politica europea, come l’ungherese Viktor Orban.

Gli ultimi sussulti, nella parte ormai calante della carriera politica del Cav, demiurgo globale mancato, coincidono con una previsione sulla guerra in Ucraina: ”Io temo che questa guerra continuerà. Siamo in guerra anche noi perché mandiamo le armi in Ucraina… Adesso mi hanno detto che manderanno anche carri armati e cannoni pesanti. Tutto questo cosa significa? Che avremo dei forti ritorni delle sanzioni che abbiamo fatto alla Russia sulla nostra economia. Già si è fermato lo sviluppo, avremo una diminuzione del nostro Prodotto interno lordo…”.