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Europee, Meloni manavantista: il potere logora anche chi ce l’ha

Europee, Meloni manavantista: il potere logora anche chi ce l’ha

Perchè leggere questo articolo? La premier Meloni considererebbe una vittoria confermare alle Europee i risultati delle Politiche. Il politologo Alessandro Faggiano (Termometro politico) a true-news.it: “Ma la vera sfida è quella tra Lega e Forza Italia. Se avvenisse il sorpasso, Salvini…” L’intervista

“Per me una vittoria sarebbe confermare i voti che mi hanno portato a Palazzo Chigi un anno e mezzo fa, cosa non facile, non accade spesso che dopo un anno e mezzo un governo possa confermare quel consenso”. Parole e musica di Giorgia Meloni, che in vista delle Europee si è prodotta in quello che a taluni è parso un esercizio di manavantismo. Ma la premier potrebbe anche avere buone ragioni nel considerare non scontato raggiungere nuovamente il 26% dei consensi. Perchè il potere logora chi non ce l’ha, ma un pochino anche chi ce l’ha. E chi deve prendere decisioni che inevitabilmente non soddisfano tutti, anche all’interno del proprio elettorato. True-news .it ne ha parlato con il politologo Alessandro Faggiano, caporedattore di Termometro politico. Che ha spiegato: “Meloni? La vera sfida è quella tra Lega e Forza Italia. E se avvenisse il sorpasso, Salvini…”

Meloni dice che per lei sarebbe una vittoria confermare alle Europee i voti che l’hanno portata a Palazzo Chigi un anno e mezzo fa. Manavantismo o stare al Governo logora inevitabilmente i consensi?

Credo che riuscire a mantenere un livello di gradimento così importante rispetto al risultato di un anno e mezzo fa sarebbe qualcosa di notevole. C’è sempre un fisiologico calo figlio dell’attività governativa. Va detto che solo ora Fratelli d’Italia sta conoscendo una prima vera flessione. Non sarebbe una sconfitta persino se perdesse uno o due punti rispetto al 26% delle Politiche. Quindi nel merito sono d’accordo con Meloni, il suo non è manavantismo.

Restando al centrodestra: la Lega è sospesa sulla soglia psicologica del 10% ed incalzata da Forza Italia.

Questa è probabilmente la sfida più interessante delle elezioni europee. Sino all’Abruzzo era abbastanza complicato immaginare un sorpasso di Forza Italia, stando ai sondaggi. Ma il recente exploit ha dato nuova linfa vitale al partito. E chi rischia di più a questo punto è Salvini. Se anche la Lega si attestasse sotto al 10% ma rimanesse sopra a Forza Italia, il segretario resterebbe in sella. Ma se avvenisse il sorpasso, il giorno dopo Salvini dovrebbe presentare le dimissioni. Forza Italia oggi conta su un fattore che nessun altro dei maggiori partiti può vantare. Nato come primo partito personale d’Italia con Silvio Berlusconi, oggi ha in Tajani una leadership più anonima. E questo paradossalmente non è un elemento negativo, perchè rende Forza Italia il partito meno personalizzato tra quelli in gioco. Per gli azzurri potrebbe essere un plus.

Anche per Pd ed M5S le Europee potrebbero determinare nuovi rapporti di forza?

La partita delle Europee per il centrosinistra non sarà così decisiva. Il campo largo ha comunque obiettivi minimi ed obiettivi ideali. Il Pd festeggerà se si attesterà al 20%, ai Cinque Stelle andrebbe bene un risultato attorno al 17-18%. Più che ad un sorpasso nei confronti del Pd, i Cinque Stelle mirano ad un mantenimento della posizione. Non sarebbe male per loro confermarsi terzo partito italiano, magari a ridosso dei democratici. Dopo Sardegna ed Abruzzo, ogni tornata elettorale serve ai due partiti per affinare la quadra del campo largo, che a mio avviso deve essere assolutamente la base della coalizione a contrasto del centrodestra.

E i centristi?

La verità è che Azione e Italia Viva stanno molto meglio nel campo del centrodestra. Nonostante la narrazione progressista di Calenda, hanno differenze valoriali notevoli e sono due progetti programmaticamente liberali.