Home Politics Ciaone Ursula: l’idillio tra Meloni e von der Leyen è già finito

Ciaone Ursula: l’idillio tra Meloni e von der Leyen è già finito

C'era una volta la maggioranza Ursula: ma ora Von Der Layen flirta con Meloni

Perché leggere questo articolo? L’idillio in vista delle Europee tra Meloni e von der Leyen è già finito. Niente appoggio alla maggioranza Ursula. Giorgia mette a tacere i rumors di possibili accordi tra conservatori di Ecr e popolari del Ppe. Ecr potrebbe avere un proprio candidato.

Da “Auf Wiedersehen maggioranza” a “Ursula, ciaone proprio. A pochi mesi dalle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, che si svolgeranno in Italia l’8 e il 9 giugno 2024, Meloni ha detto per la prima volta che i conservatori Ue (Ecr) di cui è alla guida “potrebbero avere un loro candidato alla presidenza della Commissione europea”. Potrebbe quindi andare in soffitta il paventato (ma mai ufficialmente annunciato) sostegno di Meloni e del governo italiano a un bis di Ursula von der Leyen.

Maggioranza Ursula, Auf Wiedersehen

Era il 2019 quando la maggioranza Ursula fece la sua prima apparizione nelle nostre vite. Dopo anni di sonnecchiante accordo tra conservatori e socialisti, irrompe la crisi per la scelta della poltrona più importante dell’Ue. Per arrivare a alla soluzione, su von der Leyen ha dovuto convergere una “Große Koalition“. Conservatori e progressisti, ma anche da un pezzo degli euroscettici più moderati, tutti uniti nella “maggioranza Ursula”.

Una formula vincente, miracolosa. Al punto che anche alle nostre latitudini c’è chi è andato avanti a propinarla a ogni crisi di governo di crisi di governo, da ultimo, quella che nel 2021 ha portato a Palazzo Chigi Mario Draghi. L’unica assente – per scelta – alla formazione dell’esecutivo tecnico di mr. Euro in Italia, rischia di essere la pedina chiave per la riconferma di von der Leyen in Europa. La presidente uscente si è di recente ricandidata, ma la sua “maggioranza Ursula” è sempre più illusoria.

Paganini non ripete, nemmeno von der Leyen

Già le elezioni del 2019 segnarono una netta sconfitta di popolari e socialisti, che persero globalmente ottanta seggi e la maggioranza assoluta nell’assemblea. Cinque anni fa conobbero un exploit liberali macroniani e verdi. A giugno di quest’anno il vento sembra invece tirare verso destra. Molto a destra: l’estrema destra di Identità e Democrazia potrebbe ottenere più seggi dei conservatori di Ecr.

Un sondaggio di fine anno di Europe Elects offre lo scenario più probabile. La maggioranza Ursula per rinascere deve guardare a un nuovo partner. I liberali perderanno dei seggi e Identità e democrazia, di cui fa parte la Lega, potrebbe diventare il quarto gruppo del Parlamento Ue, perché i Verdi sono dati in caduta. Nei confronti di ID vige una sorta di “cordone sanitario”. Per mantenere la “famiglia” di Salvini lontana da tutte le cariche, potrebbe arrivare ai pro-Europea il soccorso nero dei conservatori dell’Ecr, il gruppo di Fratelli d’Italia, che secondo i sondaggi aumenterà i seggi.

Il flirt di Ursula con Giorgia è finito

Ursula von der Leyen è perfettamente cosciente del fatto che il rinnovo del suo mandato di presidente della Commissione fino al 2029 deve passare attraverso strette forche caudine prima nel Consiglio europeo dove la sua scelta sorprendente di avere l’imprimatur della Cdu e poi la nomina a Spitzekandidat del Ppe ha suscitato malumori fra i governi ma anche nella sua stessa famiglia politica europea quando al Congresso di Bucarest della scorsa settimana ha ottenuto quattrocento voti su settecentotrentasette aventi diritto al voto con molti assenti, molti astenuti e ottantanove contrari, il che avrà un effetto nel voto di elezione al Parlamento europeo il 17 luglio quando dovrà ottenere una maggioranza assoluta di trecentosessantuno voti mettendo insieme popolari, socialisti e liberali e cioè una nuova maggioranza europeista che uscirà tuttavia indebolita dalle elezioni europee. 

Le forche caudine parlamentari hanno spinto Ursula von der Leyen sulla via perigliosa di un accordo con Giorgia Meloni e i futuri parlamentari di Fratelli d’Italia sposando la causa della campagna populista contro la cosiddetta “ideologia ambientalista”, tradendo il programma del Green Deal Europeo su cui si era formata la sua maggioranza nel novembre 2019, violando i trattati e le regole interne della Commissione con gli inattesi imprimatur ai fallimentari memorandum di intesa del governo italiano con la Tunisia, l’Albania e l‘Egitto accelerando le procedure di adesione dell’Ucraina e fuggendo in avanti in modo confuso e inconcludente sulla difesa europea.

La presa di distanza di Meloni

Potrebbe quindi andare in soffitta il paventato (ma mai ufficialmente annunciato) sostegno di Meloni e del governo italiano a un bis di Ursula von der Leyen. “Quando ho dovuto criticare la Commissione europea non mi sono fatta problemi – afferma Meloni -, poi sono diventata presidente del Consiglio e ho costruito una doverosa collaborazione istituzionale con von der Leyen, perché devo portare risultati a casa per l’Italia ed è l’unica cosa che mi interessa. Dopodiché le elezioni sono un’altra cosa», ha preso le distanze dalla leader tedesca Meloni.