
di Francesco Floris
Regna il caos all’ombra delle due Torri. A Bologna il centrosinistra non ha ancora un nome per il candidato sindaco ed è sequestrato dalle continue lotte intestine ereditate dalla scissione di Italia Viva. Mentre il centrodestra è invece ostaggio delle proprie sconfitte recenti in Emilia con Fratelli d’Italia che non ci sta più a farsi dettare un nome dalla Lega. Nel Partito democratico bolognese a cercare di far quadrare il cerchio è il segretario provinciale Luigi Tosiani.
Nomi ce ne sono tanti. Quelli credibili sono pochi. Quelli che uniscono ancora meno. Chi piace di più in città all’elettorato sembra essere Matteo Lepore, delfino del sindaco Merola, la cui ricandidatura è esclusa, assessore alla Cultura e già da un po’ di tempo una sorta di sindaco ombra.
Tra gli outsider di questa corsa a due l’auto candidatura dell’eurodeputata Elisabetta Gualmini, area ex Margherita, già vice presidente dell’Emilia Romagna nello scorso mandato che si è lanciata qualche frecciata a mezzo stampa proprio con Virginio Merola.
Infine è girato il nome del deputato del Pd, Andrea De Maria, burattinaio nel Merola-bis, di corrente “cuperliana” dentro i dem – ammesso che esista la corrente – sposato con l’assessore all’ambiente dell’Emila Romagna, Irene Priolo. È stato anche sindaco di Marzabotto per dieci anni che, come valore simbolico per la storia del Paese, conta molto ma la realtà è che forse il suo nome viene fatto girare più sui giornali che non per un vero interesse, personale o di partito, a correre come primo cittadino della città rossa eterna.
Una volta infatti ha vinto il centrodestra a Bologna. Ma con un candidato civico, Giorgio Guazzaloca, mai con uno dei partiti. Ed è quello che Fratelli d’Italia sta provando a fare anche in questo 2021. Corteggiando Giancarlo Tonelli, il numero uno di Confcommercio Ascom Bologna. Il numero uno dei commercianti ci dovrebbe essere con una lista civica ma il compito di farlo entrare nell’orbita della destra è stato affidato all’avvocato Galeazzo Bignami, onorevole di Montecitorio alla Camera dei Deputati dopo un’appartenenza a Forza Italia. La Lega? Questa volta dovrà farsi da parte, almeno sul nome dell’ariete per provare a conquistare bologna. Il partito di Matteo Salvini in Emilia è ostaggio della propria doppia sconfitta comunali-regionali sempre con Lucia Borgonzoni dopo aver sognato l’impresa. Gli alleati stavolta non sembrano voler essere succubi del Carroccio. Mentre nella sinistra dura e pura bolognese sulla Borgonzoni si fa sarcasmo: la politica leghista ha infatti un passato di frequentazioni giovanili nei centri sociali e nei locali della sinistra di movimento, come il Link a Bologna. Maturando è diventata leghista. Ma proprio come a Matteo Salvini si rinfaccia sempre a Milano la leggenda dell’appartenenza al Leoncavallo, nella città delle due Torri a Borgonzoni tutti ricordano l’inversione a U. Dai centri sociali ai leghisti. Sta volta forse fare un nome tocca a chi è sempre stato di destra. Magari guardando ai commercianti feriti dalla crisi Covid.