Home Future Che cos’è il “nuovo nucleare” di cui parla il ministro Cingolani (e non solo)

Che cos’è il “nuovo nucleare” di cui parla il ministro Cingolani (e non solo)

Che cos’è il “nuovo nucleare” di cui parla il ministro Cingolani (e non solo)

L’Italia torna al (nuovo) nucleare? Sembrerebbe così, a leggere le dichiarazioni del Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani in un evento organizzato da Italia Viva la scorsa settimana. Nel corso del suo intervento il Ministro ha prima aperto a un possibile ritorno del nucleare in Italia, per poi lasciarsi andare a delle considerazioni su certi ambientalisti (“oltranzisti, ideologici, peggiori della catastrofe climatica” stessa).

Al di là del polverone mediatico di cui si è tanto parlato, val la pena approfondire la prima parte del suo discorso, in cui il Ministro ha spiegato che “si stanno affacciando tecnologie di quarta generazione, senza uranio arricchito e acqua pesante”, su cui l’Italia dovrebbe investire. Vediamole.

Al di là della polemica: cos’è il nuovo nucleare

Il cosiddetto nucleare di quarta generazione è una tecnologia attesa da tempo e ancora in fase di sperimentazione, che promette produzione di energia producendo scorie che rimangono radioattive per poco tempo. Per secoli, invece che millenni. Non è una differenza da poco.

Il settore propone anche altre novità, come i reattori a fusione, in cui l’energia viene prodotta fondendo due atomi (invece che dividendone uno). Un meccanismo del tutto diverso, quindi, che dagli anni Cinquanta impegna migliaia di scienziati, e su cui sono stati fatti grandi progressi. Anche se rimangono delle incognite, che riguardano soprattutto il controllo della fusione nel lungo periodo.

La novità della fusione, in Europa (e a Frascati)

Nonostante tutto, in Germania, un reattore di questo tipo, Stellarator, sta facendo qualche passo nella giusta direzione. E in Francia è attivo da tempo il progetto ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor) vede la collaborazione di USA, Russia, Germania, Cina e altri Paesi.

E l’Italia? Recentemente c’è stata l’alleanza tra ENEA, ENI e il consorzio CREATE per finanziare con 600 milioni la costruzione del Divertor Tokamak Test (DTT), un impianto a fusione. È anche a questo Cingolani si riferisce, ovviamente, sottolineando, pur con toni accesi, l’esigenza di rimanere al passo. Anche perché il nucleare è di fatto energia pulita.

Più nucleare, meno CO2?

Proprio così. Da sempre l’energia nucleare è malvista dagli ambientalisti, per ovvie ragioni legate a catastrofi come Chernobyl, o la gestione delle scorie radioattive. Se per un attimo eliminiamo dall’equazione questi due fattori (ci torniamo, però), ecco che il processo di produzione energetica di questo tipo è da considerarsi sostenibile. Tanta energia, prodotta in modo continuativo e affidabile, senza produrre CO2. È proprio l’aver scommesso sul nucleare in tempi non sospetti, a rendere la Francia così “verde” – e indipendente a livello energetico.

Parliamo ovviamente di un tema ancora controverso per alcuni ambientalisti: fidarsi o non fidarsi di questi reattori più piccoli, più sicuri, nel nome della sostenibilità? Secondo alcuni, vento e sole, da soli potranno fare molto ma non tutto: ergo, il ritorno dell’atomo su cui spinge anche Cingolani.

C’è un dettaglio che rischia di rovinare il piano del Ministro e degli altri player del settore: il popolo italiano si è già espresso sull’argomento, e sempre rifiutando lo spettro dell’atomo. La quarta generazione ci farà cambiare idea sul nucleare? Vedremo: il dibattito pare essere appena iniziato.