Home Future I nostri smartphone inquinano quanto il Venezuela: come liberarsi dei vecchi telefoni nel cassetto

I nostri smartphone inquinano quanto il Venezuela: come liberarsi dei vecchi telefoni nel cassetto

vecchi smartphone

Quanti anni durerà il vostro smartphone? Lo potete sapere in anticipo, perché, per incentivare il business, molti colossi dell’hi-tech e degli elettrodomestici adottano da anni la pratica dell’obsolescenza programmata. Risultato: dopo un periodo di tempo ben preciso, e naturalmente breve, bisogna cambiare telefono, computer o televisore. A questo si aggiunge anche la tech-addict, ovvero la tendenza a rincorrere sempre l’ultimo modello tra le centinaia messe sul mercato.

Quanto inquinano gli smartphone in uso

Uno spreco economico, che ai consumatori italiani costa ogni anno dieci miliardi di euro, oltre a rappresentare un grave problema ambientale. Secondo il rapporto Digital Green Evolution di Deloitte, il 2022 ha visto in uso nel mondo 4,5 miliardi di telefoni, che in totale hanno prodotto 146 milioni di tonnellate di CO2: presi insieme, questi dispositivi arrivano ad inquinare tanto quanto un paese intero, come per esempio l’Olanda o il Venezuela. Allungando la durata dei principali apparecchi di soli 365 giorni rispetto all’attuale media si potrebbero risparmiare in Europa le emissioni di carbonio di due milioni di automobili ogni anno, secondo l’European environmental bureau (Eeb). Se invece gli anni di vita in più fossero cinque, si eviterebbero quasi dieci milioni di tonnellate di Co2 l’anno entro il 2030 (o le emissioni di cinque milioni di auto).

Quanto inquinano i vecchi telefoni nel cassetto

E che cosa dire, invece, dei cassetti delle nostre scrivanie che scoppiano di vecchia tecnologia inutilizzata, come telefoni, tablet e lettori mutimediali vari, che non utilizziamo più, ma che non ci decidiamo a buttare? Nel solo 2022 è stato stimato un accumulo di cellulari in disuso nell’ordine di più di cinque miliardi dei 16 miliardi totali: impilati l’uno sull’altro, questi telefoni dismessi si innalzerebbero per 50.000 chilometri, più di cento volte più in alto della Stazione spaziale internazionale.

Secondo uno studio condotto da CertiDeal, sito specializzato in dispositivi tech ricondizionati, ben il 50,8% degli intervistati ha dichiarato di aver acquistato dai 5 ai 10 telefoni nell’arco della propria vita e il 28,7% dispone anche di un secondo device. Il 58% delle persone, inoltre, invece di buttare e riciclare, non riesce a liberarsi dei precedenti smartphone, vuoi “per ricordo”, vuoi per la classica scusa di “tenerlo di scorta”. Solo il 15% degli intervistati ha regalato il “vecchio” ad amici e parenti e ancora meno sono quelli che lo hanno venduto (9%).

Come fare il tech decluttering

In questo scenario il concetto di decluttering (dall’inglese mettere in ordine, fare pulizia) in versione tech assume sempre maggiore rilevanza e necessità. Ecco, dunque, qualche consiglio per adottare uno stile di vita (anche verso la tecnologia) più sostenibile all’insegna di un decluttering anti-waste.

Aprire il cassetto

Cominciare a valutare il numero di dispositivi in proprio possesso è un buon punto di partenza. I device “dimenticati” possono diventare fonte di inquinamento ambientale e di spreco di risorse preziose come i metalli rari. Per prima cosa è importante chiedersi: quanti device servono e vengono utilizzati realmente? Quanti altri stanno prendendo polvere?  Valutando, quindi, il numero di smartphone e dispositivi in nostro possesso è possibile compiere il primo passo. Per procedere allo step 2 è importante dividere i funzionanti dai non.

Valutare cosa “funziona”

Tra i dispositivi inutilizzati, ce ne saranno sicuramente alcuni che funzionano e altri che ci hanno abbandonato. Se alcuni funzionano, perché non pensare di riciclarli? Potrebbero servire a qualcuno altro in famiglia? Posso essere smembrati e proposti ad un rivenditore? Ci sono tante valutazioni che si possono fare per non abbandonare un dispositivo al suo destino.

Dispositivi morti: guida al riciclo 

Tra le tante cose sbagliate che, spesso in modo inconsapevole, facciamo c’è la brutta abitudine di liberarci dei vecchi smartphone nel modo peggiore: gettandoli semplicemente nel sacco dell’immondizia. Infatti, nonostante il 96% degli intervistati abbia dichiarato di essere a conoscenza della pericolosità nello smaltimento del proprio cellulare e della necessità di trattarlo come un rifiuto speciale, solo l’1% ha dichiarato di averlo “eliminato” gettandolo negli appositi contenitori.

Per evitare veri e propri disastri ambientali, è necessario portare i dispositivi in un centro di raccolta RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) o in un’isola ecologica comunale attrezzata per lo smaltimento. In alternativa, i più pigri possono addirittura consegnarli nei negozi di elettronica, che sono obbligati a ritirare i vecchi apparecchi.

Occhio ai nuovi acquisti 

Che la durata del ciclo di vita di un prodotto sia programmata, non è più un segreto. Infatti, questi device sono destinati a durare per circa 5-7 anni. Per sfidare questa tecnica industriale è però possibile sfruttare alternative green per limitare l’inquinamento tecnologico e ridare nuova vita ai dispositivi. Un’opportunità è rappresentata dal mercato dei ricondizionati, che ad oggi non è più una scelta di nicchia, ma rappresenta una vera garanzia di performance e qualità pari al nuovo ad un prezzo più vantaggioso. Un approccio green con un’ottica in economia circolare dell’hi-tech.

Oggi, quindi, è possibile agire concretamente per salvaguardare il pianeta partendo proprio dal cassetto di casa.