Home Future Chi è Omar Leccesi: chef TikTok tra aragoste e granchi “preistorici”

Chi è Omar Leccesi: chef TikTok tra aragoste e granchi “preistorici”

Chi è Omar Leccesi: chef TikTok tra aragoste e granchi “preistorici”

Sapete cos’è un king crab? O come si distingue un’orata pescata da una allevata? E ancora, come si pulisce un riccio di mare? Potete trovare risposta a tutte queste domande seguendo il profilo TikTok di Omar Leccesi, giovane cuoco influencer, seguito da oltre 1,3 mln di follower. 

Chi è Omar Leccesi

Classe 1993, Omar Leccesi si è diplomato all’Istituto Professionale per I Servizi Alberghieri e della Ristorazione di Rieti e poi ha iniziato il suo percorso in cucina nel ristorante di un prestigioso hotel, il Relais La Suvera  di PIeviscola (Siena). Oggi è lo chef del ristorante La Villetta di Monterotondo, a pochi km da Roma, di cui è proprietario insieme al papà Valter, che in passato aveva una trattoria, e al fratello Iacopo.

Omar Leccesi, quindi, è cresciuto a pane e ristorazione, ma poi ha trovato un modo tutto di essere chef, imprenditore e… influencer. Come ha spiegato in una intervista a Roma.com, la sua presenza su social non è improvvisata ma è frutto di un attento studio di marketing. Due i principi che segue: metterci la faccia in prima persona, innanzitutto. All’inizio aveva aperto il profilo ufficiale del ristorante, ma si è accorto “che, pur mettendo i piatti, o mettendo i video degli scampi vivi, non andava”.

Da qui l’idea di sostituire il vecchio nome e metterci il suo, diventando anche protagonista dei post e dei video. Le persone vogliono vedere la quotidianità, quando ti alzi, quello che fai, qualsiasi cosa. Quanti si chiedono: ma un ristoratore, nel suo giorno di riposo, che fa? Dove va?”. Secondo pilastro della sua strategia digitale: mostrare “la qualità, che deve essere espressa ai massimi livelli sul social. Conta e tutti devono toccarla, già solo guardandola; soprattutto, deve presentarsi qui, a chi viene a mangiare. Sono cosciente che mostrare la qualità è un’arma a doppio taglio, ma lo faccio perché so che sarà nel piatto. Spesso dico: “Ma vi siete mai chiesti, perché io vi faccio vedere tutto il pesce, che mi arriva, e gli altri no?”. Ho sempre inseguito la trasparenza, non nascondendo mai la provenienza dei miei prodotti”.

Anche se per un romano doc come lui non possono mancare piatti tradizionali, come la carbonara e la cacio e pepe, la sua passione ai fornelli è il pesce: eccolo così destreggiarsi tra astici ed ostriche, tonni giganti e maxi piatti di catalana, bottarga, cicale e anche pesci “poveri” come le alici. E che dire, poi, degli enormi granchi provenienti dall’Alaska, che sembrano quasi animali “preistorici”? 

Il caso della cena di pesce da 480 euro 

La scorsa estate Omar Leccesi h attira su di sé i riflettori, commentando il caso di una cena di pesce da 480 euro a San Benedetto del Tronto, che era diventato virale, coinvolgendo critici, chef e imprenditori. “Ormai tutta Italia parla di questa cena di 508 euro scontata a 480 per quattro persone per una cena di pesce. E c’è nell’aria uno stupore generale. Ma di che dobbiamo essere stupiti?”, ha esordito Omar Leccesi.

“Una certezza nella vita è che per mangiare pesce buono non puoi spendere poco. Pesce fresco, lavorato, trattato e conservato in un determinato modo costa soldi. Non pensate di spendere 25 euro. Quattro primi con la cicala 280 euro? Ragazzi, parliamo di cicala, non uno spaghetto con il tonno in scatola con tutto il rispetto. È un crostaceo rarissimo che costa tantissimo a noi ristoratori e che di conseguenza viene venduto ad un prezzo alto. Ma la domanda che faccio è: quando vi vengono dati i menù, li leggete o no? La cicala costa magari 150 euro al chilo: vi arriva il ragazzo a tavola, vi dice che le cicale pesano “x”, nella vostra testa non vi fate un calcolo?”.