Home Future Che incubo fare i cartoni animati, tra Zio Paperone razzista e il principe di Biancaneve sessista

Che incubo fare i cartoni animati, tra Zio Paperone razzista e il principe di Biancaneve sessista

Che incubo fare i cartoni animati, tra Zio Paperone razzista e il principe di Biancaneve sessista

A Disneyland in California è cominciato il conto alla rovescia finale per i fan di Splash Mountain, l’attrazione basata sul film del 1946 “I racconti dello zio Tom”, considerato razzista ed accusato di dare un’immagine troppo idealizzata della vita nelle piantagioni. Decisione che aveva già portato alla chiusura dello stesso gioco sui tronchi di legno a Magic Kingdom (Florida) e che aveva spinto la multinazionale statunitense a rimuovere il da Disney+. Splash Mountain sarà in entrambi i casi sostituita da ‘Tiana’s Bayou Adventure’, che si ispira al film del 2009 ‘La principessa e il ranocchio’, nel quale è stato introdotto il personaggio di Tiana, la prima principessa nera di Disney. 

Zio Paperone è razzista? 

Solo poche settimane fa si è saputo anche che Disney ha deciso di non pubblicare più due storie di Zio Paperone, a firma dell’autore Don Rosa: ‘Il sogno di una vita’ (2020) e il penultimo capitolo della saga ‘Il cuore dell’impero’ (1994). A essere finito nel mirino della censura, stavolta, è Bombie il gongoro, personaggio troppo caricaturale proveniente da un villaggio africano, insieme allo stregone vudù che gli ridà vita, considerato anche lui vittima di stereotipi.

“Non sbiancate Tiana”

Che dire… tra politically correct ed impegno per l’inclusività i personaggi vecchi e nuovi dei cartoni animati oggi non hanno certo vita facile. L’elenco di quelli censurati o potenzialmente censurabili è lungo, e coinvolge in molti casi Disney, produttrice di tanti film che hanno costellato l’infanzia dei bambini negli ultimi decenni. La stessa principessa Tiana è finita al centro delle polemiche nel 2018 con l’hashtag #dontwhitewahstiana, ovvero ‘non sbiancate Tiana’. Il motivo?  Il personaggio era stato ritoccato rispetto alla sua ultima esibizione e il pubblico aveva contestato la sua pelle troppo chiara, il naso troppo affilato e le labbra troppo sottili per una principessa nera. 

Tutti i cartoni animati censurati

Ma, dicevamo, l’elenco è lungo. Nel 2021, per esempio, Disney+ ha rimosso dalla sezione dedicata agli Under Seven alcuni classici animati, perché ritenuti offensivi. Chi ha più di 7 anni può invece continuare a vederli, previa lettura di un messaggio di avvertimento: “Questo programma include rappresentazioni negative e/o denigra popolazioni o culture. Questi stereotipi erano sbagliati allora e lo sono ancora. Piuttosto che rimuovere questo contenuto vogliamo riconoscerne l’impatto dannoso, imparare da esso e stimolare il dibattito per creare insieme un futuro più inclusivo”.

Nel mirino Dumbo, Peter Pan e Gli Aristogatti. Nel caso dell’elefantino volante sono presenti parole che risultano offensive nei confronti degli schiavi afroamericani, mentre il gatto siamese Shun Gon degli Aristogatti è disegnato con tratti così orientaleggianti da risultare irrispettosi. Peter Pan, infine, definisce “pellirosse” i membri della tribù di Giglio Tigrato, mancando di rispetto ai nativi americani.

La lista di accuse per Walt Disney è lunga. Nel lontano 1933 I tre porcellini fu accusato di antisemitismo, perché nella prima versione il lupo, travestito da venditore di spazzole, indossava una maschera da mercante ebreo. Se poi si guarda al sessismo, le tre famose principesse Disney oggi rischiano tutte la censura: dalla Bella Addormentata a Cenerentola, donzelle “nullafacenti”, passando per Biancaneve, la cui bellezza ossessiona la regina, per farla beve. Tra passato e presente, quest’ultima è stata al centro di un’ulteriore polemica dopo il lockdown a Disneyland in California (di nuovo) ha aperto l’attrazione Snow White’s Enchanted Wish: il bacio con cui il Principe Azzurro sveglia la giovane dall’incantesimo della sovrana malvagia viene dato “senza il consenso di lei, perché dorme”, hanno scritto i critici. “Non si può parlare di vero amore se qualcuno non sa cosa sta succedendo, dà un’idea così antiquata di ciò che un uomo può fare ad una donna”.

Buzz e i diritti Lgbt

Last but non least, ecco Lightyear – La vera storia di Buzz: troppo inclusivo, troppo politically correct, troppo avanti sul fronte dei diritti Lgbt. Il personaggio di Alisha Hawthorne, oltre che di un bacio saffico, è protagonista di un fidanzamento lesbico che si conclude con il pancione e la nascita di una bambina, figlia della co-protagonista e di sua moglie. Bufera su questa visione di famiglia troppo innovativa! 

E però, dall’altro lato, viene criticato persino Bluey: questa serie animata australiana, prodotta da Ludo Studio, commissionata da ABC Kids e BBC Worldwide, trasmessa su Disney+, racconta la storia di una tradizionalissima famiglia a 4 zampe. Ma anche qui le critiche non mancano: in questo caso la visione è troppo “da Mulino Bianco”, spiegano tanti genitori. “Come possiamo uguagliare quel modello, in cui mamma e papà hanno sempre tutto il tempo di giocare con  figli, come desiderato i bambini?”. Insomma, forse erano meglio i cartoni animati di una volta… Ops, forse no, Lady Oscar è troppo gender fluid.