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Telegram è russo: è sicuro? Ecco perché non bisogna temere

Telegram è russo

Telegram è russo: nonostante ciò si può stare tranquilli, perché il suo fondatore è ormai da anni esiliato dal governo del suo paese e garantisce sulla sicurezza della privacy della sua app.

Telegram è russo: è sicuro?

Ad ideare e sviluppare l’app di messaggistica di Telegram sono stati il fondatore del popolare social network russo VKontakte Pavel Durov e suo fratello Nikolaj. La prima versione dell’applicazione è stata pubblicata su AppStore nell’agosto 2013.

Telegram, rispetto a Whatsapp, è considerato più sicuro per il rispetto della privacy. Ad esempio, in Telegram, si possono creare chat segrete legate al dispositivo di uno specifico utente, ovvero che non vengono salvate sui server del servizio e, su richiesta dell’utente, scompariranno dopo un certo periodo di tempo. Si può anche impostare un timer su qualsiasi foto o video in queste chat: alla fine, anche loro si autodistruggeranno. E se si fanno screenshot, la app avviserà sempre il vostro interlocutore di questo.

Inizialmente, Telegram non supportava nemmeno la lingua russa, ma era rivolto a un pubblico più ampio in tutto il mondo: il servizio di messaggistica è stato localizzato in russo solo nel 2017. Il 13 aprile del 2018 Telegram viene bandito in Russia in seguito ai rifiuti di cedere al Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa le chiavi di crittografia utilizzate dalle chat, come imposto dalla legge anti-terrorismo.

Ecco perché non bisogna temere

Oggi Pavel è un cittadino francese e dell’isola caraibica di Saint Kitts e Nevis, abita a Dubai e guida Telegram, lo strumento senza il quale questa guerra non potrebbe essere raccontata. Infatti, a causa del presidente russo è stato costretto ad abbandonare il suo Paese.

Pavel Durov ha scritto su Twitter pochi giorni fa che “nove anni fa ho difeso i dati privati degli ucraini dal governo russo e per questo ho perso la mia azienda e la mia casa. Lo rifarei senza esitazioni”.

Molti sostengono della vulnerabilità della privacy di Telegram, nonostante le rassicurazioni del suo fondatore. La dislocazione dei messaggi e delle chiavi utili alla loro lettura su più server è una buona garanzia e si può stare moderatamente tranquilli. Attenzione, però, se ci si trova in zona di guerra.