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Rachele Scarpa, chi è la più giovane capolista del Pd: gaffe della candidata sul tema del lavoro

Rachele Scarpa

Rachele Scarpa è la più giovane capolista candidata del Partito Democratico per la Regione Veneto. Nelle ultime ore è finita al centro di alcune polemiche per delle sue dichiarazioni sul tema del lavoro.

Rachele Scarpa, chi è la più giovane capolista del Pd

Rachele Scarpa è nata a Monigo, in provincia di Treviso, nel 1997.  Negli anni del liceo è coordinatrice provinciale della Rete degli studenti medi di Treviso; viene eletta rappresentante d’istituto al liceo Canova di Treviso, quindi presidente della Consulta provinciale degli studenti.

Nel 2020, a 23 anni, è candidata in Consiglio regionale nella lista del Partito democratico. Dopo le elezioni decide di entrare nel partito, tanto da ricoprire il ruolo di vice-segretaria comunale di Treviso e la inserisce nella direzione regionale. I temi da lei affrontati sono: istanza giovanili, femministe, incontro tra giustizia sociale e questione ambientale. Oggi  frequenta il corso di laurea magistrale in filologia moderna; nel tempo libero disegna fumetti.

Gaffe della candidata sul tema del lavoro

La 25enne nelle ultime ore è entrata in una bufera politica per alcune sue dichiarazioni sul tema del lavoro. La giovane candidata del Pd ha affermato che “è necessario interrompere il circolo vizioso per cui il lavoro è l’unico mezzo di sostentamento per le persone”.

“Che cosa significa? – chiede Luigi Marattin di Italia Viva su Twitter – Che lo debba invece essere la rendita, dietro cui non c’è produzione, crescita, occupazione? Oppure il sussidio? E in quel caso, chi produce il reddito necessario per creare e distribuire il sussidio? Altri ‘mezzi di sostentamento’, sul momento, non me ne vengono in mente”

Dopo le polemiche, Scarpa ha scelto Twitter per rispondere: “Il Pd è il partito del lavoro che resta il primo strumento di emancipazione. ‘Sostentamento’ è però un insieme più ampio di diritti, che devono essere garantiti. Senza polemiche: magari lo capisce meno chi ha sempre difeso la precarietà chiamandola ‘flessibilità’”. E ancora il renziano: “La candidata Pd poi è stata così gentile da rispondermi, ma tuttavia senza davvero rispondere alla domanda che avevo fatto. Ha preferito riciclare qualche vecchio slogan della Cgil contro il Jobs Act, che per alcuni è il jolly utile quando non sai bene cosa dire”.

 

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