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Mezzi pubblici, aumentano i prezzi dei biglietti: dove, da quando, perché

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Mezzi pubblici, aumento dei prezzi dei biglietti in arrivo: dove, da quando e perché. Nei prossimi giorni si alzerà il costo delle corse nel trasporto pubblico locale nelle principali città italiane. A cosa è dovuto il rincaro?

Mezzi pubblici, arriva l’aumento dei prezzi dei biglietti: dove e da quando

Con l’inizio del 2023, arrivano una serie di rincari, tra cui gli aumenti dei prezzi dei biglietti per il trasporto pubblico. In molte città italiane, nel prossimo futuro, costerà di più viaggiare utilizzando i mezzi pubblici. A Napoli l’aumento è già realtà: il costo del biglietto è passato da 1 euro a 1.20 euro. Già scattati anche i rincari a Ferrara, dove da dicembre il costo di una corsa singola è passato da 1.30 euro a 1.50 euro. Stessa situazione a Parma a partire dal 2023, con un aumento registrato di 10 cent sulle corse singole, che ora costano 1.60 euro.

A partire dal 9 gennaio anche a Milano si avranno rincari. Il biglietto singolo costerà 2.20 euro, 20 centesimi in più, il giornaliero passerà da 7 a 7.60 euro, mentre il carnet 10 corse e il biglietto da tre giorni passeranno rispettivamente a 19.50 euro 13 euro. Ancora tutto fermo, per il momento, a Roma, dove però si parla di aumenti di prezzo per l’estate 2023. Si parla di un rincaro di almeno 50 centesimi: il costo dei biglietti dovrebbe salire fino a 2 euro. Ritocchi al rialzo anche per gli abbonamenti mensili e annuali, che costeranno rispettivamente 46.70 euro 350 euro. A Genova c’è stato un tentativo di muoversi nella direzione opposta: il sindaco Marco Bucci ha provato a rendere il servizio completamente gratuito. L’iniziativa è però morta sul nascere a causa della crisi dell’azienda di trasporto pubblico e le dimissioni del presidente Marco Beltrami.

Il perché dei rincari, cosa è successo? La protesta di Assoutenti: “Ingiusti”

Ma a cosa è dovuto questo generale aumento dei prezzi? Diversi fattori hanno contribuito alla traballante situazione economica per i mezzi pubblici. La pandemia pesa ancora molto sul trasporto pubblico: il numero di passeggeri non è mai tornato ai livelli pre-Covid. A queste difficoltà si aggiunge anche l’aumento del costo dell’energia. Non hanno aiutato inoltre le spese sostenute per la transizione ecologica, con il passaggio dalla benzina al più costoso ma meno inquinante gas metano.

Oltre all’inflazione galoppante, che pesa su moltissimi settori italiani, diversi comuni protestano per il non adeguato “incremento di risorse da parte dei trasferimenti regionali”. Nonostante le richieste di fondi da parte di molti comuni, che chiedevano infatti almeno 700 milioni per finanziare il trasporto pubblico, il governo Meloni ha stanziato solo 100 milioni per il 2023, e altri 250 milioni per il 2024.

Il Presidente di Assoutenti Furio Truzzi ha contestato i rincari, puntando il dito contro i comuni e contro il governo: Si tratta di rincari del tutto ingiusti, con i consumatori chiamati a pagare il conto della crisi economica in atto. La scelta del Governo Meloni di non prorogare il taglio delle accise è sbagliata, perché gli aumenti dei listini alla pompa produrrano rincari a cascata per beni e servizi in tutti i settori. Ancora peggio hanno fatto quei comuni che hanno partecipazioni nelle società dell’energia e che, pur avendo beneficiato dell’aumento delle bollette incamerando lauti dividendi, hanno deciso di incrementare i costi dei biglietti del trasporto pubblico, danneggiando due volte la collettività”.