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Google omaggia Giorgio Gaber nel giorno del suo compleanno

Google Gaber

Google, Giorgio Gaber: nel giorno del compleanno del cantautore, il motore di ricerca ha voluto omaggiarlo con il famoso doodle. Una bella sorpresa tutta all’italiana.

Google, Giorgio Gaber omaggiato

Il 25 gennaio 2022, il motore di ricerca Google ha deciso di rendere omaggio a un grande dello spettacolo e cantautorato italiano. Il doodle di Google è stato dedicato a Giorgio Gaber nel giorno del suo compleanno. Infatti, il 25 gennaio 2022, avrebbe compiuto 83 anni.

Gaber, soprannominato “il Signor G” è stato un cantante, paroliere, musicista, attore, intellettuale. Un punto di riferimento nel panorama musicale e per tante generazioni di giovani artisti e di pubblico.

Chi era Giorgio Gaber: un’icona per sempre

Gaber ha mosso i suoi primi passi nel mondo della musica e dello spettacolo da giovanissimo e accompagnato da grandi personaggi. A 15 anni aveva iniziato a suonare per curarsi e che poi si trasferirà con la chitarra al Santa Tecla, un locale pochi passi dietro al Duomo. Dove conosce Celentano, Jannacci e Mogol. Quello che diventerà il più famoso paroliere italiano gli procura il contatto con la Ricordi per il primo
disco: quattro canzoni in tutto, compresa ‘Ciao ti dirò”. Jannacci sarà invece un amico con cui confrontarsi di continuo. Con il molleggiato, descritto da Gaber come ‘‘un giovane pazzo”, farà i suoi primi spettacoli in giro per Milano, da chitarrista.

Un’icona del cantautorato italiano che vivrà per sempre e continuerà a influenzare la musica dei nuovi artisti. “La chitarra ho iniziato a suonarla che avevo otto o nove anni – ricordava Gaber in una vecchia intervista – e miei miti erano jazzistici: ho iniziato ad ascoltare dischi americani, in vinile, che facevano un piacevole brusio mentre ci facevano sentire questa musica stranissima e assolutamente sconvolgente”.

A Milano ci vive fino agli anni ’80,  poi si trasferisce in campagna, in Toscana, dove ha scelto di morire. Quando doveva tornare nella città milanese per lavoro, gli veniva una stretta al cuore – confidava agli amici – faceva fatica a viverci. ‘‘Ma sono rimasto legato in tutto alla
mia città – raccontava – sento che qui ogni cosa mi appartiene, quasi fisicamente”.