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Chi è Nino Di Matteo: moglie e figli del magistrato contro Berlusconi

Chi è Nino Di Matteo

Chi è Nino Di Matteo, magistrato sotto scorta, recentemente ha dichiarato pubblicamente di essere contrario alla candidatura di Silvio Berlusconi come presidente della Repubblica.

Chi è Nino Di Matteo

Antonino Di Matteo, per tutti Nino, nasce a Palermo il 26 aprile del 1961. Nico Di Matteo è un giudice. Dopo il diploma di maturità classica presso l’Istituto Gonzaga e si è laureato in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Palermo. È entrato in magistratura nel 1991 come sostituto procuratore presso la DDA di Caltanissetta.

Divenuto pubblico ministero a Palermo nel 1999, ha iniziato a indagare sulle stragi di mafia in cui sono stati uccisi Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e gli agenti delle rispettive scorte, oltre che sugli omicidi di Rocco Chinnici e Antonino Saetta; per l’omicidio Chinnici ha rilevato nuovi indizi sulla base dei quali riaprire le indagini e ottenere in processo la condanna anche dei mandanti, riconosciuti in Ignazio e Antonino Salvo, mentre per l’omicidio Saetta otteneva l’irrogazione del primo ergastolo per Totò Riina. Nel 2019 viene eletto consigliere del Consiglio superiore della magistratura.

Dal 2012 è presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati di Palermo. A causa della sua attività, Di Matteo è sotto scorta dal 1993.

Nino Di Matteo: moglie e figli

Il magistrato è sposato con Anna Galatolo e insieme hanno due figli. Nino Di Matteo è molto legato alla famiglia, alla sua terra ed è anche un appassionato di calcio. La famiglia di provenienza ha sicuramente influenzato il magistrato. Suo padre era  un avvocato, mentre suo nonno un giudice.

Il magistrato contro Berlusconi

Nino Di Matteo è sempre stato contrario all’ipotesi che Silvio Berlusconi venga eletto al Quirinale. Ospite di “Mezz’ora in più“, trasmissione che va in onda su Rai3, il magistrato ha sottolineato: “Volevo ricordare – ha detto Nino Di Matteo – ed è un dato di fatto è che in una sentenza definitiva della Corte d’appello ma con il bollo della Corte di Cassazione, che ha condannato per concorso in associazione mafiosa Marcello Dell’Utri, è sancito che Dell’Utri, all’epoca non senatore, fu intermediario di un accordo stipulato nel 1974 e rispettato da entrambe le parti fino al 1992 tra le famiglie di vertice della mafia palermitana e dall’allora imprenditore Silvio Berlusconi”.

E ancora: “Quell’accordo prevedeva che in cambio della protezione personale e imprenditoriale, il versamento di somme molto ingenti di denaro da parte di Berlusconi a Cosa Nostra. Io non voglio commentare né esprimere giudizi politici però questo sta diventando un paese in cui ogni tanto qualche fatto emerso anche in sentenze definitive va ricordato”.