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Rocco Siffredi denunciato per molestie: ecco perché chi si indigna è solo un ipocrita

Rocco Siffredi denunciato per molestie: ecco perché chi si indigna è solo un ipocrita

Rocco Siffredi non è un casto divo, che sorpresa! Il re del porno è stato denunciato da una giornalista per molestie. A quanto pare, dopo un’intervista vis a vis, la avrebbe tempestata di messaggi inopportuni alludendo a cosa le avrebbe fatto, se si fossero incontrati extra-lavoro. Poi, l’inversione di marcia. Quando l’articolo uscì, il nostro non ne rimase compiaciuto. Quindi, cominciò a scagliare frecciate, sempre via chat, in merito alla vita sessuale della reporter. Un bombardamento continuo e senza freni che, già all’epoca dei fatti (2023) lei decise di denunciare. Ora la storia salta fuori, con tempismo mediatico birichino rispetto al lancio della serie Netflix “SuperSex”, biografia liberamente ispirata alla vita di Siffredi. La grande N sarà pronta a un sequel? Ne dubitiamo. Restiamo però basiti di fronte allo stupore dell’Italia intera. Per quanto nella già citata fiction il Rocco Nazionale fosse rappresentato come un giovane Proust, non credevamo davvero che qualcuno potesse essersi bevuto una narrazione tanto fantascientifica. Siffredi, povera anima, è un boomer di 60 anni. Un boomer cresciuto ad applausi e Oscar (del porno) ogni volta in cui si slacciava la lampo dei jeans. Posto che ciò non lo giustifica, ehi che vi aspettavate dal re dell’hard? Davvero, non si è mai nemmeno preso la briga di mostrarsi diverso da quello che è (sempre stato).

Rocco Siffredi molesta in diretta la conduttrice di uno show francese

Rocco Siffredi, piaccia o meno, è star mondiale. Grazie poi alle apparizioni tv degli ultimi anni, come il ruolo di naufrago a L’Isola dei Famosi, ora pure vostra madre prova simpatia per lui. E non la nasconde più, temendo il giudizio altrui. Uno che va a fare il padre affettuoso alla corte di Milly Carlucci, il figlio era in gara all’ultima edizione di Ballando con le Stelle, non può essere porco degenerato, no? Nonostante lui stesso abbia confessato in più occasioni una forte dipendenza dal sesso, è come se la sua immagine, al di fuori dei social, sia stata in qualche modo “riverginata”. Si è pure travestito da drag lanciando importanti appelli pro inclusione nel talent “Non sono una Signora”, condotto da Alba Parietti su Rai 2, la scorsa estate. Il Rocco Siffredi che siamo abituati a vedere oggi, però, quello che si spertica per il femminismo e gli arcobaleni, è solo mirata operazione di marketing per allocchi, un tristanzuolo tentativo di rebranding. Uno che ha campato 30 anni trombando e facendo trombare, ricevendo onori e applausi per questo, come potrà mai comprendere che tutto ciò che gli è stato lecito finora, adesso non lo è più? Basti vederlo sei anni fa, ospite della trasmissione francese chez Cauet, saltare addosso per lunghissimi minuti alla conduttrice. Con i presenti a fomentarlo in un italiano stentato ma comprensibilissimo: “In pecorin! In pecorin!”. Rocco esegue, divertito assai, la donna ride di gusto. Chiaramente oggi, per fortuna, una roba tanto trucida non potrebbe mai andare in onda. Ma il punto è: fino a sei anni fa, sì. Corredata da risa, applausi e goduriosi schiamazzi.

Per Rocco Siffredi, le molestie sono complimenti

Il contenuto dei messaggi che Rocco Siffredi ha inviato alla giornalista fa quasi sorridere per quanto sia becero tout court. La destinataria, rimasta finora anonima, si è divertita giustamente meno e ha proceduto per vie legali. Anche perché, a quanto sostiene, cotanto martellamento messaggistico, tra allusioni e insulti porcini, la avrebbe mandata dallo psicologo per problemi di ansia. Nulla da eccepire e ci mancherebbe solo. Proviamo però a fare l’esperimento di entrare nella testa di Rocco Siffredi, elogiato fin dalla più giovane età per il pitone che si ritrova in mezzo alla gambe. Per lui, è lecito immaginarlo, dire a una donna che se la sdraierebbe ben volentieri non è molestia, bensì un complimento, una lusinga. Sarà perfino convinto che le possa far piacere. Quest’uomo, di fatto, campa da sempre intorno a e grazie al proprio pene, il più invidiato e ambito d’Italia. Cosa dovrebbe pensare, oggi, a 60 anni suonati? Siffredi rappresenta la quintessenza di quella mentalità maschile fallocentrica che stiamo cercando di estirpare dalla nostra società. Ed è bene che i tempi siano cambiati, ben venga il progresso. Ancora oggi, però, lui a livello personale, non è in grado di comprendere che slacciarsi i pantaloni di fronte a un’anziana signora che lo stava consolando il giorno del funerale della madre, non sia stato, se non altro, un bel gesto. Lo racconta qui, intervistato da Gianluca Gazzoli, precisando “Io volevo ringraziarla”. Non sappiamo come andrà a finire la causa legale, ovvio, ma ciò che dovremmo ricordare tutti è che se Rocco Siffredi è un “mostro”, un “molestatore”, siamo stati noi a crearlo. Coi nostri tre decenni di applausi, boati di stupore e pippe in bagno. Scandalizzarsi ora, cadere dal pero, è pura ipocrisia.