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L’ultimo paradosso M5s. Il grillino Lanzi vuole l’immunità anche da ex senatore

L’ultimo paradosso M5s. Il grillino Lanzi vuole l’immunità anche da ex senatore

Perché leggere questo articolo? Il M5s si è sempre espresso contro l’immunità parlamentare. L’ultima volta lo ha fatto sul caso del deputato di Fdi Emanuele Pozzolo e dello sparo di Capodanno. Solo che il 27 marzo scorso Palazzo Madama ha negato l’autorizzazione a procedere per l’ex senatore pentastellato Gabriele Lanzi, querelato per diffamazione dall’ex compagno di partito Matteo Dall’Osso. Il grillino Lanzi ha scelto di avvalersi dell’immunità anche da ex parlamentare.

Il paradosso M5s in Senato

Il 27 marzo scorso, nell’Aula del Senato, è andato in scena l’ennesimo paradosso grillino. Il M5s ha sempre alzato le barricate contro l’immunità parlamentare, ma un ex senatore del Movimento si è avvalso dell’istituto anche una volta perso il seggio. Si tratta di Gabriele Lanzi, che attualmente è coordinatore dei Cinque Stelle per l’Emilia Romagna.

Lanzi querelato da Dall’Osso

Tutto comincia nel 2018 con un post su Facebook. Nel messaggio, diffuso sui social, Lanzi attaccava l’ex deputato Matteo Dall’Osso. Il parlamentare, malato di sclerosi multipla, era stato eletto con il M5s per poi passare a Forza Italia. “Dall’Osso? Il suo stato di salute non lo sostiene più”, aveva scritto l’ex senatore sul suo profilo commentando il passaggio di Dall’Osso tra le fila degli azzurri.

L’ex senatore M5s chiede l’immunità

Da lì la querela per diffamazione. Con Lanzi che, già nella scorsa legislatura, decide di invocare l’immunità parlamentare per ottenere il no all’autorizzazione a procedere da parte della Procura di Roma. Il coordinatore del M5s dell’Emilia Romagna ha chiesto l’immunità, in quanto sostiene che le sue parole fossero state espresse nell’esercizio della sua funzione di parlamentare. Dunque rientranti nella casistica che permette di usufruire dell’immunità, da sempre considerata un odioso privilegio dai grillini.

Il M5s da sempre contro l’immunità

In Parlamento si scatena il dibattito, tecnico, sull’ipotesi che quelle frasi fossero state o no espresse nell’esercizio del mandato da senatore. O se, di contro, fossero semplicemente parole inserite nel contesto di un dibattito politico interno al partito. Ma ciò che conta è la contraddizione, rappresentata da un esponente che ancora oggi è considerato molto vicino a Giuseppe Conte ed è il coordinatore del M5s dell’Emilia Romagna. La richiesta dell’immunità, presentata da un pentastellato anche una volta uscito fuori dal Parlamento, stride con le campagne storiche del M5s contro tutti i privilegi. Comprese le proteste, le richieste di dimissioni e l’indignazione dei Cinque Stelle dopo il caso Pozzolo e l’immunità per il deputato di Fratelli d’Italia accusato dello sparo durante il veglione di Capodanno a Rosazza, in provincia di Biella.

Lanzi sfuggirà al procedimento per diffamazione

E così Lanzi sfuggirà al procedimento per diffamazione, intentato da Dall’Osso. Infatti il Senato ha votato a maggioranza a favore dello stop all’autorizzazione a procedere, con l’astensione della Lega e il voto contrario del M5S. Un no, quello del partito guidato da Giuseppe Conte, che è considerato, nel Palazzo, come una exit strategy di comodo per evitare le accuse di contraddizione e ipocrisia. Nell’intervento in Aula, la senatrice Ada Lopreiato, spiegando il voto del M5s, si è soffermata su aspetti tecnici del procedimento, non attaccando nel merito la scelta di Lanzi. Intanto l’ex senatore non ha subìto provvedimenti interni da parte di Conte e rimane al suo posto di coordinatore regionale del M5s dell’Emilia Romagna.