Home Esclusiva True Crocus City Hall, gli americani avevano avvisato: “Grave negligenza russa”

Crocus City Hall, gli americani avevano avvisato: “Grave negligenza russa”

Crocus City Hall

Perché leggere questo articolo? A due settimane dal tragico attentato a Mosca, arrivano nuove notizie al riguardo. L’attacco terroristico era stato segnalato dagli statunitensi con largo anticipo. True-News.it ha intervistato il giornalista e scrittore Roberto Vivaldelli.

Gli Stati Uniti due settimane prima dell’attentato al Crocus City Hall di Mosca rivendicato dall’Isis avevano avvisato i russi che la sala concerti era un potenziale obiettivo terroristico. Questa la notizia lanciata dal Washington Post. Le domande che sorgono spontanee da questa questione sono tante. In primis se la Russia avrebbe potuto sventare questo sanguinoso attentato in cui sono morte 143 persone. True-News.it ha intervistato il giornalista e scrittore Roberto Vivaldelli, esperto di comunicazione e relazioni internazionali.

Crocus City Hall: “Grave sia rimasta incustodita”

È molto grave che dopo l’avvertimento degli Stati Uniti e l’esempio del terribile attacco terroristico al teatro di Mosca nel 2002, la Crocus City Hall sia rimasta incustodita”, esordisce Vivaldelli. Questa, secondo il giornalista è una negligenza molto grave “che deve portare ai funzionari che avevano la responsabilità di proteggere i cittadini russi, a dimettersi”. 

Grave, inoltre, la mancanza di collaborazione tra le due potenze. “Purtroppo l’occidente e la Russia hanno – ancora oggi – un nemico comune: l’estremismo islamico. Ma nonostante questo, visti i pessimi rapporti bilaterali e diplomatici, le due potenze tendono a non collaborare nemmeno su questo fronte. Quando dovrebbero invece fare il contrario”, ha dichiarato. Per questi motivi, nonostante gli avvisi statunitensi, “Mosca ha sostanzialmente preferito ignorarlo e derubricarlo a un tentativo di creare scompiglio nell’ottica della guerra ibrida in corso tra Usa e Russia”. “Un grande errore” secondo Vivaldelli.

Le speculazioni nate dopo l’attentato al Crocus City Hall

Molte le speculazioni che sono nate dopo il 22 marzo, giorno dell’attentato terroristico al Crocus City Hall. “Quest’avvertimento da parte degli Usa ha aperto le porte a una serie di speculazioni sul possibile coinvolgimento – non si bene in che misura – da parte degli Stati Uniti stessi o dei servizi segreti ucraini, come sostiene Mosca, stando alle indagini preliminare delle autorità russe”, ha dichiarato il giornalista a True-News.it. Al momento però non ci sono prove di questi coinvolgimenti. L’errore principale, secondo Vivaldelli, è stata “la grave negligenza della Federazione Russa”. “Non penso d’altro canto che le autorità russe, come hanno scritto incautamente alcuni commentatori in Italia, siano le dirette responsabili della strage. La tesi del “se la sono fatto da soli” non sta assolutamente in piedi”, ha aggiunto, escludendo qualsiasi tipo di coinvolgimento russo nella strage. 

Sul motivo per il quale gli Stati Uniti avrebbero dovuto avvertire Mosca del pericolo nonostante i gelidi rapporti tra le due potenze, il giornalista fa riferimento alle parole di Karine Jean-Pierre. La portavoce della Casa Bianca, ha parlato dell’Isis come “nemico terroristico comune che deve essere sconfitto ovunque”, che quindi segue le linee strategiche dell’amministrazione statunitense. “Ma come dicevo prima, i rapporti pessimi tra le due grandi potenze, rendono difficile la collaborazione”, ha aggiunto.

Vivaldelli: “Fallimento dell’intelligence russa”

Il Washington Post ha inoltre riferito che gli Stati Uniti sono riusciti a segnalare un possibile attentato terroristico in una sinagoga. Grazie a questa segnalazione, il giorno dopo i russi sono riusciti a sventare questo attacco arrestando uomini della fazione afghana dell’Isis. Ci si chiede quindi come mai, nonostante le segnalazioni della Cia, i russi non siano riusciti a sventare l’attacco al Crocus City Hall.

Credo semplicemente che si sia trattato di un fallimento sul piano dell’intelligence e della sicurezza interna, simile a quello dei servizi israeliani in occasione dell’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre scorso”, ha commentato Vivaldelli. Tel Aviv infatti era stata avvertita settimane prima dai servizi egiziani. Segnalazione che però non è bastata per sventare l’attacco. “Non è la prima volta che i terroristi islamici uccidono centinaia di cittadini russi: è accaduto a Vladikavkaz nel 1999, 2008 e 2010; al teatro Dubrovka di Mosca nel 2002, alla scuola di Beslan nel 2004, e ora di nuovo a Mosca”.

La Russia e le difficoltà a gestire un territorio così esteso

Lo stesso Islam Khalilov, il “15enne eroe” celebre per essere riuscito a salvare più di cento persone durante l’attentato, ha dichiarato che lui e tutto il personale del Crocus City Hall erano stati informati della possibilità di attacchi terroristici alla sala concerti. I russi quindi hanno sottovalutato la situazione? “Assolutamente sì e hanno commesso un grave errore di valutazione”, dichiara il giornalista. Questo è forse un chiaro segnale per la Federazione Russa. “Segnale che si tratta di un regime che non ha così il pieno e ferreo controllo del suo territorio come solitamente si crede”. 

Da non dimenticare però che si parla del Paese più esteso del mondo. “Non è facile, dunque, anche se i due più grandi centri urbani sono Mosca e San Pietroburgo”. Un errore di valutazione quindi. “Probabilmente pensavano che i pericoli potessero venire dai territori più periferici, e invece sono stati colpiti al cuore”, ha commentato Vivaldelli.

“L’estremismo islamico rappresenta la sfida per la sicurezza di molte nazioni”

L’Isis quindi sembra tornato. O forse non se n’è mai andato. “L’Isis non è affatto scomparso, anche se sul piano strategico-militare non è in grado di ristabilire il controllo del territorio del sedicente Califfato che aveva stabilito tra l’Iraq e la Siria tra il 2014 e il 2015”, dichiara il giornalista. L’attentato al Crocus City Hall, nel cuore di Mosca lo dimostra. Quasi tutti i paesi del mondo hanno alzato l’allerta. Rischio attentati? “Come confermano gli attacchi terroristici in Iran, Russia e Turchia, l’estremismo islamico rappresenta la sfida per la sicurezza per molte nazioni, paesi della Nato compresi”, conclude Vivaldelli.