Home Esclusiva True Attentato in Russia. Perché l’Isis ce l’ha con Putin?

Attentato in Russia. Perché l’Isis ce l’ha con Putin?

Attentato Russia

Perché leggere questo articolo? Attentato in Russia, rivendicato immediatamente dall’Isis. True-News.it ha intervistato Lara Montaperto, esperta in Studi Strategici e Sicurezza Internazionale, sul ruolo dell’Isis nell’attentato e sullo stato di allerta delle diverse nazioni europee.

L’attentato del 22 marzo a Mosca ha indignato il mondo intero. Alcuni uomini armati, la sera di venerdì 22 marzo hanno iniziato a sparare alla Crocus City Hall, la più grande sala di concerti a Mosca. Il bilancio, destinato drammaticamente ad aumentare, è di 137 morti. L’Isis ha fin da subito rivendicato l’attentato. Il presidente Putin è però convinto del coinvolgimento del loro principale avversario al momento, l’Ucraina, che però si dichiara totalmente estranea. Quasi tutti i paesi europei alzano l’allerta. L’incubo Isis è tornato in Europa? True-News.it ha intervistato Lara Montaperto, Senior Analyst per Aliseo, esperta in Studi Strategici e Sicurezza Internazionale e studiosa di politica estera della Russia contemporanea.

L’Isis e la rivalità con la Russia

È naturale che l’Isis covi sentimenti di rivalsa nei confronti della Russia“, ha dichiarato Montaperto. “L’Isis è senz’altro un nemico per Mosca, come lo è per tutto il mondo non islamico sunnita. Non ci si dimentichi che è stato il pesante intervento russo a dare il colpo di grazia allo Stato Islamico in Siria“. Quello che però l’esperta trova curioso in questo tragico attentato sono “la tempistica, le modalità, nonché i profili degli attentatori“.

“Il flusso costante di informazioni” tra Washington e Mosca

Washington parla di costante flusso di informazioni fin da novembre sull’intenzione dell’Isis di colpire la Russia. Queste informazioni, secondo gli Stati Uniti, sarebbero state condivise ai russi. Il mondo si chiede quindi se effettivamente non ci sarebbe potuta essere qualche precauzione da parte della Russia stessa. Ma “la risposta sta proprio nel fatto che i rapporti tra Mosca e Washington sono notoriamente gelidi“, afferma Montaperto. Quello che manca, insomma, è la fiducia. “Nella narrativa russa ricorre spessissimo il riferimento al “tradimento” delle promesse americane non scritte relative al fatto che la Nato non si sarebbe allargata a est dopo la fine della Guerra fredda”.

Questa mancanza di fiducia quindi “è alla base dei problemi e della tensione che c’è oggi tra Washington e Mosca. Non è quindi da escludere che la Russia possa aver interpretato simili avvertimenti – se davvero ci sono stati – come tentativi di distogliere l’attenzione dal teatro ucraino o, peggio, gli abbia dato poco peso e abbia sottostimato un pericolo che non percepiva così vicino“, aggiunge l’esperta.

Ucraina, complice dell’attentato?

Putin, subito dopo l’attentato rivendicato dall’Isis, ha accusato l’Ucraina di essere complice. Ucraina che si è immediatamente dichiarata estranea alla questione. “È naturale pensare al proprio nemico principale quando si subisce un’offesa senza avere certezze sul mandante. Le variabili in gioco sono potenzialmente infinite, come sono infinite le ipotesi che si possono avanzare su questo tema”, ha affermato Lara Montaperto intervistata da True-News.it.

Un grosso rischio potrebbe correre l’Ucraina se “i Russi riuscissero a dimostrare la regia di Kiev dietro a un’azione di questo tipo perché la reazione potrebbe essere davvero spropositata“. L’esperta stessa ripone qualche dubbio sul fatto che l’Ucraina, in un momento così complesso, “abbia i tempi e i mezzi per coordinare con dei gruppi terroristici in Asia centrale un’azione di questo tipo“. Non bisogna dimenticare però che da quando è cominciato il conflitto l’Ucraina ha organizzato attentati, “seppur di calibro diverso”. “Si pensi, ad esempio, all’assassinio di Daria Dugina – figlia di Aleksandr Dugin – e all’attacco al ponte di Kerch”. Azioni che, specifica Montaperto, “avevano tuttavia incontrato il disappunto americano“.

Che fine faranno gli attentatori?

Le immagini che circolano sul web degli attentatori catturati dai russi stanno facendo il giro del mondo. Evidenti segni di percosse, lividi, un attentatore addirittura senza un orecchio. Il vicepresidente del consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev ha rivelato che saranno condannati a morte. Ma che fine faranno gli attentatori? “Stando alla legge russa, al momento la pena di morte non può essere applicata, a meno che la norma non venga reintrodotta e resa retroattiva per gli attentatori, ma ho qualche dubbio“, commenta sulla questione la studiosa. “Questa dichiarazione a caldo di Medvedev potrebbe essere un modo per fomentare l’opinione pubblica e tastare il terreno, per capire se la possibilità della reintroduzione della pena di morte potrebbe essere accettata dalla popolazione russa per crimini di questa portata”.

La strumentalizzazione dell’emotività post attentato

Non è la prima volta infatti che si sfrutta e strumentalizza l’emotività di questi tragici momenti. Alcuni esempi, secondo Montaperto, sono evidenti. “Gli Stati Uniti, dopo l’11 settembre lanciarono addirittura la Global war on terror, giustificando gli interventi in Medio Oriente che poi sono seguiti“. Più recentemente, riguardo il conflitto tra Israele e Hamas, “l’attentato del 7 ottobre è servito da casus belli per l’efferata guerra contro Hamas, che però sta coinvolgendo inevitabilmente anche gli abitanti di Gaza”. Questo emotività causerà qualche modifica in Russia? “Non mi stupirei se la Russia si servisse di questo attentato per introdurre modifiche di tipo legislativo“, aggiunge.

Minacce al terrorismo in Europa e le stranezze nell’identikit degli attentatori

Dall’11 settembre 2001 i Paesi occidentali sanno di vivere sotto la costante minaccia del terrorismo, ovviamente con fasi più acute rispetto ad altre”. Questo il commento di Montaperto sulle dichiarazioni dei paesi europei che hanno alzato i livelli di allerta. “È naturale che tutti i Paesi europei innalzino i livelli di allerta in questa fase, dal momento che gli attentati da parte dell’Isis non si verificavano da un po’. A maggior ragione, se i terroristi hanno tentato di scappare a ovest, e cioè verso l’Europa”. “Meglio prevenire l’eventualità di subire attentati in Europa”. Tuttavia, un attentato in Russia da parte di un gruppo terroristico silente da tempo e in un momento di estrema tensione come questo e in cui la Russia ha molti nemici “può far riflettere”.

Alcune stranezze, infine, si trovano nell’identikit degli attentatori di Mosca. Questi ultimi infatti “pare abbiano agito per denaro. In Europa, invece, i terroristi reclutati dall’Isis erano giovani di seconda o terza generazione radicalizzatisi per questioni di natura identitaria“. Un ultima questione, secondo l’esperta più marginale ma non trascurabile, riguarda la loro immagine. “i protagonisti di questo attentato – fuggiti, catturati, processati e umiliati dalle guardie russe – sono molto lontani dallo stereotipo del terrorista kamikaze che si immola gloriosamente in nome di Allah“.