Home Economy “Vinta una battaglia di mercato”: soddisfazione in Mediobanca per il caso Generali

“Vinta una battaglia di mercato”: soddisfazione in Mediobanca per il caso Generali

“Vinta una battaglia di mercato”: soddisfazione in Mediobanca per il caso Generali

Mediobanca ha vinto una battaglia di mercato” a tutto campo sostenendo da primo azionista la partita per la riconferma in seno a Generali dell’amministratore delegato Philippe Donnet. Un esponente di alto livello del management di Piazzetta Cuccia, conversando con True News, mostra soddisfazione: la sconfitta della cordata Caltagirone-Del Vecchio sostenuta dalla famiglia Benetton ha “mostrato al mondo l’esistenza di un capitalismo florido e in grado di confrontarsi con le logiche di mercato, non necessariamente perdente con quello relazionale vecchio stampo”.

Come Mediobanca ha vinto la battaglia di Generali

Una vera e propria “rivoluzione copernicana” per Mediobanca, che nell’ultimo quindicennio ha rafforzato la sua svolta da contenitore di partecipazioni e salotto buono della finanza a dinamico protagonista del mercato. A essere preservata è “la garanzia di indipendenza di Generali e della stessa Mediobanca”, che ha saputo fare asse con diversi investitori istituzionali. Alberto Nagel e i grandi fondi internazionali hanno avuto quindi ragione nel forzare la sfida con Caltagirone e il suo piano di discontinuità nell’assemblea del 29 aprile scorso.

La lista del CdA uscente di Generali, con il rettore Andrea Sironi candidato come nuovo presidente e Philippe Donnet confermato ad, ha vinto stamane in assemblea e ottiene il sostegno del 39,2% del capitale della compagnia staccando di quasi 10 punti percentuali quella presentata dal gruppo Caltagirone che è arrivata al 29,4% grazie all’appoggio di Leonardo Del Vecchio (salito al 9,8%) e dei Benetton (con una quota del 4,7%). A guidare la vittoria di Donnet e Mediobanca i fondi esteri: quelli americani Union iIvestments, British Columbia Investment Management Corporation, Employees Retirement System of Texas, Sba Florida, Calpers, Cpp Investment Board e poi Norges, il fondo sovrano norvegese da 1.400 miliardi di dollari che possiede oltre l’1,5% di Generali. Questa massa di capitale rappresenta oltre il 20% delle quote di Generali e solo il 3% ha scelto la via del sostegno a Caltagirone.

Generali, un’azienda in salute

“I fondi esteri hanno premiato i risultati di mercato”, sottolinea la nostra fonte, “di uno dei pochi player italiani con una proiezione veramente internazionale”: nonostante gli ultimi anni difficili il Leone ha concluso il 2021 con il risultato operativo migliore di sempre, pari a 5,9 miliardi di euro (+12,4% sul 2020), grazie al positivo sviluppo di tutti i segmenti di business. Risultato ulteriormente consolidato dal fatto che sul piano operativo Generali è un gruppo concentrato principalmente sul ramo Vita, a minor rendimento operativo rispetto a quello Danni.

“A uscirne sconfitta una logica che intendeva riportare anche in Generali le logiche salottiere di controllo finanziario concentrato in poche mani da cui Mediobanca è uscita da tempo e, da primo azionista di Generali, non vuole veder ricostituite nel Leone”, sottolinea il manager di Piazzetta Cuccia, conscio che questo risultato avrà effetti anche nell’epicentro della finanza milanese: basta guardare l’azionariato di Mediobanca per trovare al primo posto Leonardo Del Vecchio con oltre il 19%: il fondatore di Luxottica, più volte critico sulla governance di Piazzetta Cuccia, ha votato la lista Caltagirone nell’assemblea Generali, come hanno fatto peraltro i Benetton, che in Mediobanca hanno il 2,1% e sono usciti dal patto di consultazione pur professando l’assoluta neutralita. Ma “questa coalizione non ha toccato palla quando si è trattato di definire linee guida strategiche” trovandosi depotenziata dalla difficoltà di far seguire un processo costruttivo e di discontinuità.

Una nuova stagione per l’Italia?

Si potrebbe, in fin dei conti, “aprire una nuova stagione per il capitalismo italiano?”. Molto plausibile che Generali sia l’esempio di un rinnovato stimolo delle nostre eccellenze finanziarie a non temere la sfida del mercato. E risulta in quest’ottica pretestuosa ogni logica volta a identificare “l’azione di Mediobanca come un’azione condotta contro un’alleanza di investitori italiani”: anzi, a Piazzetta Cuccia c’è la consapevolezza che aver conquistato il “sostegno di grandi attori internazionali” mostri la consapevolezza della bontà del proprio progetto manageriale per Generali.

Partita chiusa? Tutt’altro. La presenza di partecipazioni incrociate di Del Vecchio e Caltagirone anche in Mediobanca riaprirà in futuro la battaglia sul controllo del cuore della finanza italiana anche in Piazzetta Cuccia. Secondo La Voce di New York, non va sottovalutata “’l’ipotesi, circolata con insistenza nelle ultime giornate, che per continuare la guerra Leonardo Del Vecchio possa lanciare un’Opa su Mediobanca. Cosa difficile, ma non impossibile”, ma le cui probabilità di successo sono risicate. Per essere vincente, un’Opa deve proprio rivolgersi alle stesse forze di mercato che, a sonora maggioranza, hanno già bocciato con forza su Generali il nuovo “salotto buono”.