Home Economy Venti di crisi sull’economia globale? Cosa succede a commercio, Pil, inflazione

Venti di crisi sull’economia globale? Cosa succede a commercio, Pil, inflazione

L'economia mondiale torna sull'ottovolante sulla scia delle crisi globali come quella delle catene del valore imposta dal blocco del Mar Rosso 

L’economia mondiale torna sull’ottovolante sulla scia delle crisi globali come quella delle catene del valore imposta dal blocco del Mar Rosso da parte dei ribelli yeminiti Houthi. “Gli attacchi continui degli Houthi alle navi nel Mar Rosso mantengono alta la tensione in Medio Oriente, sebbene al momento siano stati controbilanciati da una prospettiva economica globale instabile e dai rialzi del dollaro”, ci dice Gabriel Debach, market analyst di eToro.

All’ombra di una nuova crisi

Venti recessivi soffiano sull’economia globale, dice Debach, principalmente al combinato disposto tra “incertezza e volatilità” che contraddistingue i mercati internazionali: la disruption dei commerci può generare, nel corso dei prossimi mesi, “nuove pressioni inflazionistiche, specialmente in Europa, a causa degli aumenti dei prezzi dell’energia e dei costi di trasporto”, sottolinea Debach.

Come abbiamo avuto modo di sottolineare su queste colonne, anche dopo il raid della coalizione a guida anglo-americana contro gli Houthi la crescita le maggiori crescite dei prezzi nell’indice dei container sono state osservate sulla rotta Shanghai-Europa.

Ma a prescindere dalla crisi nel quadrante tra Mediterraneo e Oceano Indiano quello che si prospetta, nota Debach, “sarà un anno di crescita modesta, con un’economia in frenata rispetto al già debole 2023”. Casi come quello della Germania, che si avvia verso un biennio di sostanziale decrescita, sono emblematici.

L’Europa di fronte al rischio di una nuova crisi

“Dal World Economic Forum (Wef) di Davos”, nota Debach, “arrivano previsioni al ribasso, in linea con i più recenti scenari tratteggiati dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale”. In Europa, invece, “le prospettive si sono notevolmente indebolite rispetto al sondaggio di settembre 2023, con una percentuale di intervistati che prevede una crescita debole o molto debole quasi raddoppiata al 77%. Anche negli Stati Uniti e in Medio Oriente e Nord Africa le prospettive sono più deboli, con circa sei intervistati su 10 che prevedono una crescita moderata o più forte quest’anno (in calo rispettivamente dal 78% e dal 79%)”.

Il rallentamento economico, se gestito correttamente, “non dovrebbe spaventare gli investitori, poiché può presentare opportunità favorevoli per i mercati finanziari. In caso di un soft landing”, in cui, nota Debach, “l’economia evita una recessione ma cresce al di sotto del suo potenziale, ci si aspetta che le banche centrali adottino politiche monetarie più accomodanti”.

L’attesa per le banche centrali

Questo sul medio periodo potrebbe includere una scelta delle banche centrali orientata a “tagli ai tassi di interesse per stimolare l’attività economica e sostenere la fiducia degli investitori”. L’opinione di Debach raccolta da True-News è di guardare all’economia reale come alla finanza. L’analista  sottolinea che a suo avviso la somma “di un rallentamento economico e politiche monetarie accomodanti può riflettersi positivamente sui mercati azionari e obbligazionari. Gli investitori spesso reagiscono positivamente alla prospettiva di tassi di interesse più bassi, rendendo gli investimenti azionari più attraenti rispetto a alternative a basso rendimento”.

In caso di fase di crisi non tutti i prodotti sarebbero però problematici, nota Debach, che ci dice che “il calo dei rendimenti obbligazionari durante fasi di rallentamento economico può aumentare l’attrattiva del reddito fisso. Gli investitori possono cercare rifugio in titoli di stato e obbligazioni aziendali, spingendo al rialzo i prezzi di questi strumenti”. In ogni caso a dominare saranno volatilità e incertezza. Due problemi che dal Covid-19 in avanti i mercati mondiali hanno imparato molto bene a conoscere. Spesso sulla loro pelle.