Home Economy Laidler (eToro): “Incertezza per la guerra, ma i mercati non snobbano l’Italia”

Laidler (eToro): “Incertezza per la guerra, ma i mercati non snobbano l’Italia”

Laidler (eToro): "Incertezza per la guerra, ma i mercati non snobbano l'Italia"

Perché leggere questo articolo? La guerra tra Israele e Hamas complica gli scenari globali. Ma il clima per i mercati non necessariamente è a tinte fosche. True-news.it ne ha parlato con Ben Laidler, Global Markets Strategist di eToro.

Ben Laidler, Global Markets Strategist di eToro, non ha dubbi: nel mondo l’aggiunta della guerra in Medio Oriente tra Israele e Hamas al perdurante conflitto in Ucraina “genera incertezza” per gli operatori finanziari e i mercati, ma non necessariamente sarà un game-changer. In un contesto già ampiamente complesso, il top manager della società finanziaria israeliana fa notare che la sfida della crescita non è necessariamente persa. E parlando con True-News racconta le sfide di un mondo alle prove con una nuova guerra e nuovi venti recessivi, che toccano da vicino anche l’Italia.

Partiamo da un tema d’attualità: la guerra Israele-Hamas. L’offensiva di sabato 7 ottobre ha messo in dubbio la sicurezza interna dello Stato ebraico, premessa del suo sviluppo. Avrà ripercussioni sull’attrattività del Paese verso i mercati?

“Fortunatamente, credo di no. E che la guerra avrà un impatto in termini di incertezza e di problematiche umanitarie, ma non per il modello di sviluppo di Israele. Il Paese resta un forte, resiliente e compatto hub finanziario, un Paese aperto all’innovazione ampiamente integrato al resto del mondo. Quindi per fortuna ritengo che i presupposti del modello israeliano di sviluppo non saranno toccati da questa guerra”.

Sul fronte del rischio di uno shock energetico da guerra come vede la problematica?

I prezzi del petrolio sono in un range tra gli 80 e gli 85 dollari, con punte a 90, da tempo. Personalmente ritengo che la minaccia maggiore possa essere una contrazione dell’offerta per problematiche connesse al conflitto, che potrebbero contribuire a ridurre i consumi e aumentare l’inflazione. Molti hanno chiamato in causa il paragone con le crisi energetiche degli Anni Settanta. Ma allora uno shock d’offerta sul petrolio, come successo dopo la guerra del Kippur, pesava in termini relativi di più. Innanzitutto perché oggi la dipendenza dal petrolio di ogni unità di Pil delle economie occidentali è diminuita del 60% per un sistema maggiormente efficiente. E in secondo luogo perché in molte economie si consuma meno petrolio e più gas naturale”.

Lo scenario di un mondo in guerra su più fronti, sul piano macroeconomico, in generale quali sono?

“Vediamo un contesto dove la grande notizia è che stiamo assistendo alla graduale fine dei rialzi dei tassi. E questa è una notizia importante per i mercati, specie di fronte all’instabilità portata da crisi geopolitiche, venti di guerra e ondate recessive. Buona parte del rialzo dei tassi è compiuto. Credo ci sarà, nelle maggiori banche centrali, al massimo un piccolo ritocco. Ma questa corsa è finita. E si prevede una diminuzione dell’inflazione senza che una grande recessione sia da ritenersi immediati.

Lo stop al rialzo dei tassi anticiperà una possibile recessione generalizzata, anche nel peggiore degli scenari…

“Si. Prima ho parlato di venti recessivi e di possibili fasi di difficoltà. Ad oggi, è altamente probabile che lo stop alla crescita dei tassi avvenga prima di uno shock macroeconomico. E questo permetterà tre cose. Innanzitutto, un maggior margine di manovra per pompare liquidità se dovesse essere necessario. In secondo luogo una prospettiva di diminuzione dei tassi se l’inflazione si raffredderà. Terzo punto, il più importante, la prospettiva per i mercati di guardare finalmente a un orizzonte più lungo. E, aggiungo, meno incerto”.

Come i mercati guardano all’Italia in questo scenario?

“Sul piano macroeconomico certamente c’è attenzione, preferisco parlare in questi termini piuttosto che di preoccupazione, per il tema della sostenibilità del debito pubblico. Ma, aggiungo, che il tema è sul tavolo da anni. Nel 2023 ciò che però mi preme sottolineare esser stato importante per l’Italia è il fatto che la Borsa di Milano è la seconda piazza per crescita dei listini nell’anno solare. I mercati non snobbano l’Italia. Tutto questo in un contesto che vede molto denaro uscire dai mercati dell’equity e del debito. Se questa crescita sarà confermata nel quarto trimestre sarà un’ulteriore conferma positiva. L’ultimo trimestre dell’anno è quello in cui gli investitori si chiedono: dove punterò il prossimo anno? In quest’ottica, il più economico dei mercati borsistici delle economie più sviluppate dell’Occidente, anche perché tra i meno capitalizzati, offre opportunità di sviluppo. Cautela sì, ma con ricerca di prospettive e rendimento. Questo sarà il trend generale di sviluppo per il 2024”.