Servizi sociali, Italia spende 0,7% del Pil, un terzo della media Ue. Il rapporto Cnel

Il rapporto Cnel sulla spesa nei servizi sociali fotografa il ritardo dell'Italia rispetto agli altri paesi europei

Perchè questo articolo potrebbe interessarti? È stato pubblicato dal CNEL il Rapporto 1.2022 dell’Osservatorio Nazionale Servizi Sociali Territoriali. L’analisi quantifica nel dettaglio le voci di conto della spesa sociale, un settore cruciale di cui è emersa tutta l’importanza a cavallo della pandemia. L’Italia spende quasi tre volte meno della media Ue nei servizi sociali; ed emergono enormi differenze territoriali all’interno del nostro paese.

Nel 2019 la spesa per i servizi sociali in Italia è stata pari allo 0,42% del PIL; arriva a 0,7% con le compartecipazioni degli utenti e del servizio sanitario nazionale (SSN). Il dato è soltanto un terzo di quanto impegnano i bilanci di altri Paesi europei (2,1-2,2% di media).

Le differenze territoriali per i servizi sociali

E’ da poco uscito il Rapporto del Cnel “I servizi sociali territoriali: una analisi per territorio provinciale”. Redatto dall’Osservatorio Nazionale sui Servizi Sociali Territoriali del CNEL e realizzato in collaborazione con ISTAT. L’analisi attraverso database informativo 2018 e i trend di spesa 2019 è di un gruppo di lavoro composto dai consiglieri CNEL Gianmaria Gazzi, Alessandro Geria (coordinatori) Giordana Pallone, Cecilia Tomassini ed Efisio Espa; dal prof. Emanuele Padovani dell’Università di Bologna; coadiuvato dal dott. Matteo Bocchino di Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, Dipartimento di Scienze Aziendali, e dalla dott.ssa Giulia Milan di ISTAT.

Emergono le differenze territoriali enormi nel nostro paese, che non seguono la direttrice Nord-Sud. Emerge infatti una situazione di spesa sociale provinciale molto diversa. Per abitante la spesa dei  singoli va dai 583 euro per Bolzano ai solo 6 per Vibo Valentia. La regione più performante è la Sardegna con ben 4 province nelle prime 10 posizioni: Oristano (290), Cagliari (258), Sassari (254) e il Sud Sardegna (239). La peggiore è la Calabria con tutte le province nelle ultime 5 posizioni e una spesa pro-capite che non supera i 25 euro.

Oltre 7 miliardi

Le prime analisi relative al 2019 confermano un trend di spesa sociale positivo al netto delle compartecipazioni. Pari a +0,48%, passando così da 7,472 mld di euro a 7,508 mld di euro (+35,9 milioni). Si tratta di un valore inferiore al tasso di inflazione. E’ una spesa peraltro che, pur crescente, resta analoga a quella reale di 10 anni prima, nonostante i fenomeni di incremento della domanda sociale, con persistenti marcate divergenze regionali ed anche infra-regionali. Tale trend non è omogeneo sul territorio italiano, anzi, ci sono territori che retrocedono.

In termini di valori assoluti per abitante, nell’anno considerato l’aumento più elevato si osserva a Gorizia, con oltre 25 euro pro-capite, seguita da Bolzano, Torino, Pistoia, Sassari, Oristano, con incrementi fra i 15 e i 25 euro pro-capite. I decrementi più consistenti si sono registrati a Verona, Grosseto e Trapani, con riduzioni di oltre 25 euro pro-capite.

Le voci di spesa sociale

Le aree di intervento che assorbono la maggior parte della spesa sociale sono tre: Famiglia e minori, Disabili e Anziani. Nel 2018 per la prima si spendono circa 2,8 mld euro, pari al 37,9% della spesa dei Comuni; per la seconda circa 2 mld di euro, pari al 26,8%; per la terza circa 1,3 mld di euro, pari al 17,2%. Le spese per l’assistenza domiciliare risultano modeste: meno della metà di quella complessiva investita per l’area anziani e meno di 1/6 per l’area disabili.

In 42 aree provinciali si è registrato un decremento della spesa sociale (il più alto a Trieste -21,3%) mentre gli incrementi più sostenuti si sono avuti nelle province di Gorizia e Lecco, con oltre il +20%, seguite da Avellino, Foggia, Reggio Calabria, Pistoia e Isernia, tutte con aumenti superiori al +15%.

Il commento degli autori del Report sui servizi sociali

“Va portato a compimento con urgenza il processo di definizione normativa di tutti i livelli essenziali (LEPS) previsto nelle due ultime Leggi di Bilancio, e definirne di ulteriori per minorenni e ragazzi. Le evidenze relative alla rete dei servizi socio-sanitari per gli anziani e tutti gli altri soggetti fragili e non autosufficienti che emergono dal Rapporto attestano la necessità di approvare la riforma organica di sistema dell’assistenza di lungo periodo, attesa da un ventennio e ora prevista dal PNRR per la primavera 2023”, hanno detto i consiglieri del CNEL Alessandro Geria e Gianmaria Gazzi, coordinatori del Rapporto.

LEGGI IL RAPPORTO CNEL SUI SERVIZI SOCIALI