È un secco “no comment” quello che arriva dalla famiglia milanese. Ma ormai la notizia gira nel mondo immobiliare. Reinventing Cities? I Cabassi (e tanti altri operatori) non saranno più della partita. A giugno? Non ci sarà l’offerta economica per l’ex Macello di Milano da parte di Brioschi Sviluppo Immobiliare, il braccio della storica dinastia di immobiliaristi e filantropi.
Reinventig Cities: altro che “svendita” di aree pubbliche
I motivi? Sono da ricercarsi nelle maglie del bando internazionale promosso dal Comune di Milano e C40 – il network globale delle grandi città del mondo contro il cambiamento climatico, dove Beppe Sala guida la task force contro la crisi economica – per riqualificare le aree dismesse in chiave sostenibile e “green”.
Reinventing Cities, le dinamiche del real estate
Chi pagherebbe infatti 73,2 milioni di euro con una fideiussione del 10% a garanzia (7,3 milioni), soltanto per partecipare alla gara sull’ex Macello? Questo il prezzo minimo per aggiudicarsi lo storico mercato delle carni di via Lombroso, un’area di 148mila metri quadrati in stato di degrado e gravata da due diversi vincoli che ne limitano le possibilità di sviluppo: Soprintendenza per i Beni Culturali e Linate.
Ancora: da regolamento il 30% delle aree va ceduto a titolo gratuito per essere destinate a servizi (almeno il 20% a parco permeabile).
Reinventing Cities, i Cabassi boicottano
Tanto che, per rendere l’operazione appetitosa dal punto di vista economico per i privati, alla fine si sono dovute caricare le poche aree disponibili con volumetrie da capogiro: 0,8 mq/mq è l’indice edificatorio definitivo. Contro lo 0,35 che è quello base del Comune. Per intendersi: sul progetto del nuovo stadio di Milan e Inter dove i club volevano un tetto quasi identico sui volumi per garantire la solvibilità economica dell’operazione, le volumetrie sono state uno dei motivi degli attriti fra amministrazione e squadre che hanno fatto saltare l’intesa e allungato i tempi.
Come è stato possibile? “Trucchi” da Piano di Governo del Territorio. Come dimostrano documenti in possesso di True-News sono state spostati virtualmente i diritti edificatori di 70mila metri quadrati da Cascina Merlata – letteralmente dalla parte opposta della città, accanto all’area Expo – sull’ex Macello.
Reinventing Cities, prudenza per Brioschi Immobiliare
Non ci saranno invece i Cabassi e Brioschi Immobiliare. Che hanno preferito un atteggiamento di prudenza. Perché le operazioni immobiliari non basta lanciarle a mezzo stampa. Dopo vanno trovati gli investitori, e alla fine anche concluse. La famiglia ha tastato gli umori dei propri “sponsor” finanziari e ha preferito defilarsi: colossi come Invesco, la compagnia assicurativa AXA e il Fondo Orion, hanno letto le carte, fatto i conti e passato la mano. Troppo rischioso? Pazienza. Avrebbero potuto partecipare lo stesso, almeno a leggere i documenti interni al bando. Non viene data particolare rilevanza alla solidità finanziaria: la valutazione finale per stabilire i vincitori terrà conto al 60% degli obiettivi ambientali (la lotta ai cambiamenti climatici), al 20% dell’offerta economica migliore e al 20% dell’idoneità dei partecipanti in termini di composizione, esperienza e capacità finanziaria.
Reinventing Cities a rischio flop?
Ora rischia di diventare un flop Reinventing Cities. Il Comune di Milano ha fatto sapere che ogni settimana, da maggio a giugno, verrà annunciato uno dei progetti vincitori. Perché oltre all’Ex Macello, ci sono da “reinventare” piazzale Loreto, lo scalo di Lambrate, il nodo Bovisa e le palazzine Liberty.
Il primo annuncio è arrivato per il vincitore del sito di Crescenzago. Con il progetto “Green Between Tessiture urbane”, una nuova “porta” fra il Parco Lambro e via Rizzoli, si è aggiudicata l’area la capofila Redo Sgr: si tratta del semi-monopolista pubblico-privato dell’housing sociale italiano. “Capitolo” su cui il governo Draghi ha appena messo 2,8 miliardi nelle previsioni del Recovery Plan. Sono emanazione di Cassa Depositi e Prestiti, Fondazione Cariplo e quindi, di nuovo, Intesa Sanpaolo.