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Merlata Bloom, il centro commerciale che assedia Milano

Merlata Bloom Milano dove parcheggiare

Perché questo articolo potrebbe interessarti? Il traffico e il caos generato nei quartieri attorno il Merlata Bloom di Milano evidenziano come la città ha bisogno di ripensare al proprio sviluppo urbanistico: al fianco di nuovi grandi opere infatti, servono nuovi servizi. Ma di spazi nel capoluogo ce n’è sempre meno e il mercato non sembra accorgersene. Lo spettro è quello di perdere slancio in futuro: “Molti nella mia situazione – denuncia su TrueNews un impiegato che vive fuori sede a Milano – vogliono andare via e gli uffici iniziano a essere sottodimensionati”.

Gioie e dolori dall’inaugurazione di una nuova importante struttura a Milano. Ha infatti aperto i battenti il Merlata Bloom, considerato il più grande centro commerciale del capoluogo meneghino. L’apertura delle attività all’interno del grande edificio costruito a pochi passi da Cascine Merlata ha attratto da subito migliaia di visitatori. Al tempo stesso però, ha anche attratto polemiche. Sotto accusa, da parte degli abitanti della zona, il caos parcheggi e il caos viabilità. Con tanto di code nell’adiacente autostrada A4 e nelle vie circostanti il centro commerciale.

Il dualismo delle contraddizioni evidenziate dal Merlata, apre una riflessione più ampia e generale sul futuro urbanistico ed edilizio di Milano. La città cresce, l’Expo 2015 ha dato ulteriore input economico all’intera area del capoluogo lombardo e le Olimpiadi del 2026 contribuiranno in questa direzione. Ma di spazi ce n’è sempre meno. E così nuove avveniristiche abitazioni, nuovi uffici e nuovi centri commerciali rischiano di non essere sostenuti da adeguati servizi a supporto.

Una città “assediata” dai progetti

La crescita di Milano e la sua espansione oltre i confini urbani è possibile considerarla “fisiologica”. La città attira investimenti, è il massimo polo italiano finanziario ma è anche sede di alcune delle più prestigiose università ed ha al suo interno un settore di servizi molto radicato e sviluppato. Chiaro dunque che il capoluogo lombardo non può far altro che “avanzare” con nuovi quartieri e nuove infrastrutture.

Negli ultimi due decenni poi, Milano ha cambiato volto. Lentamente il centro cittadino si è organizzato in modo differente rispetto al passato, con aree pedonali e nuovi centri di aggregazione. Attorno, sono cresciuti i grattacieli di City Life e i moderni quartieri di Porta Nuova. L’input verso una rigenerazione di diversi spazi di Milano è partito, dopo le spinte precedenti degli anni ’80 e ’90 trainate dall’implementazione dei nuovi progetti urbanistici, nei primi anni del nuovo secolo.

Uffici, negozi, centri direzionali e centri commerciali hanno fatto la loro comparsa in molte zone limitrofe al centro. Un’altra importante svolta si è avuta con l’Expo del 2015. A quel punto è apparso chiaro che Milano, oltre a dover contenere al proprio interno un flusso sempre maggiore di abitanti, lavoratori e studenti, doveva anche prepararsi ad ospitare grandi eventi. Per l’Expo si è puntato sull’area nord occidentale, con il nuovo spazio fieristico costruito a cavallo tra il comune del capoluogo e Rho.

L’intervento a sua volta ha dato vita a nuovi progetti nell’area settentrionale della città. Il Merlata Bloom aperto nei giorni scorsi, è esso stesso figlio dei lavori di rigenerazione dei quartieri a nord del centro. Si tratta di progetti in cui in buona parte dei casi c’è lo zampino di Euromilano, la quale ha iniziato a investire in quest’area dal 2007. Nell’ultimo decennio sono sorte poi le aree di UpTown, anch’essa a ridosso di Cascina Merlata, e del polo dell’innovazione denominato Mind.

In vista delle olimpiadi invernali del 2006 invece, si sta puntando sulle aree meridionali. È qui che si sta costruendo il villaggio olimpico, con annessi servizi e nuove infrastrutture destinate a rimanere anche dopo i giochi.

Perché a Milano si cercano sempre più spazi

Sia a nord che a sud del centro quindi, i cantieri e i progetti avviati sono parecchi. Sorge però un problema, ben evidenziabile anche semplicemente guardando una cartina: se Milano dovesse espandersi ulteriormente, in quale direzione si punterà? Di spazi ce n’è infatti sempre meno. Il caos nei primi giorni del Merlata Bloom, il quale ha generato gli interventi dell’opposizione di centrodestra contro il sindaco Sala, testimonia come i più importanti progetti devono intervenire in contesti molto delicati e già ben urbanizzati. Lì dove quindi è necessaria un’importante opera di costruzione di ulteriori infrastrutture e di ulteriori interventi di rigenerazione urbana.

La città, in poche parole, non potendo più rubare suolo alla campagna può solo rubare suolo a sé stessa. L’operazione però è tutt’altro che semplice. In primis perché, nell’immediato, gli abitanti dei quartieri che ospitano nuove strutture (sia che si tratti di centri commerciali o di nuovi campus universitari oppure, guardando in prospettiva, al futuro villaggio olimpico) avvertiranno solo disagi. Del resto, quando nella propria zona aumenta il traffico e diminuisce il numero di parcheggi, la percezione è quella di un abbassamento del livello dei servizi e della qualità della vita. In secondo luogo, perché occorrerebbe un costante dialogo tra pubblico e privato che spesso in Italia dà luogo più a difficoltà che a soluzioni.

Il problema potrebbe risolversi guardando alla periferia. Lo ha sottolineato, in una recente intervista su TrueNews ad Andrea Muratore, il presidente di Confcooperative Habitat e del Consorzio Cooperative Lavoratori Alessandro Maggioni: “Occorre puntare – ha dichiarato – su tutte quelle possibilità in grado di esaltare la multipolarità interna all’area metropolitana”.

Il rischio di perdere il proprio slancio

“Lavoro in ente pubblico qui a Milano e posso garantire che spesso siamo sottodimensionati come organico, molti se possono si fanno trasferire al sud o da altre parti”: la testimonianza, raccolta ai microfoni di TrueNews, è di un impiegato siciliano da pochi anni nel capoluogo meneghino. “La vita troppo cara scoraggia tanti come me della classe media – ha proseguito – molti sono preoccupati dal fatto di non poter mettere su famiglia e se hanno moglie e figli altrove, allora vengono qui a Milano da soli”.

Le parole sottolineano un problema che non è certo nuovo. Caro affitti e caro vita oramai stanno incidendo molto sulla qualità della vita in città. E questo fa sorgere non poche domande sul futuro di Milano. Una metropoli in cerca di spazi per la propria crescita, sembra avere un mercato che al momento penalizza larghe fasce di lavoratori. In futuro, potrebbe scoraggiare anche nuovi studenti e altre categorie.

E qui si torna all’episodio raccontato all’inizio: il traffico generato dall’apertura del Merlata Bloom pone importanti interrogativi, sia al mercato che alla politica. Per citare ancora Maggioni, “Politica e mondo imprenditoriale devono confrontarsi e prendere posizione sul tema: Milano vuole inserirsi nel filone nelle città occidentali polarizzate, con le boutique di extralusso a fianco dei poveri nelle tende? Oppure – ha aggiunto – vuole cercare una prospettiva differente che guardi alla sua storia come modello, capace di far coesistere virtuosamente ricca borghesia e ceti popolari assieme?”