Home Economy “La partnership India-Israele aiuta l’Italia”: il nuovo asse tra Europa e Asia

“La partnership India-Israele aiuta l’Italia”: il nuovo asse tra Europa e Asia

“La partnership India-Israele aiuta l’Italia”: il nuovo asse tra Europa e Asia

Dall’inizio della guerra in Medio Oriente, l’India ha fortemente sostenuto la risposta di Israele agli attacchi di Hamas. L’asse Nuova Delhi-Tel Aviv può essere un fattore di cambiamento strutturale delle relazioni internazionali, anche per gli effetti del corridoio economico Imec (India-Middle East-Europe), che interessa anche l’Italia. Ne abbiamo parlato con Vas Shenoy.

Vas Shenoy è Presidente di Sākshi, associazione che lavora per il supporto e l’incremento delle relazioni Italia-India. Fondatore di “Dialogue on Democracy”, studia i rapporti Europa-India. Negli ultimi 24 anni ha lavorato con governi, istituzioni multilaterali e come imprenditore in Europa, Medio Oriente e Africa.
India e Israele dialogano su molti temi, a partire dal contrasto al radicalismo. Da dove nasce questa convergenza?

“Tutto il mondo guarda al Medio Oriente quando si pensa all’Islam. Ma non dimentichiamo che i primi quattro Paesi al mondo per popolazione musulmana sono in un’altra parte dell’Asia. L’Indonesia è prima, India e Pakistan sono al secondo e terzo posto, non è ben stabilito in che ordine, e il Bangladesh è quarto. Di questi quattro Paesi due, Indonesia e India, sono democrazie laiche, negli altri Paesi l’Islam è religione di Stato. L’India ha un problema di terrorismo e insurrezione interna che l’ha portata a sviluppare una partnership con Israele. Le due nazioni furono avvicinate nella risposta al terrorismo ai tempi degli attentati di Bombay. Chiaramente la sicurezza non è l’unico motivo di questa partnership. Israele ha tecnologie e capitali da investire. L’India ha poi Israele sul podio dei massimi fornitori di armi. Difesa, antiterrorismo, partnership per l’agricoltura: sono quindici anni che si sta creando un asse tra Israele e India. Espansa poi anche a temi come l’intelligence. L’attuale governo prende molto seriamente la minaccia del terrorismo e per questo condanna Hamas e sta con Israele”

Ritiene comuni le partite politiche che coinvolgono i vostri due Paesi?

“C’è un’unione globale, molto spesso, delle opposizioni a India e Israele. Chi parla contro Israele al Congresso americano, ad esempio, parla anche contro l’India sul Kashmir. E spesso magari è pure tiepido sulla Cina sul tema degli uiguri. Parliamo di gruppi convergenti che uniscono attivisti pro-Palestina e attivisti pro-Kashmir”.

Come si inserisce l’Italia in questo gioco politico?

“India, Israele e Italia possono collaborare sulla sicurezza, e c’è il tema del corridoio economico India-Medio Oriente-Europa che può legare i tre Paesi in maniera sempre più salda. Pensiamo a un dato fondamentale che può aumentare il valore dell’Italia sul fronte securitario: a Roma ha sede il Vaticano, e quindi la cristianità. Questo aumenta la necessità per l’Italia di alzare l’asticella del controllo sulle possibili minacce alla sicurezza contro i jihadisti. Gli stessi terroristi che vogliono colpire Delhi e massacrare gli ebrei vogliono anche minacciare Roma. Controllare, ad esempio, se tramite i flussi di migranti bengalesi e pakistani, 11% del totale in Italia quest’anno, si possano infiltrare elementi di Paesi ostili come l’Iran o il Pakistan è importante per l’Italia. L’unione delle minacce chiama all’unione delle risposte. In quest’ottica si può creare la sintonia per il corridoio Imec, i cui hub ideali saranno i porti di Mumbai, in India, e Haifa, in Israele. L’India guarda al Mediterraneo per commerci e sviluppo. Pensiamo a quanto possa aiutare questo corridoio per rilanciare scali come Trieste e Bari. La partnership India-Israele aiuta l’Italia nel Mediterraneo allargato, soprattutto guardando all’Africa e ai Paesi in via di sviluppo”.

Come si può completare questa partnership?

“I collegamenti navali tra India e Abu Dhabi, tra l’India e il Golfo e in prospettiva tra il nostro Paese e il Mediterraneo via Stati come Emirati Arabi e Arabia Saudita esistono e sono solidi. I trattati di libero scambio aiutano a aumentare l’efficienza dei rapporti. Il corridoio Imec non è solo un progetto, ma qualcosa che sta prendendo forma. Israele ha già una ferrovia che porta alla Giordania, la Giordania ne ha una che arriva all’Arabia Saudita, quando saranno completati i collegamenti interni a questo Paese avremo una rete di commerci che da Haifa, porto controllato dall’indiano Adani, arriverà via treno e nave fino a Mundra, in India, il cui scalo è del medesimo gruppo. Ora ci vorranno accordi Europa-India perché tra Ue e Paesi del Golfo ci sono già trattati di libero scambio”.

Una partita che riguarda anche l’Italia…

“L’Italia può guidare i commerci con l’Oriente. Lo ha sempre fatto in passato, almeno fino ai tempi di Venezia. Credo che la presidente Giorgia Meloni sappia di questa opportunità e non voglia perderla. Non a caso, Meloni guarda con attenzione all’India. C’è già stata due volte, ha alzato il livello del confronto con un trilaterale India-Giappone-Italia che guarda all’Indo-Pacifico. Ora ci vorranno input concreti per azioni come i partenariati pubblico-privato, lo sviluppo delle infrastrutture, la ricerca di una via italiana per sviluppare una strategia europea all’indo-pacifico. Il Piano Mattei, ad esempio, potrebbe guardare all’India come ulteriore terminale e alleato”.

Insomma, ci aspetta un’epoca strutturale di grandi cambiamenti?

“Il mondo sta sperimentando grandi cambiamenti. E il 2024, che sarà l’anno delle elezioni tra India, Europa e Usa, potrebbe consolidarli. Mi permetto di sottolineare, però, che più che un nuovo bipolarismo vedo piuttosto un risveglio del Sud Globale. Un Sud Globale che è stufo del terrorismo, del radicalismo e dei giochi pericolosi degli estremisti e dei dittatori. E questo può portare a un’alleanza fondata sugli issues, sulle risposte a sfide globali comuni”