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Ecco chi vince la sfida elettorale su Telegram

Ecco chi vince la sfida elettorale su Telegram

L’ultima tendenza dei politici è TikTok. Dopo il boom di Conte, sono sbarcati sul social di origine cinese anche Silvio Berlusconi, Matteo Renzi e il Pd. Ma, oltre ai classici Instagram e Facebook, c’è un’altra piattaforma su cui i candidati stanno puntando gli occhi. E’ l’app di messaggistica Telegram, ben nota per il suo accurato sistema di crittografia. Non a caso, è un bacino di pagine scabrose che propongono contenuti violenti o offensivi nei confronti di donne e minorenni.

I 45mila iscritti al canale della Meloni

Ma il social russo è un ottimo strumento di campagna elettorale. Giorgia Meloni conta 45.3mila iscritti. Il canale non brilla per fantasia: non fa altro che proporre contenuti, interviste e post già usciti su altri social. Ma con il vantaggio che gli iscritti ricevono i contenuti come se fosse il messaggio di un amico in chat.

Il boom di Paragone

A sfondare sulla piattaforma dove imperversano chat complottiste è il profilo di Gianluigi Paragone, leader di Italexit. Conta 105mila iscritti e numerosi post contro i vaccini, sui “reali” dati dei morti per Covid, accuse a Speranza. E poi una serie di messaggi contro la guerra e l’invio delle armi all’Ucraina. A differenza della Meloni, Paragone permette ai seguaci di commentare i post sulla piattaforma. In media, si tratta di un centinaio di risposte per contenuto. La linea politica di Italexit si sposa alla perfezione con i numerosi canali complottisti attivi su Telegram.

Buoni numeri per Salvini, Letta e Berlusconi assenti

“Salvini News” trascina con sè 40mila iscritti e carica post che vanno da grafiche con promesse elettorali, selfie, link a trasmissioni televisive e interviste sulla stampa. Media di 200 like a post, zero possibilità di commentare.Miseri i numeri, anche su Telegram, per il terzo polo: Calenda ha 233 subscribers, se la cava molto meglio Matteo Renzi con più di 5mila iscritti a cui propone le pillole elettorali di 60 secondi.  Enrico Letta e Silvio Berlusconi non pervenuti.