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La danza del governo attorno allo smart working

La danza del governo attorno allo smart working
Tanti avverbi, poche parole chiare. E nessun obbligo. Così c’è chi riesce a lavorare da casa, e chi invece potrebbe lavorare da casa ma non glielo lasciano fare. E lo obbligano a salire su autobus e tram tagliati al 50 per cento della capienza“Fortemente consigliato”, anzi “vivamente”, anzi “caldamente”. Di Dpcm in dpcm il governo continua la danza attorno allo smart working (o telelavoro, come si diceva un tempo) senza però decidere granché. La pratica viene incentivata e decantata ma manca l’azione, la messa in nero su bianco, l’obbligo nei confronti di imprenditori e lavoratori.

Le conseguenze si vedono nel traffico su ruota – alto, nonostante tutto – e sui mezzi pubblici, quest’ultimi decurtati e tagliati prima al 75% e poi al 50%, che rimangono comunque potenziali hotspot virali. I lavoratori si ritrovano quindi in un paradosso: devono andare al lavoro perché il capo lo impone, ma ci sono sempre meno mezzi per farlo perché si dovrebbe stare a casa. È il lavoratore di Schrödinger, che come il gatto della fisica quantistica occupa due stati allo stesso momento: potrebbe lavorare in sede oppure da casa, allo stesso tempo, dipende dall’avverbio usato dal premier Conte nelle sue dirette. Un giorno, però, toccherà decidersi.