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Fs, tutte le spine dell’ad Ferraris

Fs, il ballo delle nomine tra Salvini e Meloni. Ultima fermata per Ferraris?

Perché leggere questo articolo? Luigi Ferraris lancia la corsa per la riconferma a Fs. Ma il manager vede diversi problemi per la riconferma. A partire dalle sfide operative.

Luigi Ferraris presenta i bilanci di Ferrovie dello Stato e prepara la “corsa” alla riconferma? L’ex manager di Terna in sella a Fs dal 2021, anno in cui fu nominato da Mario Draghi, vuole un secondo mandato in Piazza della Croce Rossa. Ma la strada per lui è in salita.

Ferraris presenta i numeri di Fs per preparare il secondo mandato

Ferraris ha presentato i ricavi di Ferrovie dello Stato in aumento dell’8% e l’utile a 100 milioni di euro nella relazione sul bilancio 2023. 8 miliardi di euro il valore degli investimenti programmati da Fs e già messi a terra spendendo soldi del Pnrr .

Sono invece di 50 miliardi gli investimenti che, ha notato Ferraris durante la sua partecipazione al Meeting di Rimini a agosto, Fs avrebbe programmato.

Il manager che sogna di essere il cavallo vincente anche nelle nomine di Giorgia Meloni. Lui ritiene di avere delle chance di riconferma, al contrario della presidente Nicoletta Giadrossi ritenuta distante dall’establishment di centrodestra e destinata a essere sostituita.

Si è parlato per la poltrona di futuro presidente di Piazza della Croce Rossa nientemeno che di Elisabetta Belloni, “zarina” del Dis e dell’intelligence, già sogno del “romanzo Quirinale” del duplex Conte-Salvini nel caldissimo autunno 2022. E se Matteo Salvini allora brigava per scegliere l’uomo del Colle, oggi è la figura più strategica per dialogare con Giorgia Meloni sul futuro di Fs. Non fosse altro che per il pesante portafoglio di Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti che ricopre.

I problemi della gestione di Fs

Ferraris sa di non essere amato da Salvini, e rivendica i risultati ottenuti anche grazie all’operato delle partecipate del gruppo. Ma spesso della sua gestione sono emerse anche le problematiche.

Fs dovrebbe coordinare le attività delle ferrovie su merci, trasporto passeggeri, sviluppo infrastrutturale e coordinamento con la vigilanza autostradale (Anas). Ricordare i risultati positivi è una parte del tutto. Il resto, comunque, non va omesso.

“Il rinnovo del parco ferroviario regionale sconta forti ritardi nell’aggiudicazione degli appalti, per l’insorgere di maggiori costi e caro prezzi di energia e materiali, ritardi nella consegna, oltre a possibili ritardi legati alle procedure”, scriveva a novembre LaVoce.info. C’è poi il nodo di altre opere tagliate dal Pnrr nella riforma chiesta dal governo Meloni per i ritardi nei bandi e nei lavori che avrebbero potuto costare al Paese il “buco” nei progetti al 31 dicembre 2026. “Il taglio più consistente riguarda l’Abruzzo ed è iniziato a giugno con 568 milioni sottratti alla tratta Interporto d’Abruzzo-Chieti-Pescara e altri 277 milioni alle tratte Sulmona-Pratola Peligna e Tagliacozzo-Avezzano”, ricorda Trasporto-Europa. “Il 27 luglio sono spariti i 620 destinati al raddoppio delle tratte Tagliacozzo-Avezzano, Sulmona-Pratola Peligna, Scafa-Manoppello e Manoppello-Interporto d’Abruzzo”.

La necessità di coordinamento

In totale, quindi, “è stato tagliato un miliardo e 465 milioni, su un investimento complessivo per queste opere di 6,3 miliardi” In Toscana, invece, “non ci saranno più nella Legge di Bilancio 2024 i 299 milioni di euro previsti per il collegamento ferroviario tra il l’interporto livornese di Guasticce alla linea ferroviaria Pisa-Vada via Collesalvetti e per cosiddetto bypass di Pisa, ossia la bretella per il collegamento diretto tra queste due linee ferroviarie”.

Fs e Ferraris hanno necessità di coordinare al meglio i progetti Pnrr residui per evitare ulteriori ritardi e ulteriori spinte a tagli di spesa. E a Fs è anche in capo la necessità di coordinare i vari mondi del settore dei trasporti su cui, trasversalmente, il gruppo opera. La corsa in avanti di un manager abilissimo nella governance finanziaria e gestionale delle partecipate è legata anche al fatto che, complice la pressione che sulle infrastrutture emerge dalla presenza di Salvini al ministero, possa negli anni a venire emergere un profilo maggiormente operativo come futuro ad.

Tanti papabili per il dopo-Ferraris

Le linee interne di Fs hanno molte figure di questo tipo. Si parla spesso come nomi molto attenti agli investimenti materiali dell’ex ad di Rete Ferroviaria Italiana, Vera Fiorani, dell’attuale guida di Trenitalia, l’ad Luigi Corradi, e del più operativo dei manager del gruppo, Fabrizio Favara. Favara, già capo delle strategie di Fs, da luglio guida Netinera, l’impresa di trasporto pubblico locale tedesca controllata dal Gruppo Fs. Per tutti e tre la carica ricoperta oggi o in passato, fortemente legata al problem-solving delle strategie concreta del gruppo, è ritenuta essere un ruolo ottimale come “palestra” per il salto a Piazza della Croce Rossa.

Giorgia Meloni, secondo quanto ha sottolineato Dagospia, avrebbe pensato come prima, potenziale alternativa Stefano Donnarumma, già ad di Terna proprio dopo l’uscita di Ferraris. Il quale, oggigiorno, vuol giocarsi una carta: spingere per essere il manager che potrebbe gestire il processo di privatizzazione di parte delle quote del gruppo. Una mossa sostenuta dal Mef e su cui, a tal proposito, si fa notare che è in controtendenza contro la transizione in atto in Europa, ove i governi tendono a presidiare piuttosto che a vendere i loro asset. E contro la volontà di buona parte dei lavoratori oggi radunati nei sindacati istituzionali. Un’altra spina per Ferraris. Che nella sua corsa alla riconferma punta su un gruppo in salute e spinto dal Pnrr. Ma non può trascurare queste problematiche operative e oggettive che nella corsa alle nomine peseranno.