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Caro voli, e adesso che succede?

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Perché questo articolo potrebbe interessarti? Lo spettro di non poter tornare a casa a Natale per via del prezzo alto dei biglietti aerei, sta causando un vero e proprio allarme sociale al sud. Ma cosa c’è dietro il fenomeno del caro voli? Tra polemiche politiche e tentativi di calmierare i prezzi, forse in realtà il livello dei prezzi è figlio solo del mercato. Così come della carenza di infrastrutture. TrueNews ha raccolto le testimonianze di alcuni utenti e di fonti siciliane del Movimento Cinque Stelle. 

La questione non è nuova, ma quest’anno assume significati ancora più dirompenti. Il cosiddetto caro voli, il quale coinvolge soprattutto le regioni del meridione d’Italia, impatta sulle tasche di famiglie già gravemente condizionate da due anni di inflazione. La questione assume poi contorni sociali dal momento che il caro voli sta rendendo molto problematico il rientro a casa, nei giorni delle festività natalizie, di studenti e lavoratori.

C’è chi parla di speculazione e un’inchiesta in tal senso è stata aperta dall’antitrust. C’è chi punta il dito sulla mancanza di iniziative da parte del governo nazionale: “Il decreto omnibus – hanno dichiarato ad esempio fonti siciliane del Movimento Cinque Stelle a TrueNews – è stato un semplice palliativo”. Ma c’è anche chi fa notare, come nell’inchiesta dei giorni scorsi condotta dal Corriere della Sera, che le tariffe in Italia sono tra le più basse in Europa. E che quindi, più semplicemente, il fenomeno potrebbe essere legato a dinamiche del mercato.

Il caro voli avvertito come allarme sociale

Per comprendere al meglio ciò di cui si sta parlando, occorre partire da ciò che c’è di più oggettivo ed obiettivo. Ossia i dati riguardanti i prezzi dei biglietti aerei. Una fotografia del caro volo l’ha tracciata nei giorni scorsi l’associazione Assoutenti. Spostarsi tra Torino e Catania il 23 dicembre (con volo di rientro fissato il 7 gennaio) costerà in media 446 euro, da Torino a Palermo invece 366 euro, da Torino a Cagliari 297 euro. Per compiere, negli stessi giorni prima considerati, il tragitto di andata e ritorno tra Milano e Catania, si potrebbero spendere 372 euro, 399 invece per la tratta dal capoluogo meneghino a Palermo. Si arriva invece a 203 euro per andare dalla capitale a Catania e 242 euro lungo l’asse tra Roma e Palermo.

Secondo Furio Truzzi, presidente di Assoutenti, questi numeri sono allarmanti. “Spostarsi in Italia durante le festività è sempre più un salasso che svuota le tasche dei cittadini – ha spiegato in una nota stampa nei giorni scorsi – Una emergenza che si ripresenta ogni anno e che sembra senza soluzione”.

In Sicilia la polemica divampa da mesi, ma ha assunto toni molto importanti nei giorni scorsi. Quando, in vista delle festività natalizie, molte famiglie hanno intuito di non potersi permettere i biglietti per tornare a casa. Studenti e lavoratori impegnati in Lombardia, in Emilia o nel Veneto, in alcuni casi hanno dovuto rinunciare all’idea di ricongiungersi con i familiari per il periodo di Natale. Chi non ha rinunciato, è andato incontro a un esborso economico pesante considerando il proprio reddito.

Lotteria dell’aereo

Per comprendere fino a che punto in Sicilia l’allarme caro voli è avvertito, basti pensare all’iniziativa lanciata dal comune di Agrigento in collaborazione con una compagnia di autobus. La città dei templi, in particolare, ha messo a disposizione un bus gratuito per i residenti al fine di favorire il rientro nella settimana del Natale. Si tratta di una vera e propria lotteria: “I posti sono pochi – dichiara uno studente agrigentino raggiunto da TrueNews – del resto il comune non poteva fare altro. Se sarò fortunato, potrò sedermi a bordo e rientrare anche al prezzo di un viaggio di molte ore”.

Quella del comune di Agrigento è un’iniziativa al momento isolata, quasi simbolica considerando le tante persone che ambiscono a un posto dentro il bus. Un modo, spiegano fonti del municipio agrigentino, per lanciare un segnale contro il caro voli. Il gesto rende quindi bene l’idea di come la situazione sia molto avvertita.

A Palermo invece, la Regione Siciliana ha predisposto una piattaforma in grado di garantire ai residenti siciliani uno sconto del 25% sui biglietti. Chi vuole aderire all’iniziativa, deve registrare i propri dati all’interno di un sito messo a disposizione dalla Regione e dimostrare di avere diritto al servizio. Lo sconto varrà dal 3 dicembre 2023 al 30 gennaio 2024, ma solo per le compagnie che hanno aderito: “Noi abbiamo fatto la nostra parte – ha commentato il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ai media locali – adesso tocca alle compagnie aggiornare i prezzi”.

M5S: “Ci stiamo rivolgendo all’Europa”

L’iniziativa del governo di Palermo però è stata giudicata un palliativo dal Movimento Cinque Stelle, i cui parlamentari sull’isola sono all’opposizione: “Quello del governo Schifani è un intervento tardivo – dichiarano fonti grilline a TrueNews – che servirà solo a spegnere parzialmente le polemiche. Secondo noi invece il problema è strutturale e va affrontato anche fuori dal periodo natalizio”.

I pentastellati siciliani ricordano ai nostri microfoni che il problema del caro voli si era presentato anche in estate: “L’iniziativa sempre della Regione di far operare in Sicilia un terzo vettore per aumentare l’offerta – dichiarano – si è rivelata anch’essa un palliativo”. Ma il dito del M5S locale è puntato anche contro il governo nazionale: “Il 7 agosto, spinti dalle polemiche – affermano sempre a TrueNews i grillini – è stato varato il decreto omnibus, quello per intenderci contro l’uso degli algoritmi da parte delle compagnie aeree, è cambiato qualcosa?”.

Il Movimento si è rivolto, tramite due eurodeputati, direttamente a Bruxelles: “Lì forse capiranno che sul caro voli occorre agire in modo strutturale”. Gli eurodeputati in questione sono Laura Ferrara e Mario Furore, i quali hanno presentato un’interrogazione alla commissione europea. Nel documento, in particolare, si fa riferimento a un’indagine avviata dalla commissaria Valean e alla possibilità di intervenire sul caro voli grazie a una maggiore flessibilità sugli aiuti di Stato: “Riconoscendo maggiore flessibilità in materia di aiuti di Stato e di obblighi di servizio pubblico – si legge nell’interrogazione – l’Unione europea può difendere concretamente il diritto alla mobilità dei residenti delle regioni insulari così da eliminare questa clamorosa e odiosa ingiustizia”.

Una questione di infrastrutture

Il richiamo all’insularità apre le porte a quello che potrebbe essere il vero nodo della questione: ossia la mancanza di adeguate infrastrutture. Se per la Sardegna il discorso legato all’insularità è estremamente legato alla geografia, diversa è la situazione per la Sicilia (separata da appena 3 km dal continente) e per il sud Italia. Qui, più che alla condizione geografica, occorrerebbe guardare alle condizioni delle opere stradali e ferroviarie.

Il fatto ad esempio che per raggiungere in treno la Sicilia da Roma occorrano più di dieci ore, pone il vettore aereo come unica credibile alternativa per viaggiare velocemente verso l’isola. Stesso discorso può essere fatto per gli itinerari tra Milano e il meridione: oggi, con la necessità di spostarsi rapidamente da o verso il luogo di studio o lavoro, è impensabile affrontare venti ore di viaggio in treno o in bus. Dunque, senza valide alternative, ci si rivolge al vettore aereo. E di posti disponibili a bordo dei velivoli ce ne sono sempre meno.

L’impennata dei prezzi quindi potrebbe derivare soprattutto dal mix relativo a fattori di mercato e carenza di infrastrutture. Lo ha sottolineato in estate anche Paolo Rubino, esperto di trasporti ed ex manager Alitalia, in un articolo su Startmag: “La lunga fase delle tariffe basse – si legge nel suo editoriale – durata oltre trent’anni nei voli interni europei, è sostanzialmente terminata”. Un ciclo chiuso a livello internazionale e quindi terminato anche in Italia.

Lo studio che confronta il caro voli in Europa

Il caro voli è cioè figlio dell’attuale contingenza di mercato, a cui occorre aggiungere la pressione sullo stesso mercato esercitata dal costante aumento della domanda. Lo Stato, in poche parole, più che a calmierare i prezzi dovrebbe pensare a investire in nuove infrastrutture capaci di aumentare la concorrenza tra i vari vettori di trasporto. Del resto, contrariamente a quanto si possa pensare, le tariffe aeree italiane sono attualmente tra le più basse a livello europeo. Secondo uno studio del Corriere della Sera, se da noi un volo nazionale di sola andata ha una tariffa media di 62 euro, in Francia invece costa 95 euro e in Germania 92 euro.