Perché questo articolo potrebbe interessarti? Ryanair ha minacciato di ridimensionare i propri investimenti in Italia se l’esecutivo non dovesse fare marcia indietro sul decreto relativo al caro voli. Sostituire molti voli nazionali operati dal vettore irlandese sarebbe, almeno nel breve termine, impossibile.
L’elevato prezzo dei biglietti aerei è da alcune settimane al centro del dibattito politico. Si tratta del resto di un tema molto sentito soprattutto dai cittadini e, in special modo, da quelli che viaggiano da aree più periferiche. Sicilia e Sardegna in primis. Dopo il Covid, sono di fatto spariti i prezzi un tempo definiti “low cost”. E per viaggiare all’interno del nostro Paese, molte famiglie devono mettere in conto veri e propri investimenti.
Il governo è intervenuto nello scorso mese di agosto con il cosiddetto “decreto omnibus”. Al suo interno è contenuto un pacchetto di provvedimenti volti a calmierare i prezzi ed evitare le recenti impennate delle tariffe. Il decreto, nella parte relativa al caro voli, ha messo nel mirino soprattutto l’algoritmo usato da molte compagnie aeree per determinare i prezzi. In particolare, nei momento di picco di domanda per i collegamenti con le isole, le nuove norme hanno previsto misure per evitare una repentina risalita del costo finale dei biglietti.
Ma contro il provvedimento si è mosso nei giorni successivi il Ceo di Ryanair, Michael O’Leary. Quest’ultimo, anche nelle ultime ore non si è risparmiato nelle critiche al provvedimento definito “stupido”. Da qui le esplicite minacce rivolte all’esecutivo: se la norma non verrà ritirata, la sua compagnia è pronta a tagliare voli e servizi e a ridimensionare l’offerta nel nostro Paese.
La presenza di Ryanair in Italia
Il peso delle parole di O’Leary non è certo secondario. La sua non è una compagnia qualsiasi nel mercato italiano ma, al contrario, è il principale vettore usato per spostarsi nella penisola. L’ingresso di Ryanair nel nostro Paese risale ai primi anni dell’esplosione del fenomeno dei voli low cost. Fino a quel momento viaggiare in aereo era considerato quasi un lusso. Poi all’inizio del nuovo secolo, in tutta Europa il mercato è drasticamente cambiato.
Ryanair deve la sua fama a livello internazionale proprio grazie al fatto di aver incarnato questo cambiamento. Prezzi bassi, alla portata di molti, con introiti importanti ricavati nell’intero mercato del Vecchio Continente, è sempre stata questa la filosofia della compagnia. L’arrivo in Italia del vettore irlandese ha coinciso con un’autentica rivoluzione nella concezione stessa del viaggio aereo. Volare è diventato più semplice, in migliaia improvvisamente hanno potuto avere la possibilità di spostarsi.
Le regioni più svantaggiate da un punto di vista infrastrutturale sono quelle in cui Ryanair in questi anni ha inciso di più. Spostarsi dalla Sicilia, dalla Sardegna, dalla Calabria o dalla Puglia verso il nord o verso destinazioni straniere è diventato più facile. Anche se non ha mandato in archivio gli altri vettori, a partire da quello ferroviario con i treni intercity provenienti dal sud Italia ancora molto utilizzati, i voli low cost hanno senza dubbio migliorato la capacità di spostamento di milioni di cittadini.
Così come, allo stesso tempo, hanno permesso di raggiungere più facilmente molte località turistiche del sud Italia prima più isolate. Lo sviluppo turistico degli ultimi anni riscontrato in Sicilia e Sardegna, ad esempio, si deve anche all’incremento dell’offerta dei voli low cost soprattutto nel periodo estivo.
L’importanza di Ryanair è riscontrabile nei numeri. Al 2014 risale il primo storico “sorpasso” compiuto dalla compagnia irlandese a danno di Alitalia. Per la prima volta, l’allora compagnia di bandiera ha perso il suo primato nei voli domestici. Oggi il vettore guidato da O’Leary guida in modo perentorio la classifica del numero di passeggeri trasportati in Italia. Secondo l’Enac, nel 2022 Ryanair ha trasportato oltre 45 milioni di utenti. Wizzair, la compagnia ungherese seconda in questa speciale classifica, è ferma a 11 milioni. Ita, la nuova compagnia di bandiera, è solo quarta con poco più di 10 milioni di passeggeri.
L’importanza della compagnia nei collegamenti nazionali
“Qui a Trapani in due occasioni ci siamo veramente preoccupati: nel 2011, quando l’aeroporto è stato usato come base per le operazioni militari in Libia, e negli anni in cui Ryanair ha ridimensionato il suo impegno”: a parlare è il titolare di un’agenzia di viaggi della città siciliana. Trapani, dopo la Coppa America di vela ospitata nel 2005, ha avuto un importante incremento turistico. Ma la vera svolta si è avuta con l’apertura dello scalo di Birgi Novo anche ai voli civili.
Gran parte delle destinazioni da e per Trapani sono coperte da Ryanair. Di fatto dall’azienda irlandese dipendono la quasi totalità dei voli organizzati a Birgi. Andando a guardare la tabella dei voli in partenza di un normale martedì di settembre, su 20 voli previsti ben 18 sono di Ryanair. Circostanza che non vale solo per Trapani, ma per tanti altri scali del sud Italia. Come Comiso e Alghero, ad esempio. A Lamezia Terme, principale aeroporto della Calabria, c’è un’offerta più variegata ma anche qui nei tabelloni di arrivi e partenze il logo dell’azienda irlandese è quello predominante.
Ecco quindi perché le parole del Ceo di Ryanair non possono avere effetti politici secondari. La minaccia di tagliare molti voli, rischia concretamente di isolare interi territori. Non è un caso se O’Leary ha parlato di un primo taglio da attuare proprio in Sardegna e in Sicilia. Il 10% dei voli, in particolare, li destinerebbe verso l’estero se il governo non dovesse fare marcia indietro sul decreto. Molti cittadini resterebbero letteralmente a piedi. Per loro la prospettiva non è soltanto quella di pagare di più, ma di non trovare nemmeno biglietti e posti disponibili.
L’impossibilità di coprire i vuoti di Ryanair nei voli domestici
L’esecutivo può permettersi di ritenere quello di O’Leary un bluff? Può quindi rischiare di perdere anche “solo” il 10% dell’offerta di Ryaniar? Una risposta positiva a queste domande potrebbe arrivare solo nella condizione in cui fosse possibile, o nell’ambito del mercato oppure con un intervento statale, colmare i vuoti eventualmente lasciati dalla compagnia irlandese.
Sul primo fronte, attualmente la quota di mercato di Ryanair è fin troppo alta per essere coperta da altre aziende. Difficilmente cioè, nel giro di pochi mesi, un nuovo vettore sarebbe in grado di subentrare nelle varie rotte nazionali lasciate dagli irlandesi. Sull’altro versante invece, la via dell’intervento statale appare inapplicabile. Ita è ancora troppo debole per poter pensare seriamente di subentrare a Ryanair. Il governo potrebbe intervenire con il proprio appoggio, ma si rischierebbe seriamente di scivolare all’interno dell’orbita degli aiuti di Stato, vietati e non permessi dall’Europa.
Non solo, ma l’attuale linea dell’esecutivo sul futuro di Ita sembra a priori aver precluso un percorso del genere. La strada prevista è quella di una privatizzazione, con i tedeschi di Lufthansa pronti a diventare azionisti di maggioranza. Paolo Rubino, ex responsabile marketing di Alitalia e tra i principali esperti di mercato aereo nel nostro Paese, su Starmag è stato perentorio: “Questo governo ha rinunciato consapevolmente ad avere uno strumento industriale nazionale cui ordinare di servire destinazioni domestiche sfavorite dalla geografia – si legge – o immature per sviluppo economico e di farlo a prezzi calmierati facendosi carico delle eventuali perdite”.
Le regioni più penalizzate da un eventuale addio di Ryanair
La risposta alle domande precedenti è quindi categorica: sostituire Ryanair, almeno nel breve termine, è impossibile. E l’azienda irlandese ha quindi il coltello dalla parte del manico. In caso di braccio di ferro prolungato, i rischi per il governo non sono certo banali. Molte rotte dirette verso il sud Italia verrebbero tagliate, decretando un ulteriore isolamento da parte di intere regioni. È proprio il mezzogiorno la vittima principale di un eventuale duello tra l’azienda irlandese e l’attuale maggioranza.
Se al nord esistono delle alternative agli aerei, come i treni ad alta velocità e collegamenti autostradali con elevati standard di qualità, al sud invece gli aerei low cost spesso sono l’unico modo per raggiungere agevolmente le grandi città italiane. E per dare linfa al mercato turistico, uno dei pochi che nell’ultimo decennio ha fatto registrare segnali positivi di ripresa.