Home Politics Abusi e altri orrori. A Torino è caos nelle residenze universitarie

Abusi e altri orrori. A Torino è caos nelle residenze universitarie

Abusi e altri orrori. A Torino è caos nelle residenze universitarie

Perchè potrebbe interessarti? Abusi e altri orrori rendono insicura la vita di studentesse e studenti nelle residenze universitarie torinesi. Ecco alcune testimonianze.

La storia della studentessa di 23 anni, aggredita e violentata dentro il campus universitario di Torino,”Paolo Borsellino”, non è purtroppo un caso isolato. Seppur in misuras minore, molestie, stalking e episodi controversi sembrano ripetersi anche nelle altre strutture dove risiedono gli studenti che scelgono l’esperienza nel capoluogo piemontese. Edifici gestiti da Edisu, ente regionale per il diritto allo studio del Piemonte, che – contattato in merito da true-news.it – non ha ancora offerto spiegazioni.

Di certo, a leggere un paio di testimonianze che alcune ragazze stanno raccogliendo tramite un form anonimo, sembra non regnare un clima sereno nellel varie strutture. Da cui arrivano episodi orrendi.

Abusi, la storia di Flaminia: “Un dipendente ha simulato un atto sessuale con me”

Come quello che racconta a True-News.it Flaminia (nome di fantasia): “Ho vissuto in una delle residenze Edisu per quattro anni. Ho partecipato alla festa finale di fine anno. Ho bevuto, non lo nego. A fine serata stavo parlando con alcuni amici: attorno a noi c’erano membri della reception e un dipendente interno. Che, a un certo punto, – già noto per le sue battute a sfondo sessuale nei confronti delle ragazze – mi prende dai fianchi. Mi blocca. E inizia a simulare un atto sessuale. Io non sono riuscita a reagire”.
Flaminia, il giorno successivo, racconta l’episodio a un’amica. Che le rinfresca la memoria: “Se ricordi -le dice – ti ho tolto questa persona di dosso perché stava facendo cose non piacevoli”. Per molto tempo Flaminia è stata indecisa sul proseguire con una denuncia. La voce, però, è circolata. Una dipendente ne è venuta a conoscenza ma ha minimizzato: “Flaminia era ubriaca, quindi doveva aspettarselo”. Un commento assolutamente fuori luogo.
Dopo questo accaduto – racconta la ragazza – “il dipendente è sparito dalla residenza per una settimana. Alle ragazze è stato riferito che l’uomo si sentisse scosso dall’accaduto”. Di certo, Flaminia continua a convivere con questo ricordo negativo.

Abusi ma non solo. Dal questionario emergono altre storie agghiaccianti.

“Nell’anno 2020/21 una mia amica – racconta Giulia (nome di fantasia) – è stata molestata fisicamente in una stanza di una residenza da un ragazzo con evidenti problemi mentali che sono stati sottovalutati dai responsabili della residenza, soprattutto dopo le varie segnalazioni che il soggetto aveva ricevuto precedentemente da parte di altre persone. Quel giorno la mia amica ha avuto la fortuna di essere riuscita ad opporre resistenza fisica anche grazie ad alcuni che ragazzi passavano di lì in quel momento e l’hanno soccorsa. Quel giorno è stata chiamata l’ambulanza e gli operatori hanno offerto soccorso solo al ragazzo (che aveva evidentemente perso il controllo, si parlava persino di TSO), mentre alla mia amica, non solo nessuno le ha chiesto come stesse, ma hanno persino fatto in modo che non denunciasse l’accaduto (puntando sull’instabilità mentale del soggetto che per poco non la violentava)”.

Tra lo staff, sembrerebbe serpeggiare un clima di lassismo e omertà

Sembra esserci un sistema che tenta di coprire, nascondere episodi del genere mentre molte vittime hanno paura a denunciare. Fuori dalla residenza Giulia di Barolo, nelle centralissima via Verdi, che sfocia in Piazza Vittorio, altre ragazze riportano di un “ bar in cui si riuniscono dei gruppi di ragazzi che, soprattutto durante la sera, sono incuriositi da chi entra in residenza e cercano di interagire con episodi di catcalling”.
Non solo. In molti denunciano furti nelle camere, mancanza di controlli quantomeno per evitare ruberie o ingressi indesiderati nei locali della residenza. “Eppure – è il coro unanime degli studenti – i responsabili sono molto ligi nell’evitare l’ingresso in stanza di parenti o fidanzati. Insomma, gli affetti più stretti sono sottoposti a procedure e lungaggini burocratiche. Ma, tra lo staff, sembrerebbe serpeggiare un clima di lassismo e omertà. E cosi le studentesse, in particolare, non si sentono sicure.