Una ragazza che sembra svanire nel nulla, le voci che corrono come una slavina tra i vicoli e le piazze di paese, la macchina investigativa che si mette in moto con una rapidità che non lascia scampo. Potrebbe sembrare la trama perfetta per una fiction di successo, e invece è cronaca nerissima di questi giorni nel Salento, dove la vicenda di Tatiana Tramacere – la ventisettenne di Nardò scomparsa improvvisamente il 24 novembre e ritrovata viva dopo undici giorni nella mansarda di un amico – tiene banco tra fatti e sospetti, isterie collettive ed errori di percezione.
Sparizione e ritrovamento: una cronaca convulsa
Andiamo con ordine. Lunedì 24 novembre, Tatiana Tramacere fa perdere le sue tracce nella sua città, Nardò, lasciando familiari e amici in balia dell’angoscia. Le ricerche dei carabinieri e il clamore mediatico crescono a dismisura, tanto che della scomparsa si interessa anche il programma “Chi l’ha visto?” Ma la ragazza, per quasi due settimane, pare letteralmente smaterializzata.
Nel frattempo, gli inquirenti battono la pista dell’ultima persona a vederla: Dragos Ioan Gheormescu, trentenne di origini rumene. Si setacciano telefonini e chat, si vaglia ogni indizio, mentre la tensione sale a colpi di ipotesi inquietanti. C’è chi ipotizza un rapimento, chi insinua perfino omicidi o istigazioni al suicidio. Una tipica guerra di informazioni, dove, come dice un carabiniere di Nardò, «la paura del mostro unisce più di ogni altra cosa». Non mancano i tentativi di giustizia fai-da-te: «Il rischio di un linciaggio, o meglio di un tentativo di linciaggio non era poi così campata in aria», racconta ancora l’investigatore locale.
L’esplosione della fake news e la corsa al colpevole
Quando qualcuno, chissà chi e chissà perché, fa circolare la voce che il corpo senza vita di Tatiana sia stato trovato in un campo, il panico dilaga. In molti si presentano sotto casa di Dragos Gheormescu, spinti dalla fame di giustizia sommaria. Ma la verità è ben diversa: in quel campo non c’è ombra di cadavere. Tatiana è viva, nascosta nello stanzino accanto alla mansarda dell’amico.
A ricostruire i fatti è proprio Dragos Gheormescu: «È stata lei a organizzare tutto e a chiedermi di aiutarla perché diceva che ero l’unico di cui si fidava. Mi ha detto che era giù di morale e voleva isolarsi dal mondo per un po’, ancora qualche giorno e poi sarebbe tornata a casa». Gli fa eco la stessa Tatiana, che ai carabinieri pare confermare questa versione.
L’indagine e il nodo della volontarietà
Ed ecco il nodo cruciale: Tatiana è stata costretta o si è allontanata di sua volontà? Sul punto il comandante dei carabinieri appare cauto: «Tatiana è viva e sta bene. Si trova in condizioni apparentemente buone. Ora lasciateci lavorare per capire se vi sia stato uno stato di costrizione o una sua scelta volontaria».
I dati emersi dalle prime visite mediche parlano chiaro: «Sui di lei – riporta una fonte ospedaliera – non hanno trovato alcun segno di costrizione». I carabinieri, pur mantenendo aperte tutte le ipotesi, «sembrano propensi a credere ai due: allontanamento volontario». Ma si vedrà: solo la prosecuzione delle indagini potrà sciogliere ogni dubbio sulla posizione di Gheormescu, indagato formalmente, al momento, per istigazione al suicidio.
Le implicazioni penali: la parola all’esperto
Ma c’è anche un altro aspetto da chiarire. Tatiana rischia incriminazioni? Stando al professor Pierpaolo Dell’Anno, ordinario di Procedura penale, «se ha scelto liberamente di rendersi irreperibile non rischia alcuna conseguenza penale». Piuttosto, spiega il penalista, «la condotta di procurato allarme sanziona chiunque annunci disastri, infortuni o pericoli inesistenti suscitando allarmi, trattandosi di una fattispecie che postula anche dal punto di vista letterale inequivocabilmente una condotta attiva. Condotta che nel caso di specie sembra assolutamente inconfigurabile, non risultando allo stato alcun tipo di annuncio». Anche la simulazione di reato, ossia creare indizi falsi per far credere a un crimine, viene ritenuta ancora meno configurabile: «Difetta, per quanto a mia conoscenza, qualsivoglia forma di comunicazione all’Autorità Giudiziaria da parte della ragazza».
Ma attenzione, perché una postilla resta in piedi: «Ove risultasse invece che Gheormescu abbia reso false dichiarazioni alla polizia giudiziaria su istigazione di Tatiana Tramacere, anche quest’ultima ne risponderebbe in concorso». Nell’immobilismo di chi attende risposte, arriva il commento rassicurante del fratello della giovane: «Quando vorrà ci racconterà», mentre Dragos sottolinea: «Tra di noi affetto, non l’ho obbligata a rimanere».
